CAPITOLO 8

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Padre Amaury aveva sentito abbastanza. Aveva fatto bene a seguire quel giovane dopo averlo visto parlare con De Nobili all'interno della chiesa.

Il suo intuito aveva avuto ragione.

Adesso non gli rimaneva che avvertire Correa e restare incollato alle costole di Lapo Colonna. Origliare era diventato il suo secondo mestiere e, come sempre, doveva ringraziare la sua buona stella che continuava a vegliare su di lui. Anche stavolta la porta era stata lasciata semi-aperta e lui aveva potuto ascoltare senza grossi problemi tutta la conversazione.

Finalmente sembrava esserci qualcosa di concreto, qualcosa che avrebbe potuto condurre i Cavalieri dell'Ordine sulle tracce del segreto dei catari.

Però c'era un problema e non da poco. Lapo Colonna sembrava sospettare qualcuno dell'uccisione del Vescovo, e pure il Cardinale pareva essere della stessa opinione, anche se non si era pronunciato espressamente.

La vibrazione del telefono lo fece trasalire e diede con la spalla un leggero colpo alla porta. Resosi subito conto dell'errore si mosse veloce all'indietro cercando di allontanarsi da lì prima che il nipote del Vescovo uscisse dalla stanza.

Continuò a camminare lungo il corridoio quando, improvvisamente, si sentì afferrare per la tunica e sbattere contro la parete.

«Non le hanno insegnato che non è educato origliare alle porte, padre?» la voce di Lapo era tagliente come una lama.

«Ma come si permette! Mi tolga subito le mani di dosso!»

«Con piacere, ma prima deve spiegarmi cosa stava facendo dietro lo studio del Cardinale.»

«Io non devo dire proprio niente.»

«Non mi sembra molto collaborativo. Non ho tempo da perdere e non mi piacciono le persone bugiarde. Vogliamo andare a fare due chiacchiere con Roberto de Nobili?»

«Ma lei chi si crede di essere?» si divincolò dalla stretta risistemandosi la tunica. «Ringrazi il cielo che non la denuncio per aggressione.»

In quel momento il Cardinale uscì dal suo studio, attratto dai toni alti che erano giunti fino a lui. Vide Lapo e riconobbe padre Amaury.

«Ma che sta succedendo?» domandò avvicinandosi a loro con aria interrogativa e preoccupata.

«Lo chieda a lui» replicò Lapo «ho il sospetto che abbia origliato tutta la nostra conversazione.»

Roberto si rivolse ad Armand. «È vero?»

«Assolutamente. Stavo camminando nel corridoio per i fatti miei quando mi sono sentito afferrare per la tunica e sbattere contro il muro. Le sembra possibile?» assunse un'espressione inorridita. «È inaudito che si permetta un simile comportamento e da parte di uno sconosciuto per giunta. Vorrei augurarmi che siano presi i giusti provvedimenti, monsignore, se lei mi capisce.»

Roberto annuì facendosi silenzioso. Guardò Colonna come a chiedergli una spiegazione, ma lui si limitò ad alzare le spalle.

Roberto sospirò.

Si trovava in una gran brutta situazione. Era propenso a credere a Lapo, ma in quella circostanza non aveva prove a sostegno e non avrebbe potuto dare contro a un confratello mettendo apertamente in discussione una sua affermazione.

Aveva le mani legate.

Se poi fosse venuto fuori che un civile aveva aggredito un prelato all'interno del Vaticano, e che lui, pur essendo a conoscenza dell'accaduto, non aveva preso nessuna decisione, sarebbe scoppiato un pandemonio. No, meglio smorzare i toni, prima che fosse troppo tardi.

«D'accordo Armand, mi occuperò personalmente della faccenda.»

Amaury annuì. Un leggero sorriso gli spuntò sulle labbra. «Grazie monsignore, confido nella sua saggezza» e così dicendo si allontanò sparendo alla vista.

«Mi dispiace signor Colonna, ma ho le mani legate» disse Roberto rivolgendosi a Lapo.

«Stava origliando, ne sono più che certo.»

«Anche se fossi d'accordo con lei, non potrei provarlo.»

«Senta, quello che le posso dire con certezza è che, appena prima di uscire dal suo studio, ho sentito un rumore. E proveniva dalla porta. E, guarda caso, non appena ho messo piede nel corridoio la prima persona che ho notato è stata proprio quel prete, che, peraltro, stava camminando come se volesse togliersi dai piedi.»

«Avrebbe dovuto chiamarmi, non aggredirlo» fu la sua secca risposta.

«Ha ragione, ma non ne ho avuto il tempo. Si sarebbe allontanato. Le dico che stava origliando e la cosa non mi è piaciuta. E se fosse coinvolto nella morte di mio zio?»

«Adesso non giungiamo a conclusioni affrettate. Si tratta di accuse molto gravi. Senta» aggiunse cercando di smorzare i toni «parlerò con lui. Ma aggredire un uomo alle spalle, per quanta ragione lei potesse avere, non aiuta a metterla nella condizione migliore.»

Lapo scosse la testa.

«Ascolti, è stata una giornata difficile per tutti» concluse il cardinale con aria stanca. «Facciamo così. Io farò finta che non sia successo niente, per questa volta, e con padre Amaury me la vedrò io. Lei però deve promettermi che non sarà più avventato come lo è stato adesso. Così facendo rischia soltanto di metterci in una posizione scomoda, se capisce quello intendo. E non otterrà ciò che sta cercando né potrà aiutare suo zio.»

«Cercherò di ricordarmelo.»

«Molto bene.»

«Ah, già che ci siamo, un'ultima cosa, monsignore.»

«Sì?»

«Le dice niente il simbolo di una croce a forma di spada?»

Roberto trasalì. «Cosa ha detto?»

«Le ho chiesto se per caso conosce il significato di un tatuaggio a forma di croce simile a una spada.»

Ci fu un attimo di silenzio. «Monsignore?»

«Ha per caso un cellulare?» gli domandò quest'ultimo improvvisamente.

Lapo annuì e glielo porse. Il Cardinale digitò alcune parole sulla tastiera e poi, una volta trovata l'immagine, cliccò due volte sullo schermo, per ingrandirla. Quindi lo girò verso di lui. «Intendeva questo?»

Lapo fissò l'immagine sullo smartphone.


«Sì, proprio quello.»

«Perché me lo ha chiesto?» domandò Roberto in un sussurro quasi temesse di udire la risposta.

«Perché l'ho visto tatuato sul polso di quel prete. Lei sa di cosa si tratta, non è vero?»

Roberto annuì.

«Allora?»

«E il simbolo dei Cavalieri dell'Ordine di Santiago» rispose «un antico e potente ordine monastico da sempre al fianco della Chiesa nella lotta alle varie forme di eresia. Lei è davvero sicuro che fosse quella croce? Non potrebbe essersi sbagliato?» la sua voce tremava, così come le mani.

«No. L'ho visto chiaramente. Era proprio così.»

«Allora la situazione è ben peggiore di quel che temevo.»

I custodi del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora