IX • NON POSSE PRAETENDITUR

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ANTE DIEM DUODECIMUM KALENDAS IANUARIAS
CI SATURNALIA
NOS VOBIS OPTIMIS SATURNALIA AUSPICAMUS
La Voce dell'Impero, per la vostra sicurezza.
A communi observantia non est recedendum - dalle regole comuni è bene non discostarsi

***

«Dai, ora puoi guardare» sogghigna Bulla Aurea.

Non capisco perché Silia gli dia retta. Non capisco perché Silia gli dia sempre retta.

«Dei!» urla, infatti, coprendosi gli occhi con le mani e suscitando l'ilarità generale.

La notte nella radura è tiepida e piena di stelle e noi siamo sazi, alticci e, vista la situazione generale degli ultimi giorni, tutto sommato, piuttosto rilassati. I falò scoppiettano placidi, i musicisti suonano a tutto spiano accompagnando stornelli stonati e lo spettacolo che stiamo osservando è... uno spettacolo particolare.

«Dai, cazzo! Ci siete quasi!» incita Bulla Aurea, poi torna a voltarsi verso Silia. «Che c'è? Non ti piacciono i funamboli?»

«Ma questi non sono funamboli!» ribatte lei.

E, beh, tecnicamente lo sono. Sono funamboli. Stanno percorrendo un tortuoso percorso in equilibrio su una serie di sottili travi di legno fissate agli ulivi più robusti e sospese a un paio di metri da terra, tra le urla e le incitazioni della folla accaldata e avvinazzata.

Certo, sono funamboli nudi, questo sì. Nudi, e in fase di accoppiamento.

«Ma come... come fai a guardare una cosa del genere?» mi domanda Silia, con una punta di isteria nella voce.

«Frequento le serate imperiali da quando avevo quindici anni. Sono abituata a vedere le persone che fanno sesso».

«Ma questi due non stanno facendo... cioè, quella non è la sua... lui non la stava... dei!» farfuglia, con le mani tra i capelli.

«Beh, la principessa a novanta è una sbrindellona dell'Urbe, mentre il ragazzone dietro di lei è uno schiavo» annuisce Bulla Aurea, passandole un braccio intorno alle spalle. «Lui, giustamente, entra dalla porta di servizio. Capisci, è una questione di rispetto».

«Ah, lui è uno schiavo?» domanda Marcus, che nell'ultimo quarto d'ora si è sistemato gli occhiali sul naso una volta ogni venticinque secondi circa, per scongiurare il rischio di perdersi anche un solo istante di questa gloriosa prestazione, suppongo.

Flaviana, per qualche motivo che ignoro e che preferisco continuare a ignorare, è aggrappata al suo braccio dall'inizio del numero e, di tanto in tanto, la vedo portarsi una mano alla bocca per parlargli nell'orecchio e ridacchiare.

«Sì, uno del Macellum» conferma Bulla Aurea. «Lo chiamavano Treppiede, sai perché?»

«Grazie, Bulla Aurea» interviene l'imperatore.

«No, cazzo!» urla lui, quando la sbrindellona dell'Urbe perde l'equilibrio e precipita tutta nuda sulla folla accalcata sotto di lei.

«Posso guardare, ora?» mi domanda Silia.

«Non ancora, a meno che tu non voglia scoprire perché lo chiamano Treppiede» rispondo. «Che peccato però, avevano quasi terminato il percorso».

SATURNALIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora