«Adesso sei mia, piccola fenice. E non potrai mai dimenticarlo. Hai il mio cuore inciso nella carne, e non puoi più scappare da nessuna parte. Ti ritroverò ovunque seguendo il profumo della tua pelle scottata, e quando ti divorerò tu non potrai fare...
Se ognuno di noi assimilasse tutto il dolore di una vita intera in un solo attimo, non rimarrebbe che cenere nel mare.
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Il sole cominciava a spuntare all'orizzonte illuminando dolcemente il cielo ed io e Jack eravamo già per strada da un pezzo.
Jack aveva acceso il riscaldamento al massimo dopo che gli avevo confessato di avere decisamente freddo, e adesso la temperatura all'interno dell'abitacolo era comparabile a quella equatoriale.
Mi tolsi il cappotto e lo lanciai sui sedili posteriori insieme alla mia borsetta e mi sistemai meglio al mio posto, crogiolandomi nel piacevole tepore che penetrava dalla pelle dei sedili riscaldati.
«Merda, devo fermarmi ad un distributore» sbuffò Jack osservando la freccetta indicante quasi la "E" del serbatoio.
«Dovrebbe essercene uno tra qualche chilometro, ho visto prima il cartello» lo informai con voce assonnata.
Trascorsi un paio di chilometri, cominciò ad intravedersi a bordo strada l'uscita per il distributore, che Jack imboccò scalando la marcia.
Una volta posizionato di fianco alle pompe, spense il motore e scese dall'auto per fare rifornimento.
Rimasi sola nell'abitacolo che si stava lentamente raffreddando, uniformandosi alla temperatura esterna, quando il silenzio venne interrotto dal brontolio della mia pancia. Era ormai mattina ed io avevo in corpo solo quella fetta di torta dalla mattina precedente, perciò era plausibile avessi una gran fame.
Mi girai e afferrai la mia borsetta, estrassi dal portafogli una banconota da venti dollari e scesi dalla macchina.
«Vado un attimo al negozio a comprare qualcosa per colazione, cosa ti prendo?» domandai a Jack, che nel frattempo aveva inserito la pompa nel serbatoio e aspettava la benzina lo riempisse.
Aveva addosso la camicia abbottonata per metà e rinfilata nei pantaloni a casaccio e la giacca aperta e stropicciata. Il suo cappotto giaceva in macchina sotto al mio.
«Prendi quello che vuoi, mi va bene tutto purché ci abbini un caffè doppio» sbadigliò in risposta.
«Ricevuto!» Feci una breve corsa fino al negozio della stazione di servizio per cercare di prendere meno freddo possibile, ed entrai. Mi fiondai nel reparto caffetteria ed ordinai subito un caffè doppio per Jack e un cappuccino per me, mentre guardavo i dolci esposti per scegliere con cosa avremmo fatto colazione.
Stavo guardando delle ciambelle ricoperte di glassa quando una voce alle mie spalle mi paralizzò.
«Belle, sei proprio tu?»
Mi congelai sul posto. Era la voce di un uomo adulto, e mi aveva appena chiamata con il nome che usavo al locale. Mi voltai lentamente e mi ritrovai davanti un signore sulla sessantina, con i capelli brizzolati e diverse rughe in viso. Era vestito in modo elegante e portava una fede all'anulare sinistro.