CAPITOLO 44

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Amaury entrò nella sala quattro e da qui si diresse subito verso la scala a chiocciola all'interno della torre adiacente, salendo al piano superiore.

Non udiva alcuna voce ed era avvolto dalla semioscurità.

La copertura perfetta.

L'unica fonte di luce era il display del cellulare, quello che monitorava costantemente per verificare il segnale GPS di Isabel così da essere sempre aggiornato sulla sua reale posizione, che, in quel preciso momento, sembrava essere nella parte sinistra del castello, quella più facilmente raggiungibile rispetto a dove si trovava lui.

Avvolto dal silenzio, proseguì passando nella sala cinque e poi nella sei. Qui si fermò, a ridosso della parete della torre. Il segnale gli stava confermando di essere molto vicino a Isabel, con ogni probabilità, addirittura nella stessa stanza.

Ma dove?

Ripensò alla conformazione della sala e considerando che gli unici punti dove nascondersi potevano essere solo i vani interni delle torri, non rimaneva altro luogo che lo stanzino con i servizi igienici all'interno della torre sei.

A pochi passi da lui.

Perfetto.

Sarebbe rimasto per qualche minuto dove si era fermato, in attesa di valutare la situazione e decidere quando e come agire.

Quello era decisamente un ottimo posto. Nascosto, con una buona visuale e soprattutto con diverse vie di fuga possibili.

In caso di problemi sarebbe potuto sia tornare indietro da dove era arrivato, sia ridiscendere al piano inferiore utilizzando le scale a chiocciola all'interno della torre cinque.

Sempre avere un piano di riserva, pensò sogghignando mentre pregustava ciò che avrebbe compiuto di lì a poco.

Si accostò un po' di più al vano scale e tirò fuori la pistola. Poi fece un profondo respiro, cercando di trovare la lucidità necessaria.

Non poteva fallire. Non doveva fallire.

Il Gran Maestro si fidava di lui, non l'avrebbe deluso.

Rincuorato da quella consapevolezza si mise in allerta, sicuro che tra poco avrebbe fatto la sua mossa.

***

Correa era appena passato dalla sala sette a quella contrassegnata dal numero otto. Non gli rimaneva adesso che salire al piano superiore. Il suo obiettivo però non era Isabel. Lei l'avrebbe lasciata ad Armand. Lui voleva Colonna e il segreto dei Catari.

Ma prima di tutto la vendetta.

Ancora gli bruciava ciò che era successo nei sotterranei del monastero di Uclés e stava aspettando quel momento da un sacco di tempo.

Quel dannato agente italiano era sfuggito ai Cavalieri dell'Ordine troppe volte, questa sarebbe stata l'ultima.

Avvolto dal silenzio prese la scala di pietra all'interno della torre sette. Il segnale di Isabel che lampeggiava sul suo cellulare gli stava indicando che lei non era molto lontana, probabilmente nascosta in una delle stanze appena sopra di lui.

Doveva usare cautela.

Stando alla mappa, la sala in cui sarebbe arrivato era la numero otto e già là dentro avrebbe potuto trovare qualche sorpresa.

Lo dimostrava la presenza di Isabel. Se c'era lei, doveva esserci anche Colonna.

Salì i gradini di pietra molto lentamente, con la pistola in pugno, il cuore che batteva a un ritmo accelerato per colpa dell'adrenalina.

Era pronto alla battaglia.

***

Isabel udì dei passi, leggeri, quasi vellutati, ma il suo istinto allenato li riconobbe lo stesso. E non provenivano dalla sala davanti a lei, ma dalla stessa in cui si trovava, pochi metri nella direzione opposta.

Qualcuno doveva essere entrato passando dal percorso che iniziava dalla sala quattro del primo piano, con l'intento, alquanto ovvio, di sorprenderla alle spalle.

Non sapeva se si trattasse di Correa o di Amaury, ma di sicuro, chiunque dei due fosse, aveva commesso un grosso errore.

Tirò fuori dalla giacca il telefono. In precedenza aveva scaricato la mappa dei due piani del castello e adesso voleva visualizzare quella relativa al secondo.

Doveva verificare una cosa.

L'aprì.

Appunto

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Appunto.

Proprio come aveva pensato. L'unico luogo dove il suo avversario si sarebbe potuto nascondere era il vano scale della torre cinque, dalla parte opposta rispetto a dove si trovava lei.

Mise via il cellulare.

Con la pistola in mano si appoggiò alla parete, proprio sull'angolo della stanza e si preparò all'azione.

Restava solo da capire chi dei due avrebbe fatto la mossa per primo.

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