CAPITOLO QUATTORDICI

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POV DORIAN JAMES

Deglutisco a fatica.

Forse mi sfugge qualcosa.

Forse sono tremendamente scandalizzato.

Okay, 1...2...3... Respira.

"Le hai fatto del male?" sbotta la professoressa Fitz venendomi incontro, dopo aver detto a Rebecca di andarsi a dare una ripulita. "Signor James, perché la signorina Fillagan stava piangendo?" borbotta prendendomi un braccio, scuotendomi.

Mi volto giusto in tempo per vedere la preside lanciare un' occhiata alla professoressa, poi andarsene via. Decisamente su tutte le furie.

Scuoto la testa, gli occhi fissi e spalancati nel punto in cui prima Rebecca è scoppiata a piangere. E mi chiedo cosa sia successo davvero. Stavo ridendo, la stavo prendendo in giro e poi... Lei è scoppiata in una valle di lacrime. L' ho fatto altre volte, ma lei non ha mai reagito così. "Io non ho fatto assolutamente niente" rispondo, ma non sono davvero presente. "Cosa...?"

"In presidenza, signor James!" urla la professoressa. "Suuuuuubito".

La vocetta stridula della Fitz mi manda la testa in tilt, ma lo è già abbastanza. "Non ho fatto niente".

"Vuoi che ti ci porti a calci nel sedere?" strilla la Fitz.

La guardo male e mi volto, dirigendomi rabbiosamente verso la presidenza. Ma cosa diavolaccio è successo? Rebecca Fillagan stava piangendo, disperatamente. Come quella notte in cui mi sono ritrovato sotto il suo balcone e l' ho vista disperarsi sulla balaustra. Le mie sopracciglia guizzano e improvvisamente ho voglia di andare nel bagno delle ragazze e chiederle perché l' ha fatto.

La preside dice di entrare ed io lo faccio. "Salve signor James".

"Non dovrei trovarmi qui".

"E direi che non avresti dovuto trovarti neanche nel corridoio durante il corso della Fitz, a far piangere la signorina Fillagan" dice prontamente lei, continuando a tenere gli occhi attenti sulle carte che sta leggendo. "Prego, siediti".

"Io non le ho fatto niente. Non voglio prendermi nessuna punizione per questo". Vedo che non mi sta ascoltando e alzo la voce: "Vuole aprire quelle orecchie, nana?"

Lei si ferma e fa cadere la penna sul tavolo con un tonfo, quindi alza lentamente lo sguardo e mi incenerisce con i suoi occhi marroni. "Come prego?"

"Gradirei che mi ascoltasse quando le dico che io, a Rebecca, non ho fatto niente per farla piangere".

"Ma a quanto pare lo fai fatto, Dorian. Sono molto sicura che le sue chiacchiere in corridoio l' abbiano ferita. Ho ascoltato abbastanza per essere soddisfatta delle mie teorie". Si protende in avanti. "Allora Dorian, vi state frequentando?"

"Vada al diavolo!" Mi alzo di scatto ed inizio a girare per la stanza. "Preferisco una punizione che parlare con lei di Rebecca".

"Deduco che non lo stiate facendo. Qual è il problema?" domanda ingenuamente.

Le lancio un' occhiataccia. "Ah davvero non capisce qual è il problema?" chiedo avvicinandomi a lei minaccioso. "Direi che forse lo sa, invece, ma vuole rompermi le palle".

"Dorian, non sopporto questo tuo comportamento" sbotta alzandosi.

Mantengo la calma e uno guardo indifferente. "Io mi comporto come mi pare e piace. E se con Rebecca va tutto a rotoli, direi che non è affar suo e neanche di Dasten".

Lei scuote la testa. "E invece sì. Vorrei tanto che voi due siate uniti, che vi frequentiate come amici, che non vi scanniate sotto lo stesso tetto".

Polvere di Noi -(With Us Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora