XXXIII • AUDENTES FORTUNA IUVAT

147 18 211
                                    

Corvus non ha neanche cominciato a parlare e io ho già iniziato a mostrare i primi segni di decadimento cognitivo.

«C'è qualcosa tra te e Gallius?» sussurro a Silia, in piedi al mio fianco in attesa di istruzioni.

«Ma no... che dici, no...» farfuglia. «È... carino».

«Molto» convengo, anche se non ci avevo mai fatto caso. E sono anche abbastanza sicura che sia una brava persona. Schivo, silenzioso, abituato a stare nell'ombra. Fermo e inamovibile nelle sue virtù, come la sua imperitura fedeltà all'imperatore, ma anche la sua gentilezza e la sua delicatezza. E, perché no, anche i suoi poderosi bicipiti, che sembrano sempre sul punto di ridurre a brandelli la maglietta nera in cui sono strizzati.

«Merula, piantala di cioccare» dice Corvus, a voce altissima, inducendo tutti gli altri a voltarsi verso di me prima che abbia fatto in tempo a distogliere lo sguardo dai poderosi bicipiti di Gallius. «Cerca di concentrarti, che per te sarà già difficile anche senza distrazioni».

«In realtà, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, la faccenda è piuttosto semplice» lo contraddice Marcus, con tutti gli occhi puntati addosso.

«Sappiamo dove si trova il cunicolo» continua Corvus, «e sappiamo come fare ad aprirlo».

«Ah sì?» domando, con più calma possibile, lanciando un'occhiata a Derclide e a Settimo, che è andato a sedersi accanto a lei sul pavimento. «E come?»

«Esattamente come è stato aperto l'altra volta» interviene Marcus. «Con una scarica elettrica».

«È stato il fulmine ad aprire il cunicolo, quindi?» domanda Gallius.

«Sì, ma non era davvero un fulmine» dice Corvus. «È stato un fenomeno elettrico indotto, programmato probabilmente oltre vent'anni fa proprio per condurci qui».

Derclide dà un colpo di tosse e Fumilla le porge subito qualcosa da bere.

«Come facciamo a riaprirlo?» insisto. «Disponiamo di un generatore di fulmini portatile, da qualche parte?»

«No, ma disponiamo di una centrale geotermica vulcanica» mi risponde Marcus. «E del bastone di un Àugure».

«Mantenere costanti i parametri ambientali su una superficie così estesa come quella di quest'isola, senza cupole o altre coperture, richiede una quantità di energia inimmaginabile» dice Corvus, ammirato. «Voi non avete idea di che capolavoro di geoingegneristica siano riusciti a creare. Hanno integrato dei sistemi di riscaldamento radiante con dispositivi di controllo degli agenti atmosferici artificiali capaci di bloccare e riflettere il calore verso la superficie. Un effetto serra controllato, in sostanza. Con monitoraggio costante e automatizzato e autoregolazione integrata».

«È tutto stupendo, Corvus» lo interrompo, prima che il pensiero dei sistemi di riscaldamento radiante integrati con i dispositivi di controllo degli agenti atmosferici artificiali gli provochi una ejaculatio. «Come riapriamo quel maledetto cunicolo?»

«Agendo attraverso il trasduttore centrale» dice Marcus, indicando la cabina elettrica. «È un dispositivo che crea un campo magnetico e lo trasmette a un trasduttore ricevitore che lo trasforma in corrente elettrica».

«Sono come due strumenti musicali accordati sulla stessa nota» spiega Corvus, di fronte al nostro sgomento. «Quando uno vibra, l'altro suona».

«Useremo il bastone di Corvus come ricevitore. Faremo vibrare il trasduttore trasmettitore centrale e lo sentiremo suonare» aggiunge Marcus.

«È una cosa fattibile?» chiedo.

«Assolutamente sì» annuisce mio fratello, poi indica uno dei grossi pannelli di controllo alle sue spalle. «Guardate qui. Questo è il quadro di distribuzione. Come potete vedere, il trasduttore centrale, che si trova proprio in questa grotta, ora distribuisce l'energia ai vari moduli di ricezione dislocati in vari settori per tutta l'isola. Energia che noi condenseremo tutta nel bastone di Corvus».

SATURNALIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora