CAPITOLO SEI

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 POV REBECCA FILLAGAN

Siamo tutti a festeggiare in una delle tante discoteche di Chicago, una che abbiamo incrociato mentre passeggiavamo per le strade, alla ricerca di qualche locale notturno carino. La musica ad alto volume mi riempie la testa, sciogliendomi e invogliando a lanciarmi in pista, ma sto chiacchierando con un ragazzo appena conosciuto, che mi ha offerto una Vodka e non voglio ferire i suoi sentimenti. 

"Allora, da che scuola hai detto che vieni?" 

Faccio una smorfia. "Una davvero squallida, con i metal detector all' entrata e tanti uomini della sicurezza" rispondo bevendo un sorso. 

"C'è giro?"

Annuisco. "Sono scimmioni e potrebbero beccarci, ma non è mai successo".

Lui sorride compiaciuto. "E fuori ti hanno mai beccata?"

"Sono una ragazza attenta, Jack. Mi piace aggregarmi a qualche giro, ma niente di troppo grosso" rispondo sinceramente. La droga mi riporta a mio padre, quindi ad un male interiore. Se proprio devo trafficarla lo faccio per soldi, ecco, per mantenere me e Karen, ma ora che lei se ne andrà, dovrò solo mantenere me stessa. 

Bevo un altro sorso, mentre lui mi guarda con interesse. "Fai parte di giri di prostituzione?" domanda poi, lasciandomi senza parole. 

Lo fulmino con lo sguardo, rimanendo composta sullo sgabello. Perché ovviamente con i jeans scuri lunghi e la maglietta viola semplice che indosso, lo sembro. Per lui. Mi alzo lentamente e mi avvicino a Jack, studiando la sua espressione accigliata. "Ti sembro una poco di buono?" 

Lui si stringe nelle spalle e si guarda intorno. "Non saprei..."

"Come diavolo ti azzardi a darmi della prostituta!" Gli afferro il braccio e glielo porto dietro la schiena, spiaccicandogli il viso sul bancone. "Cosa sei? Idiota o cieco?" domando avvicinandomi al suo orecchio, mentre con la mano ruoto il braccio, in modo da fargli più male.

 Lui mugugna. "Scusa".

"Mangiatele pure le scuse, Jack" commento osservando il barista che mi osserva con occhi sbarrati. "Ed ora vedi di portarti a letto qualche altra ragazza".

Lo lascio andare e me ne vado via, lasciando che cada dallo sgabello e continui a contorcersi per il dolore. 

"Ehi, tutto bene?" domanda Elena venendomi in contro.

Prendo il suo bicchiere di non so che e lo tracanno tutto d' un fiato. "Ho voglia di scaldarmi".

Lei sbatte velocemente le palpebre."Ora?"

Scrollo le spalle e raggiungo Roth in pista, che si muove a ritmo di musica, circondato da tre ragazze che continuano a ridacchiare. Una volta che mi vede, mi viene incontro, prendendomi la mano e facendomi fare una piroetta. Seguo i suoi passi, lasciando che mi circondi con le braccia e mi tocchi la schiena con il suo petto. Muovo la testa a destra e sinistra, ancheggiando e lasciando che l' alcol faccia il suo effetto. Se bevo troppo, non finisco sui marciapiedi come tanti giovani, anzi, sono ben lucida e non faccio cavolate. Mi gasa soltanto, ma per il resto penso in modo sensato. 

"Hai storto il braccio a quel povero ragazzo al bar?" ridacchia alle mie spalle.

 Sollevo le braccia, accarezzando l' aria con le dita. "Mi ha dato della donna facile".

"Ahi, ahi!" Sa bene quanto mi diano fastidio queste persone. "E...?"

"L' ho lasciato frignare come un ragazzino, niente di che".

La musica va avanti ed io continuo a ballare senza sosta. Dopo che ieri mio padre mi ha detto di Karen, sono totalmente a pezzi e lei non vuole più parlarmi. Non so perché e non so neanche il motivo di questo improvviso cambio d'umore e comportamento con me e ho come il timore che papà le abbia detto qualcosa di orribile su di me. 

Polvere di Noi -(With Us Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora