CAPITOLO 14

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Isabel Garcia era furiosa per il fallimento della missione. Non era ammesso che un cavaliere non portasse a compimento ciò che gli veniva ordinato.

Mai.

Strinse i pugni. Sentiva bruciare su di sé l'onta della sconfitta e le parole della conversazione avuta con il Gran Maestro soltanto la sera precedente le riecheggiavano nella testa, come un sinistro monito.

«Spero che tu abbia il diario, Isabel?»

«No, non sono riuscita a prenderlo.»

«Cosa è successo?»

«L'ho rintracciato a Londra come previsto. Quell'uomo era davanti alla sede dell'MI6, da solo. Mi è sembrata l'occasione perfetta. L'ho investito con la moto e gli ho rubato lo zaino, ma quando ho guardato al suo interno non ho trovato ciò che stavamo cercando.»

«Spero che tu abbia una spiegazione.»

«Non ce l'ho. Ero sicura che lo avesse là dentro. È stato un grosso errore di valutazione.»

«E che ne è stato di lui?»

«Non è morto se è quello che intendi.»

«Lo sai che il fallimento non è ammesso.»

«Sì.»

«Hai qualcos'altro da aggiungere?»

«Lo prenderò. Gli starò alle calcagna fino a quando non avrò trovato il modo di impossessarmi di quel diario, hai la mia parola.»

«Non deludermi di nuovo, Isabel. Non ammetterò altri sbagli e non ti concederò altre possibilità di riscatto.»

«Non ce ne sarà bisogno.»

Adesso si trovava di fronte all'edificio e ci sarebbe rimasta tutto il tempo necessario.

Doveva solo attendere che Colonna uscisse da quel palazzo, poi avrebbe seguito le sue mosse fino al momento opportuno. Era più che sicura che avrebbe seguito gli indizi presenti nel diario, sempre che quel prete avesse detto la verità.

Strinse i pungi.

Non gli piaceva Amaury, ma Correa sembrava fidarsi di lui, quindi lo avrebbe fatto anche lei.

Non era abituata a mettere in discussione le scelte del Gran Maestro. Guardò la croce tatuata sul suo polso e ne trasse coraggio.

L'Ordine prima di tutto.

***

«Va bene, Sofia» fece Rosa rimettendosi a sedere. «Mi dica tutto quello che serve su questi Cavalieri di Santiago.»

«La sua fondazione risale al XII secolo del regno di Léon» spiegò lei sedendosi a sua volta «quando re Ferdinando II incaricò un gruppo di cavalieri di formare l'ordine. Fin da subito esso si distinse per essere un'organizzazione elitaria, piena di ricchezze e con una grande influenza politica, un gruppo di uomini votati alla lotta contro ogni forma di allontanamento dal cristianesimo. E questo è stato il loro obiettivo per diversi secoli.»

«Quindi in pratica si tratta di un insieme di esaltati che credono nella legittimazione divina delle loro azioni.»

«Più o meno, sì.»

«D'accordo, questo per quanto riguarda il 1200, ma cosa sappiamo di loro, oggi? Voglio dire, esiste ancora e ha gli stessi obiettivi? Dove hanno la sede? I suoi membri sono tutti ignoti? Ho bisogno di fatti, non riferimenti storici.»

«Che io sappia» chiarì Sofia rivolta a Rosa «l'Ordine non è mai stato sciolto, ma non ho notizie precise in merito. In quanto alla loro sede, ciò che posso dire con certezza è che, fin dalla loro fondazione, è sempre stata il monastero di Uclés, in Spagna.»

«Per cui secondo lei potrebbe esserlo ancora oggi?»

«È probabile. Gli ordini monastici sono sempre molto tradizionalisti.»

«È un punto di partenza.»

Lapo intuì dove volesse andare a parare il suo capo, ma prima che potesse aprire bocca la voce di Sofia interruppe i suoi pensieri.

«Se dobbiamo lavorare insieme, e la cosa non mi entusiasma» gli disse lei «prima di tutto vorrei dare un'occhiata a quel diario.»

«Fa' pure» e glielo porse.

Lei lo afferrò e iniziò a sfogliarlo.

«Un consiglio» aggiunse lui con un sorriso prima di mettersi comodo «fosse in te comincerei a leggere dalla quarta pagina, è da lì che le cose si fanno interessanti.»

I custodi del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora