CAPITOLO DICIASSETTE

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POV REBECCA FIILLAGAN
Richard Hell ci ha dato un bell' incarico ed è anche parecchio pericoloso.
Trasportare 40kg di droga da New York al suo capanno, fuori Chicago è un'impresa ardua, che ci costerà molta attenzione e abilità. Non capisco perché l'abbia chiesto proprio a noi, quando ha uno stuolo di 'schiavi' che farebbero a botte per ricevere un lavoro ben pagato dal loro capo. Non dimentichiamo, anche, che lui è andato i prigione tre volte e se dovessimo trovarci invischiati in qualcosa e dovessimo confessare che è stato Richard a fornirci il lavoro, direi che passeremo un bel guaio. Non che il fresco sia il problema maggiore, ma il problema sarà quando Richard pagherà la cauzione e ci verrà a cercare per ucciderci.
Ed è a questo che penso il lunedì mattina, giorno del fatidico compito di matematica cui ho bandito una scommessa.
Sono in classe e di tanto in tanto guardo Jen al banco dietro il mio, che sta tremando come una foglia. Ho detto a Dorian che sarebbe valso qualsiasi tipo di sabotaggio. E direi che ora tocca a me fare qualcosa.
"Ehi, Jen" la richiamo e devo dire che con lei non ho mai parlato.
Lei alza gli occhi, intimorita. "Reb...Rebecca..." balbetta incapace di capire perché le stia parlando.
"Sei preoccupata per il compito?"
Scuote la testa. "No, sono pronta".
Le sorrido, ma è un sorriso malefico. "Dorian James oggi si siederà accanto a te per chiederti una mano" l'avverto scrollando le spalle.
Lei si illumina. "Sul serio? Proprio a me?"
In teoria Jen è del terzo anno, ma studia ai corsi del quarto perché è molto brava nella matematica. "Certo, ma ho sentito delle voci".
Jen è una gredulona, crederà a tutto ciò che le dico. "Sai, io e Dorian frequentiamo praticamente gli stessi locali. Giovedì sera mi ha detto che vorrebbe tirarti addosso un barile di merda, in mezzo a tutto il corridoio".
I suoi occhiali sembrano incrinarsi, poi lei sgrana gli occhi, scioccata. "Ma... Ma..."
"Vuole soltanto renderti ridicola davanti a tutti".
Una lacrima le scorre sulla guancia. "Io non gli ho fatto niente".
Proprio in quel momento enta Dorian nell'aula, salutando la professoressa con un largo sorriso in faccia.
"Vedi un po' tu se lo vuoi aiutare" le dico voltandomi con sorriso furbo.
Dorian si china sul mio banco. "Allora sei pronta a perdere?"
LO GUARDO DIVERTITA DALLA SUA CONVINZIONE. "sPERO CHE TU ABBIA STUDIATO".
Lui sorride vittorioso. "Guarda caso il banco di Jen è vuoto".
Mi volto a guardarla. "Oh, è vero. Allora sono proprio sicura che ce la farai" ribatto facendo scattare la penna.
Lui ridacchia e si siede accanto a Jen, tirandosi giù il passamontagna. "Ehi bellezza, cosa mi racconti?"
Jen arrossisce, ma non accenna a ciò che le ho detto. Brava ragazza!
La professoressa passa per i banchi distribuendo i fogli e quando arriva il mio turno, mi consegna il foglio senza neanche averlo guardato. Ho detto a Dorian che sarei uscita sabato e domenica sera, quando in realtà sono stata chiusa nella mia vecchia camera, della mia vecchia casa, a studiare tutto il libro giorno e notte.
Tutto il libro! Un tomo di 300 pagine e più. Ma alla fine ce l'ho fatta e direi che so tutto, proprio tutto.
Sono un genio matematico.
Do uno sguardo al compito e quando vedo che l'argomento richiesto è tutt'altro che quello che c'era da studiare, vorrei alzarmi e dire alla professoressa che ha sbagliato. Che oltre agli esercizi dell'argomento da studiare per il compito, ce ne sono anche altri che non centrano niente. Ma non lo faccio e rimango muta al mio banco.
Prendo la calcolatrice e inizio a fare calcoli, a stropicciare fogli di brutta copia e renderli un vero e proprio campo di operazioni e calcoli. Verso le nove meno dieci, alcuni ragazzi hanno già consegnato. Mi volto verso Jen, richiusa in se stessa in un angolino, attaccata al muro, a fare il suo compito. Poi mi volto verso Dorian, che continua a pregarla e scongiurarla di fargli vedere le risposte. Bingo!
Jen ha seguito il mio consiglio di non fargli copiare le domande...
Esulto mentalmente perché ho usato una bella tecnica.
Mi alzo e Dorian mi segue con lo sguardo, in evidente difficolà. Sbircio il suo compito ed è completamente in bianco. Filo alla cattedra in altrettanto silenzio, consegnando il compito alla professoressa.
Lei sorride e lo mette tra gli altri compiti. Ritorno al mio posto, sfruttando l'attenzione della professoressa per il telefono, quindi mi chino sul mio compagno di banco e gli sussurro, abbastanza forte perché anche Dorian sentisse: "Oh, ti darò io tutte le risposte".
Dorian sgrana gli occhi ed esulto ancora di più, così inizio a dare tutte le risposte, ovviamente quelle dell' argomento da studiare, al mio compagno mantenendo le labbra sul suo orecchio e facendo sì che possa sentirle solo lui, poi mi volto verso Dorian ed ecco che lo vedo diventar rosso di rabbia.
Poi mi chiedo se lui abbia cercato in qualche modo di sabotarmi e pensandoci sopra, capisco che forse mi ha sabotato proprio l'argomento del test. Sarà entrato nell'ufficcio della Fitz ed avrà trovato il plico dei testt, quindi ha preso quello che tratta del prossimo argomento che dovremmo studiare. Sorrido compiaciuta, perché non mi sono lasciata fregare.
Prendo un foglio e una penna, disegnando un bel dito medio e scrivendo sotto: la prossima volta prova ad essere più creativo.
Lo ripiego e mi alzo prendendo lo zaino, poi glielo metto sul banco nel momennto esatto in cui Jen si alza e lo guarda male. In un momento, Dorian ha un guizzo di speranza negli occhi, ma quando si rende conto di ciò che c'è sul foglietto, l'espressione gli muore sul volto, alzando gli occhi su di me, che intanto sto uscendo dall'aula.

L' improvvisa voglia di merendine al miele mi assale e sono costretta ad entare in un supermercato per accontentare questa voglia. Con le cuffiette nelle orecchie e la gomma da masticare in bocca, passo tra gli scaffali cercando la marca migliore. Ripensando al compito di oggi di matematica, mi assale anche il pensiero di Dorian, facendomi sorridere. Il suo tentato sabotaggio e quello che Jen non gli ha offerto, mi fanno ridere. Che imbranato, davvero.
Trovo le merendine allo scaffale dove ci sono anche coca cola e caramelle. Decido di prendere anche una bottiglia di coca, magari in vetro. Me la rigiro tra le mani ed ecco che mi ritrovo il cuore sotto i piedi: sul nastrino rosso c'è scritto "dà un bacio a Dorian".
Ho voglia di sbattere la bottiglia sul muro e farla in mille pezzi.
Poi mi viene il dubbio he forse non ho i soldi appresso, quei pochi che avevo li ho spesi alla macchinetta della scuola, colta in un momento di fame acuta.
Maledetto ciclo! Merda! E ADESSO CHE FACCIO!
Semplice, sono una criminale, anche se piccola, ma lo sono lo stesso, e i criminali rubano. Mi guardo intorno, discretamente, giusto per controllare se c'è qualcuno nei paraggi. Via libera! Ma un dubbio mi assale e quando alzo lo sguardo vedo le telecamere puntate sugli scaffali. Mastico freneticamente la gomma e la sputo sulla mano, quindi mi volto e mi dirigo ad una delle telecamere, quella che prende proprio la mia figura. E trovo una scala lasciata incustodita proprio lí. Salgo guardandomi intorno e... Sbam! Appiccico la gomma sull' obiettivo.
"Sí!" Metto le confezioni nello zaino.
Mi dirigo alle casse, con lo skate che corre sul pavimento e sotto i miei piedi. Ed è così che d' improvviso sento degli spari e delle urla provenire dalle casse. Poi vedo qualcuno che si tuffa a terra ed infine dei tizi vestiti in nero che puntano le pistole alle casse e urlano di fare silenzio.
Bella merda... Passamontagana fatti a mano, probabilmente sono calzini con i due puchi per gli occhi tagliati con le forbici e le pistole hanno tutta l'aria di essere dei giocattoli. Uno sparo e mi convinco che lo sembrano solo all'apparenza.
"Tu!" Uno di loro mi indica con la sua pistola. "A terra!"
"Ehi!" urlo estraenndo la pistola dallo zaino. E me ne pento subito, perché qui ci sono telecamere, gente che osserva la scena spaventata e soprattutto molti possibili candidati testimoni. "Ti conviene mettere giù quell'arma!" Ormai l'ho tirata fuori, è il caso di provare a fare l'eroe a questo punto.
"Se no?"
"Ti dico solo RH" gli rispondo. RH sarebbe Richard Hell per noi criminali, un'abbreviazione per chi lavora per lui e non vuole farsi sgamare. "Vi farà il culo, ora è il caso che ve ne andiate". Sangue freddo e calma sono il mio mantra, oltre ad una buona dose di 'me ne frego, ti sparo una pallottola nelle chiappe'.
Il tizio abbassa la pistola e fa un cenno agli altri, che la abbassano, poi tutto succede velocemente: entra un gruppo di poliziotti armati, che ci dice di abbassare le armi e mettere le mani sopra la testa. Io rimetto la pistola nello zaino e faccio per andarmene, quando d' un tratto mi ritrovo sbalzata all' indietro e due forti braccia che mi tengono stretta ad un petto duro. Respiro e inspiro, respiro e inspiro. Questa volta sono fregata, mi hanno presa.
"Sta' zitta".
Mi volto di scatto. "Dorian?"
Lui mi tappa la bocca e si addentra in uno degli scaffali, finché non raggiungiamo l' uscita di servizio. A quel punto non mi lascia andare ed io mi ritrovo a crogiolarmi nel suo odore e calore. E forse anche qualcos' altro. Restiamo così, per chissà quanto tempo. Il tempo per farmi capire che il mio cuore batte troppo veloce e ho il corpo che sembra diventato gelatina.
E poi arriva un improvviso buio.

Polvere di Noi -(With Us Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora