XVII • NOVA ROMA-III

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Qui c'è bisogno di una riunione d'emergenza.

Sono assolutamente certa che sia la cosa giusta da fare mentre, insieme a Corvus e Silia, discendo a lunghe falcate lungo l'infida stradella che dall'Urbe si scapicolla fino alla Suburra. Siamo stati io e Settimo a percorrerla la prima volta, quella che ormai sembra una vita fa, orientandoci con il fiume e facendoci faticosamente largo in mezzo a rovi e arbusti. Ma, a questo punto, abbiamo fatto talmente tante volte avanti e indietro che si è creato un sentiero.

«Che poi, se ci pensi, è piuttosto interessante» dice Corvus. «Il fatto che il Cesare abbia lasciato il comitium e la Curia Hostilia per recarsi di nuovo nella Suburra, che è esattamente il posto da cui abbiamo deciso di tenerlo al riparo, intendo».

«Ho capito quello che intendi» gli rispondo. «Ma adesso devi stare un attimo in silenzio».

Riesco a udire un debole rumore d'acqua. Un fragore che si percepisce appena e di cui, all'inizio, non comprendo l'origine ma che si fa sempre più forte ad ogni nostro passo, quasi ci stesse invitando ad avvicinarci.

«Ecco, da questa parte, dovremmo essere quasi arrivati» dico, oltrepassando le ultime file di alberi che ci separano da quel corso d'acqua segreto. «Credetemi, non avete mai visto una tale—»

«...mole di uomini nudi?» conclude Corvus, al posto mio.

L'imperatore Nerva, Settimo, Bulla Aurea e mio fratello se ne stanno placidamente a mollo in un piccolo specchio d'acqua turchese all'interno di una modesta insenatura naturale, circondata da rocce calcaree e da una vegetazione primitiva composta da pioppi, salici bianchi e castagni. Quell'esiguo corso d'acqua che ho visto sgorgare dentro la grotta con la lupa, dopo una tortuosa serpentina tra le rocce, si tuffa nel laghetto sottostante con una rigogliosa cascatella.

Gallius è in piedi proprio lì di fianco, con il mitra in mano.

«Dai, cazzo, non avevi detto che avresti invitato anche le femmine!» esclama Marcus non appena ci vede e Bulla Aurea sghignazza.

«È questo il posto che avete scelto per la riunione?» domanda Corvus, con le mani affondate nelle tasche.

«A discolpa di Bulla Aurea posso dire che le terme sono state per me spesso sede di trattative molto interessanti concluse con profitto» interviene l'imperatore. «Ma possiamo comunque recarci altrove, se le ragazze non dovessero essere a loro agio».

«Io, in realtà—» dico, ma Corvus mi interrompe subito.

«Pistolotto da Pensatore in arrivo» sbuffa, sfilandosi la veste da sopra la testa. «Raccontaci ancora di quanto sia disprezzabile il corpo, ti prego».

«Il tuo, forse» gli rispondo, e distolgo lo sguardo quando mi rendo conto che si sta togliendo anche i pantaloni.

«Tu non te ne vergogni?» mi domanda Silia, sgranando i suoi occhi già enormi, mentre Corvus si tuffa nella piscina naturale.

«Per nulla» rispondo e, intanto, comincio a liberarmi dei miei vestiti consunti. «La preoccupazione eccessiva del proprio corpo ci rende inquieti e ci espone agli oltraggi. Il corpo va mantenuto in salute, niente di più. Ma è necessario trattarlo con una certa durezza, perché obbedisca di buon grado all'animo. Prendi appunti, Corvus. Corvus?»

«Non voglio guardarti» gracchia, con la testa girata sul collo proprio come quella di un rapace. «Per carità. Piuttosto che vedere un Pensatore nudo preferirei strapparmi gli occhi».

«Io ti guardo volentieri, invece» esclama Bulla Aurea, tutto contento.

Quando anche l'ultimo strato di tessuto cade ai miei piedi, mi avvicino alla riva e Nerva mi porge la mano per aiutarmi a entrare.

SATURNALIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora