3. Maybe you're right, maybe this is all that I can be

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Avrei desiderato porre fine agli inganni che stritolavano le mie giornate fino a ridurle in infiniti riflessi taglienti appartenenti a diverse facce della stessa verità, ma avrebbe voluto dire perdere tutto. E se ero pronto a perdere me stesso, non sarei mai riuscito a lasciar andare lei.



La notte lenta tardava a dissolversi tra i milioni di puntini luminosi che ricamavano il cielo, e l'alba sembrava non voler mai arrivare, per evitare di illuminare quel vicolo che meritava solo di rimanere tra la nebbia gelida che inghiottiva il b...

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La notte lenta tardava a dissolversi tra i milioni di puntini luminosi che ricamavano il cielo, e l'alba sembrava non voler mai arrivare, per evitare di illuminare quel vicolo che meritava solo di rimanere tra la nebbia gelida che inghiottiva il buio tra cui fluttuavano i nostri corpi.

Il ghiaccio che ricopriva l'asfalto rovinato sembrava essermi risalito addosso ed aver cristallizzato il sangue nelle mie arterie, immobilizzandomi per qualche istante contro i mattoni sporchi contro cui rimbombava il battito forsennato di quel muscolo che spesso non ricordavo di possedere e che aveva smesso di tenermi in vita da ormai troppo tempo.

Racimolai un coraggio che mi scorreva liquido tra le vene, e lentamente mi voltai, la paura di ciò che avrei visto a tenermi in piedi e prosciugarmi la saliva dalla bocca.

Mi fu difficile mettere bene a fuoco quello che mi trovai davanti, e probabilmente le mie stesse pupille lottarono per proteggermi da chiunque fosse stato così sconsiderato da interromperci.

Poi lo vidi.

E realizzai che forse, il vero inferno, non l'avevo mai veramente vissuto.

Gli occhi glaciali mi accarezzarono lo sguardo per una frazione di secondo, lasciandomi addosso nient'altro che una scia di brividi ad incresparmi la pelle lattea su cui si riflettevano le ombre puntinate di costellazioni intere.

Era vestito di solo un paio di pantaloni scuri eleganti e una camicia chiara, che gli stringeva le braccia ed evidenziava i muscoli scolpiti fino alle spalle che spiccavano oltre il tessuto leggero, lasciato sbottonato sul petto possente che si intravedeva sotto alla stoffa aderente.

Era alto, diversi centimetri più di Sallow e molto più di me, nonostante i tacchi vertiginosi su cui iniziavo a sentirmi barcollare.

I capelli chiari venivano spettinati dal vento gelido che ci avvolgeva e si schiantava contro le nostre figure senza alcuna pietà, mentre l'accenno di barba che gli accarezzava il viso gli dava un'aria piacevolmente trasandata.

Lo guardai, sperando non se ne accorgesse, e mi sembrò quel freddo che mi stava divorando fin dentro le ossa non gli si avvicinasse nemmeno, intimorito da quel corpo massiccio che spiccava tra le ombre evitandolo in tutti i modi, senza lontanamente tentare di avvolgerlo ma scivolandogli sommesso attorno senza sfiorarlo nemmeno con il proprio soffio, come se sapesse già avrebbe finito per essere annientato dalla brutalità di quei muscoli che avrebbero potuto rovesciare il mondo in un solo gesto.

«Levati dal cazzo, trovatene un'altra» lo scacciò Sallow dandomi le spalle, «Lei è già mia.»

La bile mi risalì l'esofago, il respiro mi si mozzò e poi riprese ad un ritmo per niente compatibile con la vita.

𝚩𝐋𝚨𝐂𝚱𝐎𝐔𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora