CAPITOLO TRE

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Uno psicologo...

La preside ha davvero esagerato stavolta. Avrei preferito essere sospesa o cacciata dalla scuola, anziché andare da uno strizzacervelli con Dorian James.

Ci credete? Chi l'avrebbe mai detto che io e questo coglione saremmo andati da Mister Dasten?

Andare dallo psicologo è qualcosa di umiliante, sono già pronta a picchiare qualcuno quando si azzarderà a darmi della perdente o a insultarmi perché sono finita nello studio squallido di Mister Dasten.

Ora lui sta leggendo dei fogli e li legge da quando siamo arrivati qui, cioè subito dopo la campanella della fine delle lezioni. La preside ha insistito (intendo dire che ci ha rotto le scatole) perché noi incontrassimo lo psicologo della scuola, o sono guai. E quando dice quella parola, vuol dire che bisogna assolutamente fare ciò che ha detto.

Mio padre è chissà dove a trafficare droga e probabilmente a sparare pallottole, sarebbe piuttosto deprimente farlo venire qui a scuola e sapere che i poliziotti lo fermeranno per possesso di armi. E va be, qualche chilo di sostanze stupefacenti.

Dettagli...

"Vuole sbrigarsi?!" sbotta Dorian Cazzone James, accanto a me con quel dannatissimo passamontagna in faccia e il cappuccio in testa.

Io, dal mio conto, preferisco qualcos'altro: il day of the dead Make up. Non so se avete presente quel video musicale uscito un po' tempo fa, in cui ci sono dei ragazzi truccati come fossero scheletri e delle coroncine di fiori sulla testa, che corrono su skate e guidano una macchina, andando in giro a depositare sticker di teschi sui pali.

Ecco quello.

Io e la mia banda andiamo sempre truccati così, mentre Dorian Cazzone James preferisce il passamontagna e il cappuccio nero.

"Signorino Dorian James" lo richiama con gentilezza il pelato Mister Dasten. "La prego di darmi tempo per capire la situazione. Sono alquanto confuso". Si siede di peso sulla sedia girevole, affondando le testa calva nella pelle della poltrona. "Voi due vi odiate".

Annuiamo nello stesso momento in cui ci giriamo l'uno verso l'altra e ci guardiamo male.

"Okay, un'ottima dimostrazione" afferma mettendosi seduto meglio e incrociando le gambe. E' piuttosto magrolino, anzi, anoressico si potrebbe dire e con quei mini occhialetti sul naso, mi fa un po' impressione.

Se gli facessi il trucco alla day of the dead, risulterebbe un vero e proprio scheletro.

"Dimostrazione del cazzo!" esclamo sistemandomi lo skate sulle ginocchia. "Dorian James mi sta sulle palle".

Dorian si volta verso di me e ride. "Hai le palle?"

"Ti faccio fuori, James" lo minaccio lanciandogli un'occhiataccia.

"Non sei così forte come sembri, Becky" mi provoca sapendo che io quel nomignolo non lo sopporto.

Mi alzo di scatto ed estraggo dallo zaino la pistola, puntandogliela alla tempia. Dorian rimane inerme, mentre Mister Dasten si fionda sul telefono, pronto a chiamare il 911. "Non ci provi" lo avverto, chinandomi sul tavolo e scollegando il filo della cornetta.

"Vuoi davvero spararmi, Becky?"

Tolgo la sicura. "Smettila".

"Okay, stiamo calmi" balbetta Mister Dasten, che è completamente sbiancato. Tiene una mano davanti il petto e gli occhi sbarrati, fissi sulla mia pistola.

Faccio scrocchiare il collo e indietreggio. "Questa volta ti risparmio".

"Mi risparmierai sempre, piccola Becky".

Rimetto la sicura e ripongo la pistola nello zaino, quindi accavallo le gambe e mi rivolgo acida verso Mister Dasten. "Allora, cosa diavolo avete in mente lei e la preside?"

Lui deglutisce rumorosamente e mi si avvicina, impaurito. "La preside dovrebbe cacciarvi di scuola, ma questa volta ha deciso di darvi una seconda..."

"Prima che le mozzo la lingua perché parla troppo e non va mai al sodo, vuole dirci cosa ci facciamo qui?" ringhia Dorian, che ormai ha perso la pazienza quanto me.

