XXX • NEMINEM REGEM NON EX SERVIS

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È peggio di quello che temessi. È persino peggio del caos in cui mi sono imbattuta il giorno dell'incendio alla Suburra. Perché quel giorno era in corso una rivolta. Oggi, invece, dilaga una totale assenza di ordine, di regole, di una struttura organizzata che possa mettere un freno agli eccessi.

E ora, sopra le grida disperate di una ragazza che non posso salvare, mi pare di risentire nella mia testa le parole che Segesto ha rivolto a Marcus, nel comitium, il giorno del fulmine.

Gli eventi non capitano a caso, ma si susseguono secondo un disegno prestabilito.

E mi tornano in mente per ricordarmi che tutto questo è già successo. È la storia di Nova Roma-II. La storia di Nova Roma-II che si ripete a Nova Roma-III.

Tutte le cose che accadono sono già accadute in passato e, ciclicamente, riaccadranno in futuro.

Gli abitanti di Nova Roma-II erano gli unici sopravvissuti alla Grande Glaciazione. Gli unici. Non avevano nemici. La loro società non correva alcun rischio. Nessun rischio escluso quello di vedere i propri cittadini cominciare ad ammazzarsi gli uni con gli altri.

Nova Roma-II non era nata per essere una monarchia, non era nata per essere un impero. Nessun imperatore, niente schiavitù. Solo governanti eletti dai cittadini. Tutti i cittadini. Probi e saggi, corrotti e ignoranti. Era qualcosa in cui gli arcaici avevano fallito, ma che i Padri Costituenti di Nova Roma-II hanno avuto l'ambizione, o forse la presunzione di poter perseguire. La chiamavano democrazia.

«Eri in bagno con Settimo, prima?» sento domandarmi, e mi volto di scatto.

«Flaviana» gracido, con il fumo nel naso. «Che stai facendo? Cos'è questo casino?»

È appena rientrata nella Curia. È spettinata e sporca di terra e di sangue.

«Lascio che i ragazzi si divertano un po'» risponde. «Se lo meritano».

No, non è vero. La verità è che è costretta a farlo. Perché il suo controllo su di loro è sempre più debole. Per questo ha bisogno di Settimo. Perché sa che lui riuscirebbe a rimetterli al loro posto.

«Flaviana, senti» le dico, avvicinandomi di un passo per essere certa che mi ascolti sopra le grida e il frastuono. «Andiamo via da qui».

«Sei impazzita?» domanda, attonita. Poi si guarda intorno alla ricerca di uno degli uomini di Bulla Aurea che, fortunatamente, non trova. «I miei ragazzi non vedono l'ora di mettere le loro mani zozze su di te».

«Ascoltami» tossicchio. «Lo sai che questa situazione ti è sfuggita di mano. Si rivolteranno contro di te. La prossima ragazza a finire sotto le mani zozze dei tuoi ragazzi sarai tu stessa».

«Io ho il favore del popolo».

«Sai cosa accadrà» insisto. «È già accaduto. Lo abbiamo studiato a scuola».

Scaccio subito dalla mente quel pensiero che sembra far parte della vita di qualcun altro. Io e Flaviana a scuola insieme. Io e Flaviana al banco insieme.

«Sono stata eletta dal popolo» ripete. «Che ha, da sempre, la tendenza a sottomettersi a un capo per cercare protezione».

«Ti si sono sottomessi solo perché tu hai fatto leva sulla paura» preciso.

«Avevano bisogno di qualcuno che li proteggesse, visto che l'imperatore era troppo impegnato a farsi di Res Nullius. E a farsi te e Settimo».

«Avevano bisogno di qualcuno che li proteggesse e di qualcuno che promettesse loro la loro parte di miele da succhiare» la contraddico. «E quella gliel'hai concessa: ora vivono nella Curia e hanno avuto accesso alle nostre provviste. Ma la protezione... tu credi che la ragazza violentata si sia sentita protetta da te? A proposito, dov'è?»

SATURNALIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora