III • FACIEM PLACIDAM INCONCUSSAM

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Se l'impianto di scongelamento non dovesse essere riparabile, saremo tutti morti in settantadue ore.

L'imperatore Nerva, scortato dalle Penule Blu, i membri della sua guardia personale, fa il suo ingresso nel comitium proprio su questa ultima, fosca previsione di mio fratello. Il primo piano del suo viso sostituisce quello del faccione rubicondo di Valentiniano sul monitor posto sulla facciata della Curia Hostilia e l'intero foro sprofonda nel silenzio.

Se il mio conceptus non me lo impedisse penserei che... sì, penserei che è stupendo. È alto, asciutto, ha i capelli scuri ricci e ribelli, la carnagione chiara, le sopracciglia folte e dritte e gli occhi di un verde chiarissimo contornati da una linea di kajal nero.

Dei, alcune volte odio il conceptus.

«Alcune volte ti sembra di odiare il conceptus» dice Segesto che, purtroppo, è stato in grado di individuare la mia insana infatuazione per Nerva cogliendomi con la guardia abbassata quando io avevo sette anni e lui era ancora il suo precettore.

«Alcune volte sì» ammetto. «Mi fa sentire costretta».

«Sei in errore. È il conceptus a rendere la tua mente libera, talmente impenetrabile alla paura da consentirti di sviare l'attenzione su qualsiasi frivolezza ti capiti a tiro. E tu non riusciresti a essere niente di diverso da un Pensatore, neanche se ti impegnassi». 

«Concittadini, sono qui per ringraziarvi per la vostra pazienza...» esordisce l'imperatore, non appena Valentiniano gli passa il microfono.

«Annuncerà l'annullamento dei Saturnalia» dice mio fratello, grave.

«Ma figurati» gli rispondo. «In cento anni di impero non è mai sussistita circostanza tanto grave».

«...e per recarvi una triste notizia» continua Nerva. «Vista l'eccezionalità dell'emergenza che si è abbattuta su di noi, con l'animo costernato e il cuore afflitto, vi comunico la mia decisione di annullare i Saturnalia di quest'anno».

È possibile che lo sconvolgente ingresso dell'imperatore mi abbia stordita del tutto. Perché ho avuto come l'impressione che abbia appena comunicato di voler annullare i Saturnalia. Poi però, siccome anche Segesto appare incredulo – compatibilmente con la sua intensità espressiva inesistente, ovviamente – e mi sento di escludere che si sia lasciato sconvolgere a sua volta dalla sconcertante avvenenza dell'imperatore, sono costretta a prenderne atto.

Vuole davvero annullare i Saturnalia.

A giudicare dalla moltitudine di uomini in mezza-toga bordata di porpora sperticati in forsennati applausi alle sue spalle, sembra che ci sia in corso una penosa gara di piaggeria, in senato. Che, però, non è sufficiente a placare il ruggito della folla, che si abbatte sul comitium come uno scroscio di grandine.

«Lo so, lo so» riprende l'imperatore. Non tradisce mai alcuna emozione. Appare sempre così misurato e sicuro di sé che gli è sufficiente un solo movimento conciliante delle mani per rabbonire la folla. Riconosco l'impronta lasciata dalla mano di Segesto su di lui. «So bene che, in centun anni dalla fondazione dell'Urbe, mai si è arrivati a dover prendere una decisione tanto drastica».

«Gli Àuguri glielo impediranno» bofonchia Marcus, ormai talmente simile a un uccellaccio del malaugurio che potrebbe confondersi tra gli Àuguri lui stesso.

«Se lo avesse decretato Valentiniano, forse» dico e, intanto, lancio loro un'occhiata. Gli Àuguri, gli inquietanti sacerdoti indovini, siedono subito dietro i senatori adulanti, arroccati sugli spalti in formazione compatta, con i mantelli neri e i cappucci appuntiti calati sulla testa. Ognuno di loro brandisce un bastone dalla cima ricurva come se fosse un'arma. «Ma non si sognerebbero mai di contraddire l'imperato—»

SATURNALIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora