XXII • TITII

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«Accidenti, oggi sei bellissima» esordisce Corvus, non appena varco la soglia del Secretarium Senatus per raggiungere lui e Silia alle nostre usuali postazioni nella Curia Hostilia.

«Davvero?» domando, stupita.

«No, stavo scherzando» risponde. «Sei una cosa che non si può guardare. Perché hai sempre un aspetto tanto orribile, ultimamente?»

«Questo è un tuo parere personale» dico, mettendomi a sedere al mio seggio. «Lucius, per esempio, dissentirebbe. Vero, Lucius?»

«Dipende» grida lui in risposta, dalla sua nicchia, mentre gli altri ologrammi scuotono la testa, disgustati, «da cosa sei disposta a mostrarmi per convincermi del contrario».

«Ci penso» gli dico.

«L'imperatore sta meglio?» mi sussurra Silia, mentre Corvus addenta una mela come se non mangiasse da ieri. Tanto che, in effetti, mi viene il dubbio che sia proprio così.

«Molto meglio, sì» le rispondo, provando un irrefrenabile moto di gratitudine per lei. «Settimo è ancora dentro con lui. Vi ha raccontato ciò che ha scoperto, a proposito? Dell'isola e del mare ghiacciato?»

«Sì, sì» mi rassicura Silia. «Lo ha fatto».

«Dunque» comincia Corvus, schiarendosi la voce.

«La statua della lupa nascondeva il ServIm?» domando, impaziente.

«No» risponde. Poi, prima che corra di nuovo il rischio di mettermi a piangere, aggiunge: «Nascondeva l'ingresso di una vera e propria stazione di controllo».

«Una stazione di controllo?» domando. «Controllo di cosa?»

«Di questo parleremo tra poco» dice. «Voglio prima mostrarvi qualcosa».

Mentre io e Silia lo osserviamo sconvolte, il suo tradizionale bastone di legno – finto legno, direi, a questo punto – a forma di punto interrogativo lampeggia un paio di volte prima di sparare una proiezione olografica proprio davanti ai nostri occhi.

I nostri e quelli, ora attenti e ammirati, delle statue olografiche alle nostre spalle.

«Yu-huuu!» ulula Lucius, poi si sporge per rivolgersi ai colleghi, tutto eccitato. «Quella sì che è una mazza olografica, altro che le vostre!»

«Notevole» sono costretta a convenirne. «Ho sempre pensato fosse solo un bastone. Non ne avevo idea».

«Fa' pure finta di continuare a non avercela» risponde lui, poi si schiarisce la voce, mentre la scansione biometrica di un uomo intabarrato in una specie di montone peloso prende forma davanti ai nostri occhi. Non solo ha una pancia esagerata ed è grosso e sgraziato come un armadio, ma, per nostra sfortuna, non è stato in grado di resistere il mezzo secondo necessario a passare sotto lo scanner senza infilarsi un dito tozzo dentro il naso. E quindi, ora, eccoci qui, attoniti davanti al delicato effetto rimbalzo dell'immagine, che ci costringe a guardarlo ravanarsi nella narice pelosa ancora e ancora. «Ed ecco a voi Tizio numero 1».

Er Trippa, c'è scritto sotto. Ma Tizio numero 1 può andar bene lo stesso, stabilisco.

Corvus ha il buon cuore di graziarci, interrompendo quello spettacolo inverecondo, e vari Tizi iniziano a scorrerci davanti, anonimi e deprimenti.

«Siamo quasi arrivati alla parte interessante» annuncia, continuando a scorrere. «Questo è Tizio numero 14, questo è Tizio numero 15, questo è un pene che pende a sinistra, questo è Tizio numero 16... ah, eccolo qui. Tizio numero 17».

Tizio numero 17 si materializza. A differenza degli altri energumeni che l'hanno preceduto, è giovane, esile e longilineo, indossa un paio di occhiali dalla montatura sottile e ha un caschetto in testa. Lo riconosco subito. È quello in dotazione agli ingegneri del METI.

SATURNALIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora