CAPITOLO 6

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«Come stai figliolo?» una voce familiare lo costrinse a voltarsi. Marco Colonna gli si mise al fianco.

Lapo si sorprese a osservarlo, come se lo vedesse per la prima volta.

Gli parve molto più vecchio di quanto si ricordasse, come se, improvvisamente, tutti gli anni gli fossero piombati addosso come un macigno.

La morte del fratello doveva averlo colpito più profondamente di quanto avesse immaginato.

Sentì un nodo allo stomaco.

«Me la cavo. E tu?» gli rispose cercando di dissimulare l'imbarazzo.

«Ho visto giorni migliori se devo essere sincero.»

Seguì un silenzio.

«Come vanno le cose a Gerusalemme?» aggiunse poi cambiando volutamente argomento.

Lapo guardò lontano senza rispondere, evitando di affrontare il modo in cui Marco sapeva della sua presenza in Israele. Tipico di lui, pensò, cambiare argomento per evitare discussioni personali.

«E Rosa? Non la vedo da un bel po'...» continuò Marco, sottolineando il tempo trascorso.

Di nuovo nessuna risposta.

«E' ironico non trovi?» riprese lui.

«Cosa?»

«Che sia stata necessaria la morte di tuo zio per farti venire in Italia» la sua voce era piena di rammarico.

Lapo scosse la testa.

«A proposito di Ettore» disse Lapo cercando un argomento più semplice «quand'è stata l'ultima volta che hai parlato con lui?»

«Non ricordo esattamente» rispose Marco girando la testa «forse una settimana fa. Perché me lo stai chiedendo?»

«Rammenti di cosa avete discusso?»

«Le solite cose.»

«Quindi niente di strano? Niente fuori dell'ordinario?»

«Cosa stai cercando di dirmi? Sai qualcosa che io non so?»

«No, è solo la mia solita curiosità. Lascia perdere» gli rispose non volendo coinvolgerlo nella questione della mail.

«Va bene.»

Un altro imbarazzante silenzio si abbatté tra di loro.

«Adesso devo proprio andare» disse Marco con un'espressione cupa. «Se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarmi.»

«Lo stesso vale per te. A proposito» aggiunse Lapo «mi dispiace per lo zio, davvero.»

«Grazie.»

«Abbi cura di te.»

Suo padre annuì e si allontanò.

Lapo strinse i pugni. Come al solito era stata una conversazione breve e, come sempre, erano stati evitati argomenti di stampo personale.

C'era stato un momento, per la verità, in cui avrebbe potuto abbracciarlo, stringerlo a sé per condividere con lui quel tragico momento, per fargli sentire che, a modo suo, gli era vicino. Lo avrebbe voluto, veramente, ma, come accadeva tutte le volte, si era bloccato.

Poi l'attimo era passato.

Ci aveva provato, con tutto sé stesso, ma non ce l'aveva fatta. Quel piccolo passo sembrava essere così maledettamente complicato.

Forse un giorno ci sarebbe riuscito, ma per il momento aveva altro a cui pensare.

Aspettò che fosse sparito in mezzo alla folla, quindi si mosse verso l'interno della Chiesa. Doveva trovare il modo di parlare con il cardinale Roberto de Nobili.

***

Padre Amaury aveva assistito alla messa funebre come tutti gli altri, seduto in una delle prime file. La cerimonia, a onore del vero, era stata molto commovente dall'inizio alla fine, con il culmine durante l'omelia grazie alle toccanti parole di Roberto.

Tuttavia non si era mai sentito coinvolto personalmente. Dopotutto la morte del vescovo era stata solo un tragica fatalità.

Così, pur partecipando sinceramente alla messa, non aveva mai perso di vista il suo obiettivo principale: osservare attentamente tutti i presenti. I funerali erano sempre un'ottima opportunità per valutare le persone.

Il suo interesse era duplice.

Individuare chi poteva avere avuto un rapporto stretto con il vescovo tale da giustificare alcune particolari confidenze, e capire chi fosse quel nipote a cui Ettore Colonna aveva spedito la mail.

La sera prima aveva cercato informazioni su di lui, ma aveva trovato pochissimo e peer giunta non sapeva nemmeno che aspetto avesse. Sperava di individuarlo al funerale, ma non poteva esserne certo. Da ciò che aveva letto pareva che i due non avessero per niente un bel rapporto, ma un tentativo doveva comunque farlo.

E poi c'era la storia del taccuino.

Dove era finito?

Lo aveva cercato in ogni dove prima di uscire dallo studio, ma non l'aveva trovato da nessuna parte. Era più che sicuro che là dentro il Prefetto avesse annotato la sua ultima scoperta, quella che l'aveva spinto a contattare il nipote. Doveva assolutamente trovarlo, a ogni costo.

E se lo avesse spedito al ragazzo? Era un'ipotesi plausibile e più ci pensava più si convinceva che quel ragazzo rappresentava di fatto l'unica strada attualmente percorribile.

Aveva parlato anche con Correa per metterlo al corrente degli sviluppi e per chiedergli di fare ricerche più approfondite su Lapo Colonna, ma, nonostante le rassicurazioni del Gran Maestro, per ora non aveva ricevuto niente.

Tornò a osservare le persone. Molte le conosceva, ma tante altre no. In compenso i giovani non erano poi così tanti, e, se fosse stato attento, forse avrebbe avuto fortuna.

Quando la messa giunse alla fine e la solenne benedizione fu impartita, si alzò dalla panca e si mosse fra la folla.


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