«Bevi un po' d'acqua» dico, avvicinando una bottiglietta alle labbra secche di Derclide che hanno assunto una per nulla rassicurante colorazione grigiastra. «Hai freddo?»
Abbiamo raggiunto il comitium con qualche minuto di anticipo e siamo stati costretti ad appostarci dietro le ultime file di alberi in modo da non essere visti da nessuno se non all'ultimo momento disponibile, quando il cunicolo sarà riaperto e nessuno sarà più in grado di fermarci. Fa freddo. Da quando ha avuto inizio il convogliamento, le temperature sono scese molto più in fretta di quanto avrei potuto immaginare. Il nostro abbigliamento, ora, non ci permette di fronteggiare il clima.
«Sì, ma non mi importa. Io non posso crederci» singhiozza, tremando. «Non posso credere che stiamo davvero lasciando Settimo qui».
No, non posso crederci neanche io. Eppure è esattamente quello che stiamo facendo.
Reprimo l'istinto di abbracciarla e scoppiare in lacrime a mia volta e mi concedo qualche secondo per riappropriarmi del mio raziocinio.
«Se la caverà, non temere» la rassicuro. «Bulla Aurea lo rispetta, non avrà problemi».
Mi chiedo cosa ne direbbe Ezio. Avrebbe davvero acconsentito a tornare a casa lasciando qui la persona a lui più cara? O forse, piuttosto, sarebbe rimasto con lui?
Il pensiero mi attraversa la mente, fulmineo, ma lo allontano subito. Che idea assurda. Lui neanche mi vorrebbe. Anzi, mi ha pregato di prendermi cura di Derclide e di Coso. È per loro che si sta sacrificando. E io non intendo rendere vano il suo sacrificio. Salverò Derclide e questo mostriciattolo che si sta contorcendo urlando tra le mie braccia.
«Sssh» cerco di zittirlo.
Il Vero Sole sta per sorgere ma l'isola è già stata inondata da una luce grigia e piatta. Gli uomini di guardia davanti alla Curia hanno finito la loro ronda notturna anti Tacito e sono rientrati per ripararsi dal freddo che li ha colti impreparati. Bulla Aurea, in teoria, dovrebbe trattenerli dentro fino a pratica ultimata. Siamo d'accordo così. Ma non voglio correre alcun rischio. Non possiamo in alcun modo rischiare di essere scoperti e di mandare tutto all'aria proprio ora che ci siamo così vicini.
«Credi che stia male anche lui?» mi domanda Fumilla, sussurrandomi nell'orecchio. «Avrà freddo?»
«Sicuramente. E avrà anche fame» rispondo. «Derclide al momento è troppo debilitata per riuscire ad allattarlo a dovere».
«Dallo a me» mi esorta Marcus.
Lo osservo con un po' di preoccupazione stringere tra le sue braccia enormi quell'esserino microscopico e iniziare a cullarlo con un vigore un pochino... ehm, un pochino spaventoso.
«Non lo sballottare così» lo prego. «È piccolo».
«Va bene» risponde. «Però guarda, gli piace. Ha smesso di piangere».
«Forse perché è svenuto» dico. Ma non è vero. Anzi, sembra che si stia godendo la sensazione di trovarsi per la prima volta stretto tra due forti braccia maschili. Perché Settimo, nonostante non abbia esitato per un attimo prima di decidere di sacrificare la sua vita per lui, non lo ha mai preso neanche in braccio.
Lui odia il contatto fisico, mi ha detto Derclide. E lo rifugge in tutti i modi, quando non è costretto.
«È ora» ci interrompe Corvus, poi si sfila la veste nera da Àugure e me la lancia, affinché io possa poggiarla sulle spalle di Derclide. «Mancano tre minuti. Dobbiamo andare».
Il cratere del primo impatto ci fornisce un'indicazione precisissima del punto in cui posizionarci. Ma il tempo per farlo è pochissimo e noi, per forza di cose, ci muoviamo a rilento. Da un momento all'altro qualcuno potrebbe fuoriuscire dal portone in ottone della Curia e vederci.
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SATURNALIA
Science FictionDopo la Grande Glaciazione, gli abitanti di Nova Roma-II sono tutto ciò che rimane dell'umanità. Umanità che riesce a sopravvivere solo grazie a sofisticati sistemi di scongelamento e che, negli ultimi cento anni, ha edificato un rigido sistema so...