CAPITOLO DIECI

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Pov DORIAN JAMES

"Ma come diavolo ti è saltato in mente?" sbotto non appena mia madre mi dice che Rebecca Fillagan verrà a stare da noi fino alla fine dell' anno.

Lei scrolla le spalle e controlla l' orologio. "Tra poco dorebbe arrivare".
"Sono le sei e mezza del mattino, mamma. Cazzo! Perchè l' hai fatto? E perchè a quest' ora?"
"Primo, non usare parolacce. Secondo, ormai è fatta e qui decido io". Mi fissa truce. "Terzo, non le farai del male".
Rido, perché la situazione è ridicola quanto quella dello strizzacervelli. È tutto uno scherzo, sicuramente. Rebecca non può venire a vivere qui. Semplice: ci odiamo, siamo troppo diversi e... Non può venire soprattutto dopo quello che è successo ieri sera, quando l' ho praticamente lanciata sul divano e la tenevo sotto il mio controllo. No, quello che è successo ieri, così piacevole e strano, deve restare dentro di me, al sicuro e nessuno mai verrà a scoprirlo.
Per non parlare di cosa è successo dopo in camera con... Con quello che ho nei pantaloni.
La cosa mi imbarazza parecchio.
Mia madre sorride, vedendo il mio silenzio in cui rifletto su quanto sia un coglione e su quanto sia sbagliata l' idea di avere Rebecca in casa. Che poi dove la mettiamo? Non abbiamo altre stanze, sono già tutte occupate, a meno che...
"Dove dormirà?" domando un tantino preoccupato.
Scrolla le spalle e si avvia verso la porta, dopo una lunga meditazione davanti alla finestra. "In camera tua".
"Ma porca..."
"Modera il linguaggio, ragazzo" mi retarguisce. "In camera tua c' è quella specie di letto retraibile. Tu dormirai lì, mentre Becca nel tuo letto".
"Ma nel mio letto ci ho fatto una marea di cose, cose che neanche tu ti immagineresti".
Lei mi guarda schifata, poi apre la porta. "Ora vedi di accoglierla come si deve" mi avverte e subito si volta verso Rebecca, che sale le scalette del portico e raggiunge la mamma, tenendo stretto al petto uno zainetto di pelle nera. "Ah, eccola!"
Rebecca la guarda impassibile. "Già".
Ha il mio stesso entusiasmo e cioè... Pari a zero.
"Allora, hai portato qualcosa?" domanda mia madre curiosa.
Rebecca si guarda alle spalle e prende un borsone da viaggio marrone, sbattendolo sul pavimento del corridoio, quindi chiude la porta di casa. "Lo stretto necessario".
Mamma si volta verso di me e fa un' espressione che dice 'Adesso non fare lo stronzo', incoraggiandomi a muovere il sedere. E così mi ritrovo a fissare Rebecca a dieci centimetri in più, mentre lei è un po' più bassa, ma non meno pericolosa. "Ciao" la saluto rigido.
"Ciao" dice seria.
"Bene, adesso mettiamo in chiaro una cosa" interviene con tono aiutoritario mia madre. "Non voglio scenate, non voglio che vi prendiate a parolacce, non voglio che vi insultiate. Rebecca è qui per una breve parmanenza, tu, Dorian dovrai fare il bravo e ospitarla nella tua camera".
L' espressione di Becca muta ad una velocità estrema. Si volta di scatto verso Felicia, spiazzata. "Aspetta... Che?"
"Hai sentito bene. Dovrai dormire nella mia stessa stanza" le dico e dentro di me nutro la speranza di guardarla dritta nel lago che sono i suoi occhi.
Mi trafigge con lo sguardo. "Sta zitto, non l' ho chiesto a te".
"Non sono contento, te lo dico" ribatto e forse sto rincarando la dose.
"Oh, perchè tu pensi che averti tra i piedi sia fantastico?" Sbuffa e ride amara. "Hai sbagliato se pensavi che mi sarei messa in ginocchio a implorarti di fottermi? Allora, Dorian, cosa hai intenzione di farmi? Mi metterai dell' edera nel letto o del veleno nel latte?"
"L' idea di fotterti non è male, ma direi che forse qui non è il caso di..."
Mia madre mi tira uno schiaffo forte, interrompendomi. "Ora basta, tutti e due. L' ho fatto perchè Rebecca possa non sentirsi sola. Le hanno portato via la sorella, sta male, Dorian!"
E ora capisco tutto. Il motivo per cui mia madre ha deciso di ospitarla: la sorella Karen le è stata portata via ed ora lei è sola, in una casa angusta e sa che suo padre la considera pericolosa. Ci scommetto al cento per cento.
Mi sto zitto e posso vedere su Rebecca il sorrisetto compiaciuto di chi sta osservando soddisfatto, chi è stato messo a tacere. Prendo il suo borsone e mi incammino verso le scale, quindi camera mia. La nostra casa è strana. C'è lo studio di papà, due camere da letto e poi la mia, in soffitta. Si accede tramite una porta che conduce a delle scale bianche. È grande, non una di quelle che vedi nei film tutte rovinate e sporche, la mia è una normalissima stanza di un ragazzo ribelle e pericoloso, solo che è in soffitta.
Sento mia madre continuare a parlare con Rebecca ed io sincermante me ne frego. Continuo dritto per la mia strada, pensando che dovrò a avere a che fare, molto a che fare, con la tigre per altri otto mesi. Ma che cavolo!
Salgo le scale e vedo il mio letto matrimoniale rifatto con lenzuola candide, pulite e altri cuscini sui toni del viola. Voglio piangere. Ora il mio letto verrà contaminato dall' odore di rose di Rebecca. Lascio cadere il borsone a terra e mi dirigo verso il letto retraibile, che uso solo quando Gregor viene da me. Lo tiro giù e mi stupisco che sia già rifatto, forse la nostra domestica ha fatto tutto prima che arrivasse il diavolo.
"Qui dormirai tu" spiega mia madre rivolta a Rebecca. "E lì dormirà Dorian" dice indicandomi, mentre le fisso torvo.
"Non fare la faccia del bambino capriccioso, Dorian" mi sfotte Rebecca, passando una mano sul mio letto. "Sembra comodo".
Oh no, quel sorrisetto malizioso mi fa sentire incredibilmente e straordinariamente eccitato. "Adesso basta. Farò finta che tu non ci sia".

Mi rifuto di raccontare al mio gruppo che Rebecca Fillagan è venuta a vivere in casa mia.
Sarebbe da pazzi.
E comunque adesso sono dallo psicologo, da solo. Perché Rebecca è a lavoro a farsi licenziare. Non ha voluto specificare il perchè, ma mia madre dice che ha fatto bene così non avrà altri pensieri che le affollano la testa.
"La tua compagna Rebecca non c'è, a quanto pare".
Scuoto la testa. "Vorrei che ci sbrigassimo". Domani ho un compito importante e non posso perdere altro tempo: devo studiare perchè non so niente. "Impegni scolastici".
Lui sorride, con fare cospiratorio. "Dorian, mi nascondi qualcosa?"
Prendo ad agitare la gamba frenticamente. "No".
"È successo qualcosa con Becca?"
Oh sì, diciamo che ora condivido la mia stessa camera da letto con lei. "No".
"Ho saputo dalla preside che ora tu e la tua cara compagna di sedute abitate nella stessa casa. È vero?"
Sbuffo e capisco all' istante che mia madre ha provveduto ad aggiornare la nostra simpaticissima preside. "Purtroppo devo confermare".
Corruga la fronte. "E questo ti dà fastidio".
"Ma lei è un genio, Mister Dasten". Rido, schernendolo. "Potrei fare anche io lo psicologo se è così facile".
Lui serra la mascella, contrario. "Come sta andando? Spero non vi scanniate a vicenda e che anche lei provi a comportarsi bene. Puoi dirmi ciò che vuoi".
"Rebecca è venuta a casa per problemi familiari, ne parli con lei. Dormirà nel mio letto e..."
"Nel tuo letto?" È basito. "Con te?"
Lo guardo male. "Io dormo in quello scomodo, il retraibile. Mi è toccato, mia madre è irremovibile e non posso spararle un colpo di pistola, ovvio. E come se non bastasse, vorrei portarmi a letto Rebecca". Cavoli, l' ho detto.
Lui solleva le sopraciglia, visibilmente perplesso. E il bello è che durante tutto quello che ho detto, ho mantenuto un' espressione da vero duro, neutrale e indifferente. "A letto? Nel senso..."
"Fotterla, sì".
Lo sento deglutire, quindi prende un bicchiere d' acqua e lo beve tutto d'un fiato.
"Cos'è? I discorsi tra maschietti la disturbano?" domando continuando a sorridere beffardo. "Non aveva detto che le avrei potuto dire tutto?"
"Non so che dire".
Scrollo le spalle. "Non si preoccupi, non le salterò addosso" lo tranquillizzo con noncuranza. "Non si scordi che la odio, me la vorrei solo..."
"Bene, il concetto è chiaro" mi interrompe bruscamente lui. "Non ho voglia di parlare di Rebecca in questo modo, è strano parecchio strano. Voi due vi odiate, ma tu vorresti..." Non lo dice, ma mi guarda da sopra gli occhiali, truce. "Molto singolare, davvero molto singolare".
Rido. "La imbarazza parlare di queste cose?"
"No, ma Rebecca è una ragazza fragile, si vede" risponde arrossendo fino alle orecchie. "Devi trattarla bene, un giorno di questi esploderà, lei è sull' orlo del precipizio".
Alzo un sopracciglio. "Sì, del mio perchè sarò io a buttarla di sotto. Avanti Dasten, ma l' ha vista? Ferirla? Puff, quella non è una ragazza qualunque, è forte... Di cemento".
Scuote la testa. "È apparenza, proprio come te".
Scatto in piedi. "Pensa che in realtà sia un codardo ed un vigliacco". Sorrido minaccioso. "Non mi conosce affatto, Mister Dasten".
Lui non si lascia indimidire. "Siete usciti insieme?"
"Non le basta la convivenza?"
"No, vorrei che facciate progressi. Approfondisci ciò che sai su di lei".
Faccio una smorfia e d' improvviso mi perdo nel ricordo di ieri sera, dei suoi occhi.
"Sei sicuro di conoscerla così bene come pensi?"

Polvere di Noi -(With Us Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora