CAPITOLO UNDICI

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POV REBECCA FILLAGAN

Rientro a casa James che sono le due del mattino. Ho trascorso le ultime ore a casa di Oscar a fumare un po' d'erba e giocare a poker con Elena e Roth. Ho vinto 500 dollari e un pacchetto di sigarette.

La signora James mi ha dato le chiavi, mi ha promesso che non starà lì a giudicarmi e a cambiarmi, quindi deduco che potrò continuare la mia vita. Stamattina ho provato a chiamare Karen e le ho lasciato dieci messaggi in segreteria; mio padre le ha cambiato scuola, forse l'ha messa in una maledetta privata.
Ho voglia di prenderlo a calci nel sedere.
Poggio le chiavi dove le mettono tutti e vedo una luce accesa nel salone. Entro lentamente e quando noto Dorian sul divano, davanti alla tv accesa, alzo gli occhi al cielo e gli volto le spalle, sperando che non mi abbia visto.

E invece...

"Dove vai?" domanda alzandosi dal divano e spegnendo la tv.

La luce fioca del salone mi dà il permesso di vedere la sua tuta nera e la probabilità che non porta le mutande, il petto nudo e... Oh per la miseria, ma cos'è? Una tartaruga? Il petto è scolpito, gli addominali perfettamente disegnati, le linee precise. E' solido, probabilmente duro come la pietra. I bicipiti sono forti e la sua pelle è leggermente abbronzata. Sento il mio viso avvampare e la pelle scaldarsi.

"Vado a letto" dico in cagnesco.

"Nel mio letto, vorresti dire". Sorride beffardo, avvicinandosi. "Perché tu me l'hai preso".

"Oh, povero piccolo" ribatto fingendomi dispiaciuta. "E a me cosa frega?"

E lui arriva cinque centimetri da me in neanche un secondo. Mi guarda attentamente ed io vorrei non poter provare di nuovo quella sensazione fantastica. Ci fissiamo in silenzio e lui è maledettamente bello, anzi, sexy. "A me frega".

Alza una mano per avvicinarla al mio viso ed io lo seguo con lo sguardo, ritrovandomi a desiderare un contatto. E non so cosa ci prende, ma non ci diciamo né parolacce né proviamo ad aggredirci. Sembra essere la cosa più naturale del mondo, non è da noi.

La sua mano arriva sulla mia guancia e improvvisamente mi ritrovo al muro, scaraventata contro le mattonelle, mentre lui mi fissa intensamente, come se stesse cercando di inculcarmi qualcosa in testa. I suoi occhi finiscono sulle mie labbra ed una scarica avvolge entrambi, facendomi rizzare i capelli sulla testa.

Mi mordo il labbro inferiore e lui abbassa la testa, arrivando con le labbra sul mio collo e soffiando sopra la mia pelle, mooooolto lentamente. Socchiudo gli occhi e mi chiedo perché cavolo io non stia reagendo a tutto questo. Il mio cuore fa un balzo quando le sue labbra finiscono nello spazio tra la mandibola e la gola.

"Dorian?"

Alza gli occhi su di me e sorride, compiaciuto. "Sei così rossa..."

Scuoto la testa e gli do uno schiaffo in faccia. "Stronzo" sbotto voltandomi e dirigendomi verso la camera, seguita da Dorian, che spegne tutte le luci accese.

Lo sento ridere e, diamine, vorrei ucciderlo. Apro la porta che conduce alle scale e le salgo in fretta e furia. Mi sfilo la giacca di pelle e lo zaino, buttandolo in un angolo della stanza.

Dorian si chiude la porta alle spalle e arriva come uno spirito dietro di me, scostandomi i capelli dal collo e avvicinando le sue labbra al mio orecchio. "Sono eccitato, Becky" sussurra facendomi trasalire.

Gli do una gomitata nello stomaco e lui incassa il colpo. "Allora vedi di soddisfarti da solo" ribatto guardandolo truce. "Sei un coglione, l'ho sempre detto".

"Dove sei stata?"

"A fanculo" rispondo levandomi le scarpe. "E tu dovresti andarci".

Si appoggia alla colonnina delle scale e si mette a fissarmi. "Avanti, spogliati pure davanti a me".

"Ti piacerebbe, sono nei tuo sogni più proibiti, Dorian" lo stuzzico levandomi la coroncina di fiori dai capelli. "Ma io non soddisferò questo tuo sogno".

"Lo dici tu" commenta passandosi il pollice sul labbro inferiore. "E qualcosa mi dice che tu finirai per..."

Lo fulmino con lo sguardo e ci manca poco che io gli dia un pugno in faccia. "Prova soltanto a mettermi le mani addosso e vedrai come ti taglio le palle".

Incrocia le braccia al petto, forti e... Minacciose. "Ti piacerebbe vedermi nudo, non è così?" domanda ammiccando.

Scuoto la testa e mi sfilo la felpa, restando in canottiera. "Mi dicono che sei un belvedere, ma no grazie. Ho sonno, sono colma d'erba fino alle punte dei capelli e una testa che sta per esplodere, soprattutto dopo che me l' hai riempita di cretinate".

Senza neanche essermene accorta, Dorian si butta sul letto, la testa circondata dai cuscini color lavanda e lo sguardo fisso su di me. "Questo è il mio letto".

"Uau, sei decisamente territoriale" dico prendendo dalla mia borsa il pigiama e spiegandolo. "E adesso, se mi permetti devo cambiarmi".

"Non te lo permetto".

"Allora sei proprio masochista" ribatto mettendomi le mani nei capelli. "Alza. Quel. Culo. Dal. Letto".

Lui scuote la testa, stendendosi meglio sul letto. "Ho sonno anche io. Sono tornato proprio dieci minuti prima che arrivassi tu. Sono stanco, davvero stanco. Stasera mi è toccata una ragazza affascinante e solo a guardarla mi ha procurato una certa stanchezza cronica, per non parlare della debolezza fisica che è venuta poi sul materasso del suo camper mini-van".

"Aspetta?" Corrugo la fronte. "Ti sei fatto una tizia in un mini-van?"

"Già, piuttosto scomodo".

"L'ho sempre detto che sei ripugnante, James. Non sai resistere un solo giorno".

"E dire che oggi avrei pure dovuto ripassare per il compito di inglese".

"Be', se non alzi le chiappe, vedi come te le ripasso a suon di schiaffi" lo avverto riuscendo ad infilarmi il sopra del pigiama in un momento in cui lui ha il volto nei cuscini e riesco ad infilare anche i pantaloncini, buttando i jeans da qualche parte nella stanza. "Ora, va via!"

Lui si alza di scatto non appena vede ciò che ho indosso e sorride compiaciuto. "Forse è il caso che tu ti copra o qui..."

Ho una maglietta orribile ed un pantaloncino... "Non succederà niente. Tu vai a letto".

Si alza e gira intorno a letto, avvicinandosi. Io ne approfitto per voltarmi e raggiungere l'orlo della coperta, quindi mi metto seduta sul materasso, sentendo la freddezza delle lenzuola sotto il sedere. "Ti odio" sibila con occhi stretti e le labbra che si stringono in una linea perfettamente dritta.

Spengo la luce. "Anche io". Sbuffo e mi stendo. "Molto".

Polvere di Noi -(With Us Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora