CAPITOLO VENTIQUATTRO

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POV REBECCA FILLAGAN

Raggiungo la villetta di mio padre con lo skate. Non ho voglia di incontrarlo, ma di rivedere Karen e spero tanto che anche lei abbia voglia di rivedere me. Mentre percorro le strade di Chicago, ho la sensazione che qualcuno mi stia fissando e ripetutamente mi volto per controllare che vada tutto bene.

Forse sto diventando paranoica, prima non me ne fregava niente.

E non dovrebbe importarmi neanche di Dorian James.

Mi sento di dire che si mantiene idiota, ma... Cosa sta succedendo?

Ho una strana sensazione, come se qualcosa stia cambiando o peggio, stia prendendo il sopravvento. Sono le dieci di sera e forse sono poco lucida. In fin dei conti oggi sono successe tante cose dallo svenimento alla scossa provata quando Dorian mi ha passato le sue labbra sul mio collo.

Bene, così adesso sono confusa, fottuta e nei casini se ti tratta di Karen. E Dorian.

Il fatto è che... Sinceramente il mio cuore non ha mai battuto così tanto quando vedo Dorian, solo quando ci prendevamo a pugni, ma per lo sforzo e il fiatone. Dio, ho paura. Per una buona volta ho paura e del fatto che possa mandarmi in frantumi il cuore, quando è già rotto. Non mi piace, ma se iniziasse a ferirmi seriamente, mi sentirei male. Aspetta... Sono sicura che non mi piace?

Insomma, quei brividi e... No, non può piacermi!

E forse sto iniziando ad abbassare le difese.

Arrivo alla porta della villa di mio padre e busso. Sento dei passi dietro la porta, poi si apre rivelando la loro domestica. Ho avvisato papà che sarei venuta, ma forse non è molto contento. Chi se ne frega, di lui e della sua opinione ho iniziato ad infischiarmene quando ci ha abbandonate.

"Sono Rebecca. Ho avvisato mio padre e..."

"Rebecca?" La voce di mia sorella arriva lontana, un flebile sussurro che mi fa sentire il cuore in mille pezzettini.

"Karen?" Scosto la cameriera ed entro. "Sei qui, ciao".

Lei mi corre incontro e mi abbraccia. Mi emoziono, ma non scoppio in lacrime. La stringo forte e cerco di capire perché quest'improvvisa reazione: quando se n'è andata non mi voleva più vedere ed ora... Ora mi abbraccia forte.

Qui c'è una strana puzza.

"Come stai?" domando sorridendole.

Lei fa altrettanto. "Bene, grazie".

La sua voce è bellissima, vellutata e dolce. "Papà dov'è?"

"Rebecca?" La voce di mio padre invece è come un treno che sbuffa. Profonda e piena di fumo, probabilmente si droga pure quando fa i suoi lavoretti clandestini.

Richard mi ha chiamata prima, dicendomi che domani avremo l'addestramento per la sua missione. Sbuffo, inizio a perdere la voglia di farlo, anche se prendere tutti quei soldoni è importante per me.

"Ciao" lo saluto con un'occhiataccia.

"Come stai?" domanda e sto per crederci.

"Tu non lo vuoi sapere davvero" rispondo fissandolo truce.

Scuote la testa. "Stavamo pensando, io e Karen, di proporti di venire a vivere qui, con noi, come una vera famiglia" ribatte abbozzando un sorriso.

Lo guardo perplessa. Karen è la mia famiglia, quella di Dorian potrebbe essere quasi considerata una famiglia, ma non quella in cui fa parte anche mio padre. Lui è un mostro, un mostro che vive sotto i letti e sveglia i bambini. "Cosa stai dicendo?"

Polvere di Noi -(With Us Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora