XXXII • CUI PRODEST?

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«Sì, ha perfettamente senso». Silia annuisce seria. È venuta a sedersi accanto a noi e, ora, muove appena le labbra mentre ripassa la mia teoria osservando un punto non identificabile sul soffitto, poiché qui non ci sono schermi su cui scribacchiare né proiettori olografici.

«Per quanto assurdo possa sembrare, devo ammettere che è una ricostruzione perfetta» sussurra Corvus. «Da dove l'hai tirata fuori?»

«Da alcuni pensieri sconclusionati che mi hanno afflitta durante il dormiveglia. E dal nome del progetto». E da ciò che mi ha raccontato Nerva riguardo la rivolta della Suburra e il suo tentativo di placarla con una simulazione dei Saturnalia in grado di sconvolgere la plebe. «Parlavamo di quell'ultimo colpo di coda della Glaciazione, giusto? Voi Àuguri chiamate questo fenomeno Dryas Superiore, mi hai detto. Ma qualcun altro, vent'anni fa, ha deciso di chiamarlo Auspicia Adversa, cioè cattivo presagio. E se un Dryas Superiore è un fenomeno normale e autolimitante, un auspicia adversa rappresenta un'emergenza su cui intervenire».

«Da placare immediatamente conquistandosi la benevolenza degli dei» annuisce Silia. «Tramite un pratico Ver Sacrum, rapido e indolore. Deciso a tavolino vent'anni fa, quando hanno dovuto abbandonare le speranze di riuscire a spostare la città su quest'isola, e messo in atto nel nostro ventesimo anno di vita, proprio come nella tradizione arcaica».

«Proprio così» confermo.

«Un Ver Sacrum programmato, per placare l'ira degli dei e far rialzare le temperature» sospira lei. «Ammetto che sarebbe consolatorio pensare di essere qui per una giusta causa, perché qualcuno ha agito in questo modo a fin di bene».

«Nessuno, qui, ha agito a fin di bene» la contraddico. «Pensateci un attimo. Sono stati replicati il comitium e il Macellum e va bene, ha senso. Se fossero riusciti a trasferire la città, i Senatori avrebbero avuto bisogno di un luogo in cui riunirsi e gli schiavi di una struttura in cui essere allevati. Ma la Spelonca?  E le rovine della Domus Augustea? Che utilità avrebbero mai potuto avere una finta miniera e un falso archeologico?»

«L'utilità di far credere alle persone di essere ancora a Nova Roma-II» mi precede Corvus. «Proprio come l'abbiamo creduto anche noi appena siamo arrivati qui. E questo è il motivo per cui era indispensabile avvalersi di un cunicolo gravitazionale e non di qualsiasi altro mezzo di trasporto come un aeronautilus».

«Esatto» dico. «Una volta costruite anche le mura nessuno si sarebbe accorto di niente».

«Ma perché fare una cosa del genere?» domanda Silia, accigliata.

«Per impressionare il volgo» rispondo. «La gente non si sarebbe resa conto di aver lasciato Nova Roma-II, ma si sarebbe ritrovata, da un momento all'altro, catapultata in un clima estivo».

«Sarebbe stata una dimostrazione di forza sconvolgente» concorda Corvus. «L'uomo che, finalmente, riesce a piegare gli dei al proprio volere».

«E quando, in seguito, hanno dovuto abbandonare il progetto per colpa dei Taciti, hanno pensato bene di riciclare quest'isola per indire un Ver Sacrum» dico, «e cercare di placare l'ira di Saturno mandandoci qui a morire. A morire o per un secondo tentativo di colonizzazione, chissà».

«Magari entrambe le cose» dice Corvus.

«Mi vengono in mente due domande, però». Silia non è del tutto convinta. Non perché la ricostruzione non sia assolutamente perfetta. Ma perché una simile, ignobile macchinazione va ben oltre quello che la sua anima virtuosa possa arrivare a contemplare. «Se davvero siamo arrivati qui attraversando un cunicolo gravitazionale... come è stato possibile far sì che esso risucchiasse solo noi e non tutti gli altri? E poi, per quale motivo gli schiavi sono stati privati del collare?»

SATURNALIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora