Rocca di Sirmione
Faceva un gran freddo in quel tardo pomeriggio di novembre. L'aria umida era spazzata da un vento gelido che sferzava con violenza la superficie del grande lago dove le barche ondeggiavano sotto la spinta delle onde. Nel cielo grossi nuvoloni neri avevano ormai oscurato i deboli raggi del sole e gettato il piccolo borgo nella quasi totale oscurità. Grossi goccioloni stavano iniziando a cadere a terra rimbalzando sulla pietra umida mentre i pochi ancora per le strade correvano a ripararsi nelle loro abitazioni.
Tra non molto una pioggia torrenziale avrebbe invaso le strade della cittadina lacustre.
Matheus Bonnet, avvolto in un pesante mantello di lana, si alzò dalla sedia e andò a chiudere la finestra. Una folata di vento gli scompigliò la folta chioma argentea. Subito dopo ritornò al tavolo, si sedette e si versò dell'acqua.
Accanto a lui suo fratello più giovane, Pierre, stava finendo di mangiare un tozzo di pane. All'interno dell'abitazione un fuoco scoppiettante riscaldava l'ambiente diffondendo un tepore assai piacevole. I due uomini stettero in silenzio ancora qualche secondo, immersi nei loro pensieri.
«È davvero così?» domandò a un tratto Pierre scuotendo la testa con aria affranta.
«Pare proprio di sì» gli rispose Matheus con voce gutturale alzando lo sguardo su di lui.
Nonostante fossero fratelli, non potevano essere più diversi. Matheus, più avanti con l'età, aveva una corporatura possente, con braccia muscolose e un collo taurino. Una lunga barba bianca gli incorniciava il viso ovale dall'aspetto forte e volitivo, all'interno del quale spiccavano due occhi attenti e indagatori. Lunghe rughe sulla pelle, resa scura dalle tante ore passate all'aperto sulle acque del lago, davano al suo aspetto un che di misterioso e a volte di spaventoso.
Pierre invece era più minuto, ma più alto. La pelle era chiara, e non aveva la barba. Entrambi condividevano lo stesso sguardo intenso e sincero.
«Quindi dovremo mettere in salvo ciò che abbiamo portato via da Montsègur» riprese Pierre. «Ancora una volta.»
«È sempre stato il nostro compito, fratello. Non siamo forse gli ultimi custodi? Spetta a noi trovare il modo di proseguire ciò che abbiamo iniziato.»
«Lo so» gli rispose con rammarico Pierre. «E solo che dopo tutti questi anni avevo sperato di trovare la pace.»
«E non è stato così? Questo piccolo borgo di marinai non ci ha forse concesso una vita serena e tranquilla, in pace con il mondo e la natura?»
«Sì, lo ha fatto.»
«Allora dobbiamo ringraziare il Signore per questo immenso dono. Ma non possiamo però dimenticare che siamo anche i depositari di un segreto di vitale importanza per la cristianità. E che la nostra comunità di rifugiati è sempre stata una spina nel fianco per il Papa. Prima o poi doveva giungere questo momento, fratello. Era solo questione di tempo prima che la longa manus di Roma ci raggiungesse anche qua.»
«Quando, allora?»
«Stanotte.»
«Stanotte?» Pierre sgranò gli occhi alzandosi in piedi.
«Non abbiamo scelta.»
«Sei sicuro?»
«Sì. Nei giorni scorsi mi sono giunte notizie poco confortanti su Mastino della Scala, il signore di Verona.»
Pierre si fece attento. «Va' avanti.»
«A quanto pare, sembra che sia diventato così desideroso di una riconciliazione con il Papa da essere più che mai deciso nel debellare quello che lui stesso ha definito come un covo di eretici.»
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I custodi del destino
Historical FictionMontsegur - 16 Marzo 1244 Sono passati più di trent'anni da quando Papa Innocenzo III ha indetto la terribile crociata contro gli eretici albigesi e la situazione sta volgendo al suo drammatico epilogo. Migliaia di innocenti sono stati massacrati, e...