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Sono chiusa in una stanza.

Ho camminato lungo tutto il perimetro, facendo scorrere la mano lungo le pareti. La stanza è piccola. Ma non piccolissima. Una via di mezzo.

Ho sentito che c'è una sorta di vetrata.
Come se fosse una finestra, in cui dall'esterno possono osservare quello che faccio.
C'è così tanta luce, che trapassa pure la mia benda.

Poi non c'è nient'altro.
Oh almeno, non sulle pareti.
Non so cosa ci sia al centro, non posso togliere ancora la benda.
Non so nulla.
Ne cosa ci faccio qui, ne cosa devo fare, e ne perché mi hanno chiusa qui dentro.
Chissà.

«Signorina Heaven Glass, è pregata di togliersi la benda.» Dice la voce metallica. È sempre la stessa.

"È pregata"  che tradotto sarebbe: "è obbligata"
Solo detto in maniera più... cortese.
Anche se non capisco cosa ci possa essere di cortese, nel chiudermi in una stanza senza sapere nulla.

Prendo un respiro, e slaccio il nodo della benda.
Dopo averla tolta, me la lego intorno ai capelli, come se fosse un semplice elastico.
Come se non fosse qualcosa che mi impedisce di essere letale e terribilmente pericolosa.

Poi guardo cosa ho davanti: sulla sinistra c'è un tavolino circolare, piccolo e alto, con sopra, un blocco di legno. Al suo fianco, sulla destra, c'è lo stesso tavolino, ma questa volta, sopra c'è legato un animaletto.
Non so cosa sia.

È piccolo e brutto. Ha gli occhi rossi e il pelo bianco. Ha una coda lunga e sottile, ed ha un corpo allungato. È basso, ed ha delle piccole zampette. Sul muso ha dei baffetti.
Chissà che animale è.

Poi volto lo sguardo ancor più a destra, e c'è una sedia. Una sedia, con un'uomo legato sopra.

Il mio cuore smette di battere.
I miei occhi vogliono smettere di guardare.
E i mei polmoni vogliono smettere di trattenere l'aria.

Voglio rimettermi la benda.
Voglio scappare da questa stanza.
Voglio bruciare tutto.

Ho capito. Ho capito, cosa dovrò fare.
Ho capito perché mi hanno portata qui, e ho capito cosa si aspettano da me.

Devo usare il mio calore, per bruciare un'oggetto. Un animale. E una persona.

Vogliono usarmi per studiarmi. Per capire la mia "mutazione genetica" e per capire cosa sono in grado di fare.
Vogliono studiarmi, come se fossi un libro aperto.

'Voi siete unici. Siete particolari, siete diversi.' Hanno detto.
'In voi c'è qualcosa che non ci saremmo mai aspettati che potesse accadere' ci hanno spiegato.
'Voi siete un'anomalia. Siete un errore.' Hanno ripetuto un sacco di volte.
'Per questo vi teniamo qui al sicuro. Vi stiamo proteggendo.' Ci hanno assicurato.

«Heaven Glass, faccia un passo avanti, verso il primo tavolino.»

Faccio come dicono, perché so di non aver scelta.

«E adesso, bruci il pezzo di legno.»

Prendo un respiro, strizzo gli occhi e mi metto e fissare quel blocco di legno sopra il tavolino.
Lo fisso come se stessi cercando di vederci attraverso, e di capire come sia fatto all'interno.
Lo fisso, con lo stesso sguardo con cui — probabilmente loro mi stanno osservando.

Se qualcuno non sapesse che sono in grado di bruciare con un solo sguardo, mi prenderebbero sicuramente per pazza.

«Heaven Glass, si concentri, e cerchi di trasmettere tutto il suo calore sull'oggetto.»

𝑺𝑯𝑨𝑻𝑻𝑬(𝑹𝑬𝑫) -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora