Città del Vaticano
Biblioteca Apostolica
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Monsignor Ettore Colonna stentava a credere ai propri occhi. Dopo mesi di intensi studi e ricerche tra numerosi archivi, discussioni con esperti, incontri con storici e la consultazione di decine di libri, finalmente aveva trovato un indizio tangibile
Poche parole, ma dal significato inequivocabile.
A Montsègur, un segno, mura del castello, torre.
Era molto di più di quanto avesse sperato.
Senza perdere tempo annotò quella frase sul taccuino, poi si alzò stirandosi la schiena indolenzita. Gli anni gli pesavano sempre di più e sapeva che presto non sarebbe più stato in grado di gestire l'onere del suo incarico che aveva mantenuto per quasi un decennio.
Ma non era ancora il momento di arrendersi.
Gettò un'altra rapida occhiata al volume che aveva appena consultato, le «Confessioni degli ultimi catari», quindi, con un sorriso di soddisfazione, lo rimise al suo posto.
Uno scritto decisamente interessante mormorò fra sé ripensando per un momento al contenuto di quel registro, un insieme di tutte le deposizioni che, tra il 1320 e il 1325, erano state estorte agli eretici albigesi dall'inquisitore Jacques Fournier, vescovo di Pamiers, divenuto poi papa con il nome di Benedetto XII.
Uno spaccato della vita spirituale e del credo della dottrina albigese, ma non solo.
All'interno del materiale raccolto, disseminati qua e là, aveva rinvenuto una ricca miniera di informazioni frammentarie che, una volta esaminate con attenzione e collegate tra loro, confermavano solo quanto molti studiosi, incluso lui stesso, avevano da tempo sospettato. Tra il Duecento e la prima metà del Trecento, il catarismo non era affatto scomparso, come la Chiesa aveva strenuamente sostenuto. Anzi, si era diffuso ampiamente nell'area occitana come un'onda improvvisa e inarrestabile, tanto da oltrepassare i confini delle regioni limitrofe, arrivando persino in Italia.
La sua bocca si atteggiò a un leggero sorriso ironico mentre ragionava su quali sarebbero state le reazioni della comunità religiosa se quelle notizie fossero state rese pubbliche, ma poi scosse la testa.
Gli sarebbe piaciuto vedere anche la faccia dei suoi boriosi colleghi studiosi, così fermamente ancorati a vecchie tradizioni, ma dubitava che sarebbe mai accaduto. Nessuno scandalo doveva intaccare la facciata del Vaticano.
Questa era la regola.
Chiuse la pesante porta di legno e uscì a passo lento dalla Biblioteca Apostolica. Aveva la mente ancora in subbuglio e si sentiva pervaso da una forte adrenalina. Quella frase rappresentava di fatto il primo vero indizio verso il raggiungimento di un segreto occultato con estremo sacrificio per più di ottocento anni, un segreto per il quale erano morti centinaia di migliaia di innocenti.
Come lo avrebbe gestito?
Una vaga idea ce l'aveva.
Attraversò in silenzio il Salone sistino dirigendosi a passo rapido verso il corridoio che portava al suo studio, situato nel Palazzo Apostolico vicino ai sontuosi appartamenti Borgia.
In giro non c'era anima viva e il pesante silenzio che aleggiava fra quella mura ebbe il potere di calmarlo.
Ripensò per un attimo alla dottrina catara e al destino orribile toccato a tutti coloro che vi avevano aderito. Come uomo di chiesa si era sempre domandato cosa si fosse celato davvero sotto tutta quella insensata crudeltà, o cosa avesse spinto il Papa a indire una vera e propria crociata contro un gruppo di cristiani che non auspicavano altro che un deciso ritorno alla povertà predicata da Cristo, e adesso lo sapeva.
I suoi passi intanto risuonavano sul pavimento mentre i pensieri continuavano ad arrovellarsi gli uni su gli altri.
Il corridoio fece una svolta a destra e lui si mosse in quella direzione.
A un tratto però, si bloccò. Gli sembrava di aver udito un leggero rumore di passi dietro di sé. Con il cuore in agitazione, si voltò, ma non vide nessuno.
La fioca luce che illuminava il lungo corridoio gettava ombre scure alle pareti. Attese ancora qualche istante, poi riprese a camminare, stavolta più in fretta.
All'improvviso non si sentiva più tanto sicuro.
In mano stringeva il taccuino.
Cercò anche di dirottare la mente verso altri pensieri consapevole di essere un po' troppo suggestionabile, ma l'ansia lo aveva ormai invaso stringendolo in una morsa.
Forse sarebbe stato utile parlare con De Nobili. Sapeva che anche lui amava leggere fino a tarda sera, quindi era probabile trovarlo sveglio. E poi doveva chiedergli un favore.
Ma non era l'unico a cui avrebbe dovutorivolgersi quella sera. Una volta tornato nel suo studio, avrebbe anche scrittoa un'altra persona che, a differenza del cardinale, non aveva sentito né vistoda molti anni. Probabilmente non sarebbe stata felice di ricevere la suarichiesta, ma era sicuro che alla fine non si sarebbe tirata indietro. Giuntodavanti alla porta dello studio di De Nobili, con un sospiro bussò.
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I custodi del destino
Narrativa StoricaMontsegur - 16 Marzo 1244 Sono passati più di trent'anni da quando Papa Innocenzo III ha indetto la terribile crociata contro gli eretici albigesi e la situazione sta volgendo al suo drammatico epilogo. Migliaia di innocenti sono stati massacrati, e...