Mister Dasten vacilla, ma ritorna subito sull'attenti. "Farete una seduta di gruppo".

"Col..."

"Intanto niente parolacce in questo ambiente" mi fulmina Mister Dasten. "O riferirò un cattivo comportamento alla preside".

Scrollo le spalle. "Glielo dica pure".

"Seduta di gruppo vuol dire una pagliacciata con Rebecca Fillagan, lo sappiamo entrambi, Mister Dasten" afferma Dorian, scuotendo la testa. "Mi rifiuto".

"Anche io" dico risoluta, sistemandomi sotto i piedi lo skate. "Dorian James sarà soltanto una mosca che ronza nella stanza, infastidendoci".

"Capisco il vostro astio" dice lo psicologo.

"Astio?" domanda Dorian, scoppiando a ridere. "Vuole parlare nella nostra lingua? Rebecca Fillagan mi sta letteralmente sui coglioni".

Mi volto verso di lui, la voglia di ficcargli una pallottola nella testa. "Non parlare come se io non ci fossi".

"Come se già non lo sapessi" ridacchia fissandomi con i suoi luminosi occhi grigi.

"Sto per spararti".

"Fallo" mi provoca Dorian, ma per fortuna arriva lo psicologo a placare i nostri sguardo assassini, prendendo il mio zaino e nascondendoselo dietro la schiena.

"Non voglio partire male, vi prego. La preside spera che possiate essere degli ottimi amici dopo queste brevi sedute". Ci guarda speranzoso. "Solo un' ora".

"In sessanta minuti trasporto Marijuana in tutta Chicago" si lamenta Dorian, come fosse un bambino.

"In un' ora potrei anche..."

"Va bene, a quanto pare avreste cose di meglio da fare in un'ora, ma non dopo la scuola. Dopo le mie sedute sarete liberi, davvero. Dovete solo darmi un'ora, non sarà grave".

Mi alzo, sistemandomi lo zaino sulle spalle e lo skate sotto il braccio, quindi apro la porta, seguita da Dorian e il suo passamontagna da fico. "Lo dice, lei" borbotto uscendo.

Camminiamo in silenzio, consapevoli di cosa andremo presto in contro e soprattutto che se apriamo bocca, potrebbe esplodere una bomba ed io rischierei di sparargli davvero. Questa volta. Usciamo indenni dall'edificio ed è così che scorgo la sua bellissima moto da corsa sul piazzale, nera, una vera pantera. L'unica cosa per cui andrei dietro a lui è la sua bellezza e la sua moto, ma peccato che sia un bastardo con la patente. Ed anche e, soprattutto, un inguaribile insopportabile.

Si rigira il casco, rosso, tra le mani e va verso la moto, mentre io mi ritrovo a girargli le spalle e proseguire per l'altra strada. Sento la sua moto rombare e darei milioni di dollari per poterci salire, senza Dorian sopra, ovviamente. Io, da sola. Ho quattro cinque mila dollari da parte e con il lavoro potrei anche riuscire a comprarmela. 125cc, rossa fuoco... Sarebbe il massimo.

"Becky".

La sua voce... Quant'è irritante. Mi volto ed eccolo qui, davanti a me, il casco rosso sulla testa e le braccia muscolose tese sul manubrio. Intravedo il cappuccio sotto il casco, mentre mi piacerebbe tanto vedere i suoi capelli biondi. Dicono che sono molto belli, davvero molto belli, ma io li avrò visti sì e no due volte... Grasso che cola.

"La smetti?" gli domando incrociando le braccia al petto.

Si alza la visiera del casco. "Mi piace".

"Cosa?"

"Infastidirti, soprattutto quando estrai la pistola e me la punti, mentre io già so che non mi sparerai". Si alza leggermente sulla sella e mi strizza l'occhio. "Io ti sparerei".

"Stronzo".

"Anche tu lo sei".

"Lo so" rispondo laconica.

Un fulmine sembra passargli nelle iridi e un brivido mi raggiunge la schiena, serpeggiando nella colonna vertebrale, come un serpente che sibila. "Lo so".

Abbasso lo sguardo e indosso i miei occhiali da sole, scoccandogli un sorriso ironico. "Vaffanculo".

Polvere di Noi -(With Us Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora