CAPITOLO QUATTRO

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POV DORIAN JAMES

Rebecca Fillagan è la ragazza più irritante che respira su questa Terra.
Piena di sé, antipatica e soprattutto è la mia più acerrima nemica. Continuiamo ad odiarci, quando io me la vorrei portare soltanto a letto. Ovviamente, non la dà a nessuno, illude soltanto.
E cavoli, è l' unica ragazza per cui provo piacere da solo. Assurdo, no? La odio, ma vorrei che facesse le fusa sotto il mio tocco.
Ma nonostante tutto, resta una stronza.
E oltretutto devo sorbirmela anche in una seduta da strizzacervelli.
Adesso lei è seduta vicino a me, non proprio vicino, cioè sull' altra poltroncina dello squallido ufficio di Mister Dasten, e per fortuna che mi sta abbastanza lontana, se no le darei un potente pugno in faccia. Ieri mi ha quasi rotto il naso ed ora sono costretto a girare con un cerotto bianco, perché non ha saputo tenere le mani apposto.
La guardo di sottