13. Bite me

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Ti sento in ogni soffio di vento, in ogni raggio di sole, in ogni canto degli uccellini, in ogni nuvola, in ogni goccia di pioggia, in ogni temporale, in ogni fruscio delle foglie, in ogni fiore che sboccia, in ogni bolla di sapone che galleggia nell'aria, in ogni sassolino scalciato, in ogni risata spensierata, in ogni lacrima salata, e in ogni semplice sorriso . Mi chiedo se tu possa sentire me, così distante come sei.



Un dolore martellante mi premeva sulle tempie dandomi l'impressione di schiacciarmi il cranio, gli occhi mi bruciavano nonostante li strizzassi per alleviare il fastidio e l'amaro che sentivo in bocca e che mi bloccava la salivazione mi faceva ven...

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Un dolore martellante mi premeva sulle tempie dandomi l'impressione di schiacciarmi il cranio, gli occhi mi bruciavano nonostante li strizzassi per alleviare il fastidio e l'amaro che sentivo in bocca e che mi bloccava la salivazione mi faceva venire voglia di vomitare per liberarmene.

Quando aprii gli occhi mi dovetti abituare alla luce del giorno che mi colpiva passando attraverso l'enorme vetrata alla mia destra.
Feci sfarfallare le ciglia un paio di volte prima di smettere di vedere tutto bianco ed iniziare a scorgere i bordi di ciò che mi circondava.
Allungai un braccio alla mia sinistra, ricordandomi di essermi addormentata addosso a Nate la sera prima, ma di fianco a me non c'era nessuno.

Passai la mano sulle lenzuola fredde e morbide, realizzando lentamente di essere sola da diverse ore.
Mi stiracchiai a pancia in su, portandomi le braccia sopra alla testa e osservando la città illuminata dal sole che si rifletteva sui grattacieli vicini.
Prima di alzarmi rimasi accoccolata sotto le coperte per qualche minuto e mi spostai nel lato del letto in cui aveva dormito Nate, annusando il suo cuscino e nutrendomi fino alla nausea del suo profumo. Ci sentivo un lieve odore di fumo di sigaretta in sottofondo ma non lo avevo mai visto fumare, anche se riflettendoci non lo conoscevo da poi così tanto tempo.
Poggiai i piedi sul legno tiepido, e continuando a stiracchiarmi con le braccia per aria mi diressi dall'altra parte della casa per scoprire che fine avesse fatto l'uomo con cui avevo passato la notte.

Lo trovai seduto al tavolo da pranzo, con il capo chino su decine di fogli sparsi su tutto il ripiano.
Si reggeva la testa con una mano poggiata sulla fronte e studiava quei documenti con interesse, gli occhi stanchi illuminati da una punta di curiosità.
Non si era nemmeno rivestito, aveva addosso solo i pantaloni della tuta e il busto era lasciato scoperto.
Rimasi a fissarlo per qualche istante, realizzando quanto fossi stata fortunata ad incontrarlo in un momento terribile come quello.
Mi avvicinai poi lentamente fino ad arrivargli di fianco, gli strinsi la pelle nuda delle spalle con le mani e poi gli carezzai il collo.

«Buongiorno» sbadigliai.

Nate lasciò cadere la stilografica che aveva in mano e si voltò a guardarmi.

«Buongiorno» sorrise alzandosi dalla sedia «Non ti ho neanche sentita arrivare»

«Sono molto silenziosa» risposi arricciando le labbra in un timido sorriso.

«Non sempre.» Mi si parò davanti afferrandomi per i fianchi ed io gli allacciai le braccia al collo, salii sulla punta dei piedi scalzi e gli lasciai un bacio a fior di labbra.

𝚩𝐋𝚨𝐂𝚱𝐎𝐔𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora