CAPITOLO 29

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Desenzano

Italia

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Se qualcosa può andare storto, allora lo farà. Tutti conoscono la prima legge di Murphy e quando Lapo notò i due uomini appostati a poca distanza dal parcheggio che lo fissavano, qualcosa si accese nella sua mente e lui pensò che niente fosse mai stato più veritiero.

Se il buongiorno si vede dal mattino, allora quella giornata era iniziata decisamente male. Si era anche appena alzato dal lago un vento carico di umidità e il cielo si stava lentamente riempiendo di grossi nuvoloni. Con molta probabilità sarebbe cominciato a piovere nel giro di qualche ora.

Ma non era quello il problema maggiore.

Se l'Ordine dei Cavalieri di Santiago aveva mandato i suoi scagnozzi a Desenzano nello stesso esatto momento in cui lui vi metteva piede, allora voleva dire che le sue mosse erano molto più controllate di quanto avesse immaginato. E questa non era per niente una buona notizia.

La conferma alla sua ipotesi era arrivata poi dieci minuti più tardi, quando, dopo aver attraversato piazza Feltrinelli, via Roma e via Canonica, era sbucato in piazza Duomo.

Quella strana coppia era appostata sul lato opposto a meno di trenta metri da dove si trovava.

«Li hai notati anche tu?» fece rivolto a Sofia.

«Chi quei due dall'altra parte della piazza? Certo, ci stanno seguendo da quando abbiamo lasciato il parcheggio sul lungolago. Allora non sei poi così arrugginito come pensavo.»

«A quanto pare ...»

«Hai in mente un piano?»

«Non proprio. Limitiamoci a comportarci come se non ci fossimo accorti della loro presenza e stiamo a vedere cosa succede.»

«Tutto qui?»

«Tutto qui.»

Si voltò intorno facendo finta di esaminare la piazzetta. Vide diversi turisti che, incuranti del vento, stavano facendo la fila per entrare nel Duomo, e un gruppo di ragazzetti che giocava a pallone sul selciato vicino alla strada. I due uomini invece erano sempre appostati accanto all'ingresso del bar.

«Dai muoviamoci, entriamo nella chiesa.»

Non appena arrivarono di fronte al portone si resero conto di una cosa inaspettata. La struttura in mattoni che identificava la Chiesetta dei Morti originale, affiancata a una delle pareti del Duomo come se ne fosse la sua naturale estensione, non era più un luogo sacro. Al suo interno sorgeva una bottega artigiana con tanto di vendita al dettaglio.

«Cornici Bernardis?» proruppe Lapo volgendo lo sguardo verso Sofia. «Tu lo sapevi?»

Lei scosse la testa. «Le informazioni sembravano autentiche.»

«Va bene, entriamo e chiediamo informazioni.»

L'interno era assai ristretto. Una moltitudine di cornici, di svariate dimensioni e forme, erano appese alle pareti, mentre un banco per la lavorazione del legno faceva bella mostra al centro della piccola bottega. Morsetti, seghe, pialle, martelli e squadre erano sparsi un po' ovunque, insieme a una miriade di oggetti disseminati tutt'intorno a una grossa mola a smeriglio.

I bassi soffitti a volta e la poca illuminazione, oltre ai mattoni logori e consunti con cui erano costruite le pareti, nonché la disposizione degli interni, ricordavano ai visitatori che quella un tempo doveva essere stata una chiesa.

I custodi del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora