Capitolo 38

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ALEKSEJ

Ho vissuto nella menzogna per metà della mia vita, e da quando la donna con il volto angelico e il cuore di una guerriera è piombata nella mia vita, mi ritrovo a fare i conti con mille domande che assillano la mia mente.
Mi chiedo se sia giusto nascondere la verità su sua madre a Matvey? E se debba tenere chiuso dentro di me per il resto dell'esistenza il più mostruoso dei reati?

Si dice che la notte porti consiglio, che se prima di andare a dormire mettiamo sul nostro comodino un foglio bianco ed una penna, al mattino seguente i nostri occhi vedranno tutto molto più chiaramente, e le nostre dita scriveranno le soluzioni che ci asfissiano durante la giornata.
Ma il problema per me è dormirci su, la notte è sempre stato un castigo, una volta lo era per gli incubi che venivano proiettati dal mio subconscio quando ero in uno stato d'incoscienza, ora gli incubi sono un qualcosa di reale, un qualcosa che vedo e percepisco anche quando i miei occhi sono aperti.

Vorrei vivere spensierato, essere libero e godermi la ragazza meravigliosa che ho tra le braccia, ma le ombre del passato sono un tormento che si propagano nella bocca dello stomaco. Dove un amarezza si forma sulla lingua e senza fiatare ingoio il retro gusto di un passato martoriato che forse non mi butterò mai del tutto alle spalle.

Mi sforzo, tento, e nonostante provi a deviarlo, a trovare il modo per dimenticare ciò che ero un tempo, le immagini, il dolore, le grida e il troppo odio con il quale sono stato cresciuto ritorna a galla, come melma che mi soffoca.
Non sarò mai del tutto libero, una parte di me resterà per sempre spaccata dal mondo brutale che non avrebbe mai dovuto conoscere un bambino.
E la mia unica consolazione è Kyla, lei è una boccata d'aria fresca nel bel mezzo di un deserto arido, lei è la luce, la dolcezza, l'amore che nessuno mi ha mai insegnato, lei è speranza.
Una speranza che ho imparato a gustare, credevo di non avere più scelta nella vita, di essere ormai condannato a donare la mia anima al diavolo, ma grazie a lei sono riuscito a trovare la strada che mi conduce verso la redenzione.
Ho conosciuto quel Dio che neanche immaginavo potesse esistere.
Ho trovato la fede, la fiducia che tutto questo un giorno possa giungere a termine, perché anche un uomo come me può meritare la felicità.
Sì, perché insieme a lei è così che mi sento, felice, e non voglio che tutto questo finisca. Per ventotto anni sono sopravvissuto alla vita, ma solo quando Kyla è irrotta sul mio cammino ho iniziato veramente a vivere.

Continuo a guardarla dormire mentre ripenso a tutto quello che è successo in questi ultimi mesi, la vita cambia in un attimo, e tutto ciò in cui ho sempre creduto in un secondo è stato stravolto da questa piccola ragazzina dal grazioso nasino e quel broncio dolce che mi affascina a tal punto che non gli staccherei mai gli occhi di dosso.
Lei è unica nella sua semplicità, è minuta di una spontaneità e un gran cuore che a volte ammetto invidio.

Vorrei tanto possedere la sua naturalezza, e quella sicurezza di poter riuscire ad avere tutto ciò che desidero.
Si, perché malgrado all'inizio sia stato uno stronzo senza cuore e ho tentato di allontanarla in tutti i modi possibili, lei non si è mai arresa, ha lottato per ciò che desiderava ed ha conquistato la sua libertà e anche il mio cuore.
E io vorrei tanto afferrare tra le mani tutti i miei sogni, e realizzare tutto ciò che desidero nella vita.
Vorrei tante cose, ma non sono certo di riuscire ad ottenere tutto ciò che il mio cuore brama.
Se potessi vorrei trovare il modo di liberarci della Bratva senza spargere neanche una goccia di sangue, ma immagino che ciò sia un desiderio irrealizzabile, come diventare un allenatore di rugby del resto.

Si, è assurdo pensare che Aleksej Sokolov un giorno possa occuparsi della gestione di una squadra di rugby, certo potrei prepararli fisicamente e insegnargli tecniche e strategie, questo dovrebbe risultare facile per un uomo come me.
Ma per raggiungere l'eccellenza un buon allenatore deve saper motivazionale i suoi giocatori, invogliarli a dare il meglio di sé.
Dovrebbe conoscere i propri atleti, i punti di forza e i propri limiti per usare al meglio i propri pregi.
Un buon allenatore dovrebbe saper miscelare qualità tecniche, empatiche, comunicative e psicologiche, dovrebbe sapersi relazionare con gli altri e per fare tutto questo bisogna possedere
delle competenze comunicative che io non ho.
Non sono il tipo che incoraggia, che si munisce di pazienza e non rimprovera quando nota un errore, e tutto ciò mi renderebbe solo un vero fallimento come allenatore.

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