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Lo studio del Cardinale era un ambiente caotico e minimale al tempo stesso. Una piccola stanza con il soffitto a volte di un marmo bianco sbiadito dal tempo al centro della quale si trovava una grande scrivania di legno scuro. Sopra di essa erano sparsi una miriade di fogli, con alcune cartelle impilate ai lati. Sotto alcuni volumi s'intravedeva un laptop. Due librerie, stracolme di libri e testi antichi incorniciavano le pareti altrimenti spoglie. Non c'erano quadri, poltrone o soprammobili, solo due sedie e una Kentia come unici elementi d'arredo, oltre a una finestra che dava su un cortile interno.
Roberto de Nobili era seduto dietro la scrivania. Quando Lapo fece il suo ingresso la prima cosa che notò e che pareva stanco e provato dalla cerimonia funebre.
Si mise a sede e cominciò con il ringraziarlo per avergli concesso udienza senza preavviso, riconoscendo che avrebbe potuto avere impegni più urgenti. Il Cardinale rispose con un sorriso stanco, spiegando che Ettore era stato uno dei suoi cari amici, quindi era il minimo che potesse fare.
La conversazione di spostò allora sui rapporti con Ettore e quando Lapo confermò che non si vedevano né sentivano da tempo, il Cardinale, con sua grande sorpresa, gli rivelò che Ettore gli aveva parlato molto spesso di lui, inclusi dettagli personali.
«Mi ha raccontato del suo lavoro, della vita che ha intrapreso, ma anche e soprattutto del suo difficile rapporto con la famiglia, se intende quello che voglio dire.»
Lapo annuì, sorpreso dall'affetto che Ettore aveva provato per lui.
«La stimava molto» continuò il Cardinale «ma non credo che lei sia venuto fin qua per discutere di questo, o mi sbaglio.»
«No, ha ragione. So che potrebbe non essere il momento adatto, ma vorrei parlarle di una questione delicata.»
«Di cosa si tratta?»
«Lei cosa sapeva del lavoro di mio zio? Delle sue ricerche, intendo.»
«Molto, a dire il vero. Discutevamo spesso fino a tarda notte. Ultimamente era ossessionato dai catari e dal loro segreto. Credeva di aver trovato una pista e voleva seguirla a tutti i costi.»
«E lei non era d'accordo?»
«Certo, solo che più volte l'ho messo in guardia sui pericoli che stava correndo, ma lui non ha mai voluto ascoltarmi.»
«Cosa è successo la sera della sua morte?»
«Che io sappia niente d'insolito. Dopo essere stato nella Biblioteca come faceva quasi ogni sera, è venuto da me.
Aveva bisogno di confidarsi e io l'ho ascoltato. Poi se ne è uscito per tornare nel suo studio. È stata una tragedia ciò che è successo.»
«Non so se ne è al corrente, ma il giorno in cui mi è stata comunicata la sua morte, mi sono accorto di aver ricevuto una mail. Risaliva alla sera precedente.»
«No, non ne sapevo niente» gli rispose Roberto. «Scommetto però che le ha chiesto di venire a Roma per discutere di una faccenda privata, giusto?»
«Esattamente.»
«Mi dica cosa le ha scritto, per favore» le sue mani tremavano mentre parlava.
«Si sente bene?»
«Sì, sono solo ancora molto scosso.»
«Capisco. Se vuole possiamo discuterne in un altro momento.»
«No, parlare attenua il mio dolore.»
Lapo annuì.
«Il contenuto del messaggio riguardava principalmente il risultato dei suoi ultimi studi sulla religione catara, proprio come mi ha accennato lei poco fa. In particolare, mi ha parlato della crociata indetta dal Papa e di un presunto tesoro che avrebbe potuto scuotere la Cristianità.»
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I custodi del destino
Historical FictionMontsegur - 16 Marzo 1244 Sono passati più di trent'anni da quando Papa Innocenzo III ha indetto la terribile crociata contro gli eretici albigesi e la situazione sta volgendo al suo drammatico epilogo. Migliaia di innocenti sono stati massacrati, e...