CAPITOLO VENTINOVE

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POV DORIAN JAMES

Al mattino seguente Rebecca non può scappare dal suo destino e deve assolutamente scoprire cosa è successo alla sorella, che ha dormito sul letto, su cui ha dormito nei giorni scorsi Rebecca, per tutta la notte, senza svegliarsi.

Dal mio conto, però, non posso lamentarmi: Rebecca ha dormito tutta la notte stretta a me ed io, da bravo 'intenditore', ho visto bene di mettere le mani in tanti punti.

Comunque, adesso sono dietro di lei ad ascoltare la sorella che continua a parlare velocemente.

Rebecca è inorridita, furiosa e così triste che potrei dire di non averla mai vista così. Ora che per lei provo un sentimento che non coincide con l'odio, sono pronto a starle accanto e a sostenerla da vero... Da vero come?

A quanto pare Karen è stata sfruttata dal padre per un lungo periodo. Da quando è arrivata in quella dannatissima villa, ha due vite: durante il giorno va a scuola normalmente, facendo finta di sapere che, invece, la notte è tutt'altra persona e che si mette vestiti che, sicuramente, non sono i suoi!

Maltrattata... Karen riporta diversi lividi e lesioni di un padre che la picchiava quando la figlia si ribellava a lui, perché si rifiutava di avere una vita del genere. L'ha messa per strada, alla mercé di tutta una serie di persone malvagie, sporche nell'anima.

Non capisco come Rebecca riesca a mantenere la calma e ad ascoltare la sorella senza mettersi ad urlare. Ah già, l'ha fatto ieri sera quando non riuscivo a trovare un modo per calmarla.

Mi dispiace così tanto, ecco. Karen l'ho già conosciuta, quando era piccola. La sorellina che Rebecca ha sempre difeso e che, invece, questa volta si è fidata di un pazzo. Ha voluto dargli una seconda possibilità, quando non gliene avrebbe mai dovute dare.

Rebecca ha detto di sentirsi male, molto male dentro, ma io so che ora vorrebbe essere a casa di quell'insensibile e sconsiderato, per prenderlo a calci nel sedere e ficcargli un pugno nell'occhio. Appiccherebbe un incendio, farebbe danzare la casa del padre nelle fiamme di un fuoco ardente e minaccioso.

Ma ha detto che lascerà fare tutto a Richard. In un modo o nell'altro troverà qualcosa con cui convincerlo a fargli del male. Manca poco ad Halloween ed io e Rebecca siamo pronti a prendere quel dannato furgone e andare a New York, poi tornare qui e... a quel punto si vedrà cosa il destino ci riserva.

Prenderemo i soldi, ma poi?

Karen e Rebecca parlano ancora. La prima cerca di farsi tranquillizzare e riesce a farlo pian piano, finché entrambe non si sdraiano sul letto e rimangono abbracciate.

"Dorian" sussurra Rebecca quando Karen si addormenta. "Ti prego, va da Richard e parlagli della situazione. Voglio che intervenga lui, voglio che lo elimini lui".

"Vuoi che lo elimini?" domando per capire meglio.

"Digli di fare qualcosa, ma non voglio rivederlo più, quel bastardo".

Una richiesta, un ordine...

Dopo neanche due minuti sono già sulla strada per andare al capanno di Richard. Non so se lo troverò lì, ma di solito i suoi scagnozzi girano da quelle parti, quindi se anche non lo trovassi, potrei chiedere a loro.

La moto corre veloce sull'asfalto e penso che tra poco non la potrò più riutilizzare perché inizierà a scendere la neve e le gomme costano troppo. Userò la macchina di mia madre, che lei non usa praticamente mai.

Parcheggio davanti al capanno dopo quindici minuti e scendo di corsa.

Il controllore mi manda dentro, dove gli addetti alle pulizie stanno organizzando la sala per la serata. Incrocio alcuni ragazzi di Richard e li seguo, ma quando loro si voltano, iniziano a guardarmi male e a farmi mille domande. Alla fine arriva proprio il loro capo a salvarmi ed io seguo il suo invito nello studio super organizzato.

"Dorian James, quale buon vento?"

Mi fa sedere. "Rebecca ha un problema con il padre".

"Lo vuole morto, perché anche io lo voglio morto".

Anche io. "Vuole che tu lo punisca, non che lo uccida".

Sembra pensarci su, poi si alza e prende il telefono. "Voglio una pattuglia alla villa di Fillagan" dice al telefono. "Portatelo qui".

Chiude la telefonata e mi guarda. "Contento?"

"Cosa gli farete?" domando serio.

Scrolla le spalle strette in una giacca elegante. "Qualche torturina e altro. State sicuri che non scapperà" dice con nonchalance. "E poi non lo vedrà mai più".

"Lo ucciderai, vero?"

Annuisce. "Al 95%, sì. Ho dei conti in sospeso, devo punirlo per tante cose e voi siete intoccabili adesso, quindi farò di tutto per difendervi".

"Okay, dirò a Rebecca ciò che mi hai detto e..."

"E ora puoi andare, Dorian" dice aprendomi la porta del suo ufficio. "Giovedì sera a mezzanotte dovete venire a prendere il furgone e partite subito".

Halloween... Penso solo ad una cosa. La scommessa di buttarmi nudo nella piscina e... coinvolgere anche Rebecca, magari, senza vestiti.

Al pensiero i jeans si fanno più stretti, ma non è il momento.

Lascio il capanno e mi affretto a raggiungere casa.

Quando arrivo a casa, trovo Rebecca sul divano, una serie di fazzoletti sparsi sul divano e un cuscino che tiene stretto tra le gambe. Mi affretto a sedermi accanto e lei, che quando mi vede, scuote la testa e cerca di nascondere i fazzoletti sotto il suo sederino delizioso.

"Non stavo piangendo, davvero" farfuglia con il naso rosso e gli occhi gonfi. "Karen dorme tranquilla, mi ha detto che ha passato diverse notti a dormire male oppure non dormiva e..."

Le poso un bacio sulla bocca. "Che ne dici di sdraiarci un po'?"

Lei annuisce ed io mi posiziono davanti a lei, entrambi sdraiati su un divanetto striminzito: lei è abbastanza piccola, quindi si incastra bene con il mio corpo. Trema come una foglia, così la copro con il plaid che mamma ripiega sempre sul bracciolo e mi preoccupo di stringerla di più.

Dio... e pensare che la odiavo con tutto me stesso tempo fa.

"Ha pianto ancora, Dorian. Mio padre la menava, ha lesioni dappertutto, la domestica manteneva il segreto, mentre lei urla e piangeva, faceva incubi e nessuno la sosteneva" mormora e sento che sta per piangere, così la attiro di più a me, sperando che il mio calore la aiuti a calmarsi.

"Ma ora ci sei tu e potrai aiutarla" dico cullandola come fosse un piccolo cucciolo. "Può restare qui quanto vuole, Becky. Mia madre ha provveduto ad aggiungere un letto alla stanza della domestica".

Mi bacia il petto. "Grazie".

"Siamo così cambiati, Becky".

"E così ormai con questo soprannome, eh?" domanda ritrovando un sorriso.

Le bacio la fronte. "Mi piace".

"Okay".

"Come, ti arrendi così? Niente pugni, calci o..."

Mi zittisce con un sonoro bacio. "Niente, basta ora".

Parliamo per un po' di cose generali e salta fuori anche l'argomento Mister Dasten, l'uomo che non vediamo da un sacco di tempo, il nostro psicologo. Decidiamo che domani andremo a parlargli e gli spiegheremo tutto, che ormai non ci odiamo più.

Non so se sarà così facile, ma tenteremo.


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Ce l'ho fatta!

Okay, mi scuso tanto per aver fatto aspettare, ma non ho avuto molto tempo.

Comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Fatemi sapere nei commenti se vi piace e se la piega della storia

sia di vostro gradimento.

Insomma, fatevi sentire...

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