XV • SI NUMERARE NOS COEPERENT

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«Più elementi avremo a disposizione, più avremo speranza di riuscire a raccapezzarci qualcosa» dice Silia, scribacchiando con la stilo digitale sullo schermo che ha davanti. Una proiezione olografica del suo schema prende subito forma davanti ai nostri occhi.

Sapevo che la Curia Hostilia fosse il posto più adatto in cui riunirci per discutere.

«Per favore, chiunque sappia qualcosa, qualsiasi cosa, la condivida con gli altri».

«Cesare» lo chiamo, e la striscia di led blu sul pavimento davanti a me si accende. Mi ero interrogata sulla loro funzione, la prima volta in cui ero entrata qui dentro. E sarebbe un indicatore davvero indispensabile per segnalare chi sia stato a prendere la parola, se tutti e trecento i posti fossero occupati. Nel nostro caso, visto che siamo solo in otto, risulta un po' meno utile, ma ugualmente d'effetto. «Che tu sappia, in caso di malfunzionamento dell'impianto di scongelamento, la sirena dell'allerta civile suona subito? O è necessario, non so, che la temperatura scenda sotto un certo limite?»

«Suona immediatamente» risponde, seduto accanto a me. «Il malfunzionamento dell'impianto è la massima allerta possibile. Perché lo chiedi?»

«Perché Valentiniano era già arrabbiato e preoccupato. Già diversi minuti prima che suonasse la sirena. Lo so perché ero a una delle sue serate imperiali, insieme a Segesto» rispondo. «E a Settimo. C'era anche Settimo».

«C'ero anch'io, è vero» conferma, mentre i led della sua postazione si accendono. «Ma non ho notato stranezze nell'umore di Valentiniano».

«Hai ragione» mi ricordo, d'improvviso. «Tu non puoi averlo notato, perché avevi già lasciato il triclinio».

E aveva già lasciato il triclinio poiché, dopo il combattimento, era stato allontanato dalla sala. Perché, anche se ora occupa il seggio senatoriale proprio davanti al mio, poco più di una settimana fa aveva un collare al collo. Poco più di una settimana fa io non avevo il coraggio neanche di guardarlo negli occhi.

«Che cosa hai notato, quindi?» mi domanda Silia, un po' interdetta di fronte al mio tentennamento.

«Valentiniano è stato raggiunto da quei due senatori che costituivano il comitato di organizzazione dei Saturnalia insieme a lui» spiego. «Ero troppo distante e non so cosa si siano detti. Il lettino tricliniare su cui Valentiniano era stravaccato, però, disponeva di sensori d'umore. E posso assicurarvi che il suo umore era nero».

I miei compagni restano tutti in silenzio.

«Se non potevano sapere dell'impianto di scongelamento, significa che c'è stato qualche altro problema, probabilmente proprio con i Saturnalia» conclude Silia, appuntandoselo.

«Tu ne sai qualcosa, Cesare?» domanda Marcus, con un tono tutt'altro che conciliante. «Stiamo parlando di uomini ai tuoi ordini diretti—»

«Per cortesia» lo interrompe Silia, con gentilezza ma decisa. «Non siamo qui per accusarci a vicenda. Questo tono insinuante non è ammissibile in un dibattito civile».

«Non ha importanza» risponde l'imperatore. Ma non mi convince. Sembra ancora più stanco e provato di ieri sera. Lo osservo passarsi una mano tra i ricci e mi accorgo che questa ha un tremore leggero. «Se ne sapessi qualcosa non sarei qui in balia degli eventi proprio come te, Marcus. Comunque, qualsiasi cosa sia accaduta, appurato che non verranno a prenderci, ci sono varie cose di cui occuparci».

«Siamo qui per servirti, Cesare» gli dice Settimo.

«Non possiamo più permetterci di rimanere fermi ad aspettare» dice, alzandosi in piedi. Sono sicura che abbia qualcosa che non va. Però, quando si tratta di prendere la parola, lo fa con tono fermo e autorevole. «È necessario organizzare delle spedizioni nella foresta per cercare di capire dove siamo».

SATURNALIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora