Vaticano
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Il funerale del Vescovo Ettore Colonna sarebbe iniziato da lì a pochi minuti, celebrato presso l'Altare della Cattedra all'interno della Basilica Vaticana. La liturgia l'avrebbe tenuta il Cardinale Roberto de Nobili in qualità di vice decano del collegio cardinalizio.
La chiesa era gremita di persone.
Lapo aveva trovato posto in una delle ultime file. Voleva stare in disparte e non desiderava affatto confondersi con tutte quelle persone che considerava come degli estranei.
Il brusio era quasi fastidioso.
Si appoggiò a una colonna, facendo vagare lo sguardo fra quella massa variegata di persone. Molti erano sacerdoti, vescovi o cardinali, ma non mancavano i civili.
Anche suo padre doveva essere da qualche parte lì in mezzo, ma non lo vide. In quanto a suo fratello non aveva davvero idea di dove fosse mentre sua madre si trovava ormai da diversi mesi a San Pietroburgo presso l'ambasciata russa.
Per lei sarebbe stato alquanto improbabile riuscire ad arrivare in tempo. Peccato ...
Qualcuno gli si avvicinò premendogli sul braccio, ma si scusò subito tirando di lungo. Lapo fece un sospiro e tornò a pensare allo zio, alla sua vita all'interno di quelle mura e al contenuto della mail. Poi s'immaginò il corpo accasciato nello studio, il cranio sfondato e gli tornarono alla mente le sue sinistre parole.
«... Ci sono giorni che non mi sento tranquillo. Non saprei spiegarti, ma credimi quando ti dico che qui in Vaticano non tutto è come sembra... »
Cos'era successo veramente?
Era lì per scoprirlo.
L'ipotesi dell'incidente gli sembrava, ogni minuto di più, sempre meno probabile. Osservò ancora una volta quelle toghe e quelle vesti. Parevano tutti contriti e disperati, ma forse fra di loro si annidava un assassino.
Cercò di distogliere la mente da quei foschi pensieri e proprio in quel istante incrociò lo sguardo di suo padre.
Si trovava nelle prime file e stava stringendo le mani. Anche da lontano riconobbe il suo solito portamento fiero, tipico di chi ha passato una vita tra le fila dell'esercito.
Per un attimo fu tentato di andare a salutarlo, ma poi desistette.
Magari più tardi.
Ripensò allora al loro rapporto. Non era mai stato semplice. Entrambi fieri e con un carattere forte, si erano scontrati molte volte, spesso entrando in competizione, un po' come due adolescenti. E lui lo era stato davvero, un adolescente, quando aveva deciso di intraprendere la carriera militare.
Rammentava ancora il giorno in cui gli aveva comunicato di aver fatto la sua scelta. Si era sentito orgoglioso, ma lui non aveva detto niente. Dalla sua bocca non erano uscite parole di conforto o di incoraggiamento.
Mai, nemmeno in seguito.
Lui ne aveva sofferto molto e, forse, in cuor suo non lo aveva mai veramente perdonato.
Come ufficiale dell'aviazione italiana, suo padre non era mai stato molto presente in famiglia e quando lui era entrato in polizia finendo qualche anno dopo nei corpi scelti, si erano allontanati ancora di più.
Poi c'era stato il reclutamento nel C.I.I., il Center Intelligence Interforce, i servizi segreti italiani, e il muro di silenzio fra di loro era diventato, se possibile, ancora più insormontabile.
Da allora erano trascorsi quasi dieci e le volte che si erano incontrati si contavano sulle dita di una mano.
Guardò di nuovo nella sua direzione, scrutandolo mentre gli dava la schiena seminascosto dalle altre persone. Fra poco avrebbe dovuto parlargli, non poteva evitarlo, ma che cosa gli avrebbe detto?
Per fortuna in quel momento entrò il cardinale e il brusio cessò all'istante.
Tutti si misero a sedere e la cerimonia ebbe inizio distogliendolo dal trovare risposta a quella domanda.
Prese posto accanto a una coppia di anziani che non conosceva e seguì con interesse tutta la messa, soprattutto la parte in cui De Nobili, durante l'omelia, parlò di suo zio.
Il cardinale usò parole accalorate e profonde e a un certo punto si dovette anche interrompere, commosso, quasi stesse tenendo un discorso di commiato per un caro amico piuttosto che per un vescovo qualunque.
Annotò mentalmente che quell'uomo poteva rappresentare la prima fonte d'informazioni per fare un minimo di chiarezza su quella vicenda.
Poco dopo fu il momento della solenne benedizione. Venne intonato il canto finale e la cerimonia finì.
In una cacofonia di parole la chiesa iniziò a svuotarsi.
Lapo attese qualche minuto, poi mentre gli ultimi si riversavano all'esterno, si confuse fra di loro e uscì all'esterno.
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I custodi del destino
Historical FictionMontsegur - 16 Marzo 1244 Sono passati più di trent'anni da quando Papa Innocenzo III ha indetto la terribile crociata contro gli eretici albigesi e la situazione sta volgendo al suo drammatico epilogo. Migliaia di innocenti sono stati massacrati, e...