CAPITOLO NOVE

14K 463 7
                                    

POV REBECCA FILLAGAN

Sto sistemando i libri della sezione bambini della Unabridged Bookstore quando arriva la madre di Dorian James, Felicia. L'ho sempre considerata una donna incredibilmente bella e dolce, a differenza del figlio per quest'ultima caratteristica caratteriale. Ha in mano un bicchiere di caffè preso da Starbucks ed un largo sorriso sulle labbra. "Ciao Becca!" esclama sedendosi sullo sgabellino giallo accanto a me.
Le sorrido. Lavora qui con me, ma non le parlo molto, anche perché lei fa solo la mattina e qualche ora durante il pomeriggio, fino alle sei, poi torna a casa. Ed io vengo qui dalle cinque fino alle sette, tre giorni a settimana: lunedì, mercoledì e domenica. "Salve signora James".

"Forse è il caso che cominci a darmi del tu".
Le ho sempre portato rispetto, mi è sempre stata simpatica. "Preferisco darle del lei".
Scrolla le spalle. "Ti ho portato del caffè" dice porgendomi il bicchiere di Starbucks. "Macchiato come piace a te".

"Come fa a sapere che mi piace macchiato?" domando perplessa.
Sorride, innocentemente. "Accetta e basta".
Annuisco e prendo il bicchiere, posandolo sul carrello che uso per portare libri da uno scaffale all'altro. "Lo berrò dopo" borbotto segnando alcune cose sulla mia cartellina.
Sento la signora James agitarsi alle mie spalle, poi schiarirsi la voce, come se cercasse di avere di nuovo la mia attenzione. "Mi sembri un po' strana?"
Sgrano gli occhi e alzo la testa di scatto, restando però con le spalle voltate. Mi scrocchio le dita e deglutisco rumorosamente. "Si sbaglia" rispondo cercando di tenere il tono neutro. In realtà, non sono strana, ma arrabbiata e frustrata. Nessuno vorrebbe che la propria sorella le venisse portata via, dopo che un padre le ha detto che rischia in casa con la sorella tossica. "Sto bene".
Bene... Ma sì, benissimo!!

Una sorella portata via.

Mio padre fa lo stronzo.

Tuo figlio è un pezzo di merda ed un idiota.

E per non parlare della depressione che inizia ad insinuarsi dentro di me.

"Ho visto che hai le occhiaie e la pelle molto più chiara del solito. Non porti neanche lo skate e quella tua coroncina di fiori finti che tanto mi piace". Posso scommettere che ha chinato il capo di lato. "Cosa succede?"

"Dovrebbe succedere per forza qualcosa?" domando fingendo di essere impegnata con un fascicolo nella mia cartellina.

"No, ma a te è successo qualcosa".
Scrollo le spalle e mi volto. "Niente".
Lei sorride, compiaciuta. "Non sono stupida, Becca. Sono una madre e quando qualcuno sta male io me lo sento. Lo vedo dai tuoi occhi, dalle tue mani che continuano a tremare e dalla tua postura piuttosto curva di oggi". Scuote la testa. "Non sei mai così".
Sbatto le palpebre e d'improvviso sento tutti i muri crollare. E crollo anche io. "Mio padre si è portato via mia sorella".
La signora James sembra non capire, lí per lí, ma quando vede la mia espressione contrita, si irrigidisce e abbassa gli occhi, perché i miei devono rispecchiare con tale perfezione il mio stato d' animo, che si sente quasi soffocare. "Ah..."
"Non ne voglio parlare. Lei ha chiesto ed io le ho risposto, adesso può anche andare via". Il suo turno é finito e tra poco tornerò a casa per sentirmi nuovamente sola.
"Tesoro, me ne puoi parlare".
''Ma io non voglio'' sbotto girandomi di nuovo verso di lei, che indietreggia.
Felicia si porta una mano al petto, in evidente imbarazzo. "Te l' ha portata via? Adesso sei sola, quindi?''
Mi appoggio al carrello, innervosita. ''Devo lavorare, mi scusi'' cerco di tagliare corto, ma lei non sembra gettare la spugna, perché infatti mi poggia una mano sulla spalla, sorridendo.
''Ti prego, non fuggire anche tu come fa Dorian, ho bisogno di sapere come stai, almeno tu. Lui mi nega di scoprire un po' di sé". I suoi occhi sembrano in procinto di versare amare lacrime.
La guardo attentamente. Non è una novità che Dorian si comporti in modo scontroso con la sua famiglia. L'ho sempre saputo. Non rivela mai a nessuno come sta davvero, è criptico, sa usare bene le pistole e i coltelli, ma non il suo cuore. Proprio come me. "No, mi dispiace".
Felicia sembra delusa, così mi dà una pacca sulla spalla e fa per andarsene, ma io le prendo la mano, riportandole gli occhi sul mio viso. Odio ferire Felicia, come odio ferire Karen. "Non è per cattiveria, davvero. Ma sto passando un bruttissimo momento e non ho voglia..."

Polvere di Noi -(With Us Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora