CAPITOLO 13

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Sofia Borghese gli schioccò un sonoro schiaffo sulla guancia.

«Adesso ti senti meglio?» fece lui massaggiandosi il volto.

«Non sai quanto!» sospirò lei mettendosi a sedere con un sorriso beffardo dipinto sul volto. «Era da tanto che volevo farlo...»

«Bene, se le presentazioni sono finite possiamo dedicarci al motivo per cui vi ho convocati» fece Rosa impassibile.

«Al telefono mi ha parlato di una faccenda che avrebbe a che fare con i Catari, ma perché lui...?»

«Credo che sia doverosa una spiegazione, Colonna. Vuole farla lei?»

Lui annuì gettando un rapido sguardo a Sofia.

Non era cambiata quasi per nulla dall'ultima volta che l'aveva vista, quattro anni prima. Portava ancora i capelli lunghi di un bel color nocciola scuro striato da riflessi ramati. Li aveva sempre trovati affascinanti, così come non aveva mai smesso di amare quel suo carattere fiero e determinato, una dura corazza che mascherava in realtà una personalità dolce e sensibile, molto più di quanto lei stessa avesse mai voluto ammettere.

Agente operativa dell'MI6 con una laurea in storia della cristianità e un master in archeologia, si erano incontrati durante una delle sue prime missioni e poi in altre due, in occasione di altrettante operazioni tra i servizi segreti inglesi e il C.I.I. Tra loro era scoppiata subito una grande intesa sfociata poi due mesi più tardi in un'intensa relazione durata però poco meno di un anno.

Era stato lui a lasciarla, così, di punto in bianco, senza una particolare spiegazione, sparendo come se non fosse mai esistito. Non era fiero di come si era comportato, ma allora gli era parsa la decisione più giusta complice anche il trasferimento semi permanente a Gerusalemme. Aveva sperato che la lontananza l'avesse aiutata a lasciarsi il passato alle spalle, ma evidentemente non era stato così.

Le bruciava ancora e molto.

«Leggi questa mail» le disse porgendole il cellulare «così avrai un quadro della situazione.»

Lei lo afferrò e in silenzio scorse rapida quelle righe. Qualche minuto dopo Rosa le chiese: «Allora, cosa ne pensa?»

«Non sapevo che avessi uno zio in Vaticano» fece invece lei rivolta a Lapo.

«Ognuno ha i suoi segreti.»

«Se vuoi il mio aiuto dovrai essere un po' più sincero di così.»

«Era il prefetto della Biblioteca Vaticana. Non avevamo rapporti e abbiamo vissuto come due estranei fino a quando non mi ha mandato quella mail. Il giorno dopo era morto.»

«Mi spiace. E questo è tutto ciò che sai di lui?»

«Sì.»

«Quindi?» la incalzò di nuovo Rosa «Si è fatta un'idea?»

Per tutta risposta Sofia guardò il cellulare e lesse ad alta voce un passo del messaggio.

«... So che sono argomenti molto lontani dal tuo modo di vivere, ma ciò che mi preme farti sapere è che il papa, soddisfatto dell'operato degli inquisitori, dopo la capitolazione della fortezza di Montsègur, dichiarò che l'eresia catara era stata finalmente estirpata.

Ma non fu affatto così.

Essa si era solo spostata verso altri lidi e più precisamente in Spagna, Italia e nei paesi confinanti.

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