Castello di Santa Maria del Monte
Apulia
Penisola Italica
Jean de Payns era esausto. Dopo sei lunghi mesi di peregrinazioni e sofferenze era finalmente giunto a destinazione. L'imponente mole della fortezza si stagliava adesso in tutto il suo splendore davanti al suo sguardo affascinato. Con le lacrime agli occhi per la felicità, strinse il fagotto che portava al petto e si fece forza.
Curvo per la stanchezza e con la gamba destra ancora gonfia, si mosse verso l'ingresso principale dove venne accolto da un ragazzo che non doveva aver più di quindici anni.
Magro, con i vestiti alquanto logori e una folta capigliatura ricciuta dall'aspetto tutt'altro che gradevole, appariva molto più simile a uno spaventapasseri che a un essere umano, se non fosse stato per il suo sguardo attento e indagatore che sembrava leggere oltre l'apparenza.
Senza mostrare alcun ritegno, Jean venne quindi squadrato dalla testa ai piedi, come se fosse uno spettro appena giunto dall'oltretomba. E in effetti non doveva apparire molto gradevole. Aveva i vestiti laceri in più punti, il viso contratto in una smorfia di dolore e una sacca sulle spalle che non avrebbe fatto invidia al peggior viandante.
Aveva decisamente bisogno di cure e di riposo. Ripensò alle parole di Matheus. "Là troverai un rifugio sicuro e, forse, una nuova casa."
Lo sperava con tutto il cuore.
«Sto cercando un certo Raimondo Bussanos» disse rivolto al ragazzo con voce pacata, quasi umile. «Mi hanno detto che risiede qui.»
«Ti hanno detto il vero, giovane. Purtroppo, però da qualche settimana si trova a letto molto malato e non credo che sia in grado di ricevere visite. Mi spiace.»
«È molto importante. Ho fatto un lungo viaggio per arrivare fino a qui. Devo assolutamente parlare con lui. È una questione della massima urgenza.»
«Va bene» gli rispose il ragazzo incuriosito. «Farò un tentativo. Chi devo annunciare?»
«Il mio nome è Jean de Payns e vengo per conto di Matheus Bonnet.»
Il ragazzo annuì, poi gli fece un cenno con la mano. «Nel frattempo, entra pure. È molto meglio se aspetti all'interno del castello.»
Jean ringraziò chinando la testa.
Attraversò il portone entrando in una grande sala dalla forma trapezoidale con diverse colonne ai lati e un soffitto a volta in cui spiccava, quasi in cima alla parete opposta, una piccola finestra tonda simile a un occhio.
Vide sulla parete sinistra una panca di pietra e colse l'occasione per mettersi subito a sedere.
Era veramente sfinito. Nel corpo e nello spirito. Le sue forze erano quasi allo stremo. Era da più di un giorno che non mangiava altro che qualche tozzo di pane raffermo e il suo fisico cominciava a risentire dello sforzo a cui era stato sottoposto.
Forse qua riuscirò a trovare la pace, pensò tra sé mentre girava la testa affascinato dalla sobria bellezza di quella stanza.
Il peso del fardello che gli era stato affidato stava diventando sempre più difficile da portare e lui aveva bisogno di condividerlo con qualcuno, ma le parole dei due fratelli continuavano a riecheggiare senza sosta nella sua testa.
"Non devi parlarne con nessuno. Non si è mai preparati, ma con il tempo si impara a convivere. Ti affidiamo il segreto che nel corso dei secoli è stato tenuto nascosto dalla nostra comunità. Custodiscilo a costo della vita."
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I custodi del destino
Historical FictionMontsegur - 16 Marzo 1244 Sono passati più di trent'anni da quando Papa Innocenzo III ha indetto la terribile crociata contro gli eretici albigesi e la situazione sta volgendo al suo drammatico epilogo. Migliaia di innocenti sono stati massacrati, e...