XVIII • QUID AGIS?

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PRIDIE KALENDAS IANUARIAS
Faber est suae quisque fortunae.

La Voce dell'Impero, per la vostra sicurezza.
A communi observantia non est recedendum - dalle regole comuni è bene non discostarsi

«Sei pensierosa» mi sussurra Nerva, a cena.

«Trovi che sia strano, per un Pensatore?» gli chiedo, infilandomi in bocca un pezzo di pane.

Non mi piace cenare in mezzo alle statue olografiche della Curia Hostilia. Ho come l'impressione che mi stiano guardando male. Osservo il filetto di protocarne che Silia ha fatto rosolare sulla piastra a induzione che è stata portata su dalla Suburra e posizionata nell'angolo ora adibito a cucina, insieme a un numero di provviste congruo per un gruppo di sole sei persone e al tavolo di legno su cui ora la cena giace in attesa di essere divorata.

«C'è una cosa a cui non riesco a smettere di pensare da qualche giorno» aggiungo.

Silia e Corvus parlottano appena tra un boccone e l'altro, mentre Gallius spilucca qualcosa in silenzio.

«È Settimo nudo, vero?» domanda Nerva.

Sono colta talmente alla sprovvista che rischio di strozzarmi.

«Ma dai, Cesare».

«Dobbiamo essere onesti» risponde lui, vuotando il bicchiere con il vino. «Non è qualcosa che si veda tutti i giorni».

Eh, beh, in effetti no. Anzi, è qualcosa che non si è mai visto prima. Eppure, stranamente, non è quello a cui stavo pensando.

«Riguarda la Suburra?» mi chiede Nerva, infine. «Bulla Aurea mi ha accennato a degli... imprevisti. Verrà su domani per discuterne».

«Non mi piace come si sta mettendo la situazione» dico. «Ci sono stata oggi a controllare Derclide».

«Se qualcuno ti ha dato fastidio la prossima volta ti farò accompagnare da Settimo o da Gallius» dice l'imperatore. Anche se sappiamo benissimo che entrambi hanno cose ben più importanti da fare che scortare me. Gallius è l'unica guardia del corpo dell'imperatore, mentre Settimo è partito oggi all'alba con una squadra per l'esplorazione della foresta, proprio come concordato.

«Nessuno mi ha dato fastidio» rispondo. «Ma, se vedessi come è ridotto il Macellum, ti renderesti conto che le misure di sicurezza anti Taciti, lì, hanno superato di gran lunga le tue disposizioni».

Disposizioni che, in teoria, prevedevano null'altro che fuochi accesi e sorveglianza armata. Niente a che vedere con il modo assurdo in cui li ho visti prepararsi per la notte quando sono andata via.

«Sprangano porte e finestre tutte le sere, a quanto pare» spiego. «Man mano che il sole cala vengono sopraffatti dal terrore».

«Credi sia colpa di Marcus e Flaviana?» mi chiede Nerva. «Credi siano stati loro a seminare il panico?»

«Non è che lo credo, ne sono certa» rispondo. «Lì, in teoria, tutto funziona a meraviglia. Gli uomini di Bulla Aurea sorvegliano egregiamente la Spelonca e il Macellum, i cittadini lavorano a turno nelle cucine... ognuno fa il suo dovere. Ma loro due li stanno terrorizzando con questa faccenda dei Taciti. Fino a indurli a compiere...»

Merda. Non sono più sicura che sia il caso di dirlo, visto che Fumilla mi ha pregato di non farlo.

«Cosa?» mi chiede l'imperatore.

«Ecco...» tentenno perché, non so per quale motivo, vengo colta dall'idea che lui possa arrabbiarsi, «... stanno facendo dei sacrifici ai Taciti».

SATURNALIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora