Kpokyc 2 (Croco)

Capitolo 12

ALEKSEJ

Non credevo nell'amore e non credevo che una persona potesse mancarti tanto come l'aria che respiri.

In questi mesi lontano da Kyla molto spesso mi sono chiesto se lei percepisse il mio stesso malessere nel starmi lontana.
Il mio non è solo un dolore del cuore, ma un malessere fisico più che emotivo.
Mi sembra assurdo detto da uno come me, ma la lontananza di una donna mi sta letteralmente uccidendo l'esistenza.
Anche se vivo di uno scopo, non faccio altro che sentirmi un involucro vuoto, un essere insignificante, un individuo che vive giusto perché Dio gli offre la vita.

Non pensavo che l'amore potesse spegnerti il cuore, toglierti la fame, la sete e il sonno che lontano da Kyla è divenuto il mio peggior nemico.
Ripenso ai giorni passati, a come tutto è iniziato e a come il suo amore mi ha cambiato.
Sono disteso sul letto, nella casa della donna al quale ho salvato la vita, e non avrei mai immaginato di stringere un legame con alcune donne che venivano sfruttate da Feliks Plotnikov, e soprattutto non avrei mai immaginato che mi sarei innamorato di una di loro.

Pensavo che la mia vita sarebbe stata per sempre legata alla fratellanza, e invece ora mi ritrovo legato a una donna che nonostante mi sia lontana ha intrappolato il mio cuore nel suo.
Ho vissuto tutta la vita vincolato a un patto fatto con il sangue, e non avrei mai pensato di poter tradire quelli che sarebbero dovuti essere per tutta la vita la mia famiglia.
Ma la verità è che non conoscevo il vero significato di questa parola prima d'incontrare Kyla, lei mi ha insegnato cos'è veramente la famiglia.

Mio padre mi ha imposto i suoi valori di vita, valori che oggi ho capito non contano un emerito cazzo. Perché ciò che conta non è il denaro, la fama, il potere o il terrore che riesci a incutere alle persone, ma ciò che veramente conta è quell'organo che ti batte nel petto.
Ciò che conta veramente è stringere tra le braccia la donna che ami, guardare tuo fratello negli occhi e sapere che qualsiasi ostacolo la vita ti ponga sarete sempre presenti l'uno per l'altro.

Ciò che veramente conta sono gli amici, quelli veri, quelli che rischierebbero la vita per te no perché ti chiami Aleksej Sokolov e puoi offrirgli soldi e potere, ma quelli che ti aiuteranno sempre solo perché sei Alek, un uomo che rispettano e al quale hanno importato a voler bene.
E lo ammetto, ho imparato anch'io a voler bene a loro, e oggi posso reputare Maksim, Isaak, Akim, Yan, Bethel e Tasha la mia famiglia, quella vera, quella sincera, quella con il quale non ho stretto nessun patto di sangue ma solo un patto fatto con il cuore.

Le ombre giocano sotto al soffitto e le iridi restano fisse a guardare i riflessi di luce che si rincorrono, stanotte l'aria è particolarmente calda e nonostante la finestra sia spalancata e non indosso la maglietta l'afa m'imperla la fronte di sudore.
L'inverno quest'anno non sembra voler infreddolire la terra, il mondo è baciato da un cocente sole che sembra riscaldi il cielo anche di notte.
Il letto diviene un braciere, e Yan che dorme placidamente al mio fianco emana un calore che mi lascia alzare per respirare dell'aria fresca, mi avvicino alla finestra e inalo il caldo che mi trapassa le narici, isso il mento verso la mezza luna che m'infonde un lieve senso di tristezza.
Anche a lei come me stanotte sembra che gli manchi un pezzo, le tenebre hanno mangiato una parte di lei lasciando che appaia incompleta ai miei occhi.
Mentre a me è la Bratva che ha mangiato un pezzo del mio cuore, rendendomi un individuo imperfetto, un essere al quale mancano frammenti d'animo perché la mia essenza vive lontano da me.

Gli occhi si perdono nel buio di questa notte, e le dita si uniscono in segno di preghiera.
Prima di stanotte non ho mai alzato le iridi al cielo e implorato Dio di condurmi verso la fine di questa maledetta vita, non sono sicuro di poter chiedere tale favore, ma confido che lui abbia scorto nel mio cuore quella luce che so di possedere ma che ancora viene occultata dal male che circonda la mia esistenza.