EPILOGO

119 19 260
                                    

«Sai qual è la cosa che più mi stupisce?» domando a Derclide, intenta a osservare Coso esibirsi nei suoi primi, patetici passetti su uno dei ponti coperti della Caput Mundi. «Che invece di migliorare, crescendo sta diventando sempre più brutto».

«Sta prendendo proprio le sembianze di un piccolo rospo» ride lei.

«Bravissimo!» grida invece Fumilla, sollevandolo tra le braccia non appena lui riesce a raggiungerla. «Guarda! Guarda che bello il mare!» insiste, e gli indica con il dito la desolante distesa ghiacciata che, attraverso la copertura in vetro infrangibile del ponte, si staglia davanti ai nostri occhi.

«Vieni da zia» gli dico, strappandoglielo dalle mani. «Diglielo alle tue mamme che tu preferisci le acque calde e stagnanti come tutti gli anfibi anuri».

Proprio mentre Coso sta articolando delle lettere a caso per elaborare un tentativo di risposta alla sua portata, la semistagna tagliafuoco si spalanca con uno sbuffo.

«Merula» mi chiama Silia, materializzandosi dietro la porta. «Vieni? Abbiamo delle novità».

«Stavo parlando con Coso» protesto.

«E cosa ti stava dicendo?» mi chiede lei, aggrottando appena le sopracciglia.

«Non lo so, una di quelle cose orribili che dicono i bambini» provo. «Ripetilo anche davanti a zia Silia, se hai il coraggio, avanti».

«Muovi il culo, Merula» gracchia Corvus, comparendo sulla soglia alle spalle di Silia.

«Culo» ripete Coso.

«Stupendo» commento, e lo smollo tra le braccia di sua madre.

Mi incammino insieme a Silia e Corvus lungo la nave. Che, accidenti, non è solo una nave. È una vera e propria città su scafo, nella quale vivono più di cinquemila persone.

Ci lasciamo alle spalle i quartieri residenziali, che sono suddivisi in vari livelli e sezioni per accontentare i gusti e le necessità di tutti: dagli attici con vista panoramica ai comodi appartamenti familiari. Quel che conta è che, indipendentemente dalla tipologia, ogni residenza è dotata degli stessi identici sistemi di climatizzazione autonoma, stesse finestre panoramiche con vetri termici e stessi spazi modulari personalizzabili.

Attraversiamo a passo svelto la piazza centrale, sormontata da una copertura infrangibile trasparente e circondata da giardini verticali e parchi artificiali in cui la vegetazione cresce rigogliosa, e raggiungiamo il ponte di comando e la sala riunioni.

Niente è cambiato, rispetto a quando, più di un anno fa, l'ho visionata per la prima volta. C'è il tavolo ovale con l'olo-schermo al centro, le sedie ergonomiche tutte intorno e i tre triumviri olografici azzurrini. Solo che adesso, in un certo senso, è come se fosse un po' anche casa mia.

«Ciao» dico ad Arman, mettendomi a sedere accanto a lui. «Coso ha imparato a dire culo, non vedo l'ora di fartelo sentire».

Lui sorride. Dei, quanto è bello quando lo fa.

«Ci siamo riusciti» esordisce Gneo. «Io e Corvus ce l'abbiamo fatta. Siamo riusciti ad agganciarci alla Voce dell'Impero».

«Ho buttato giù il testo per la prima comunicazione» dice Marcus. «Dei, pagherei per vedere le loro facce, quando comparirà su tutti gli schermi di Nova Roma-II!»

«Fammi vedere» gli dice Bulla Aurea, spintonandolo per leggere dal suo schermo.

Dopo la prima esplosione era fuoriuscito dalla Curia per insultarci. Questo gli ha salvato la vita. E, devo dire, la sua presenza si è rivelata preziosa.

SATURNALIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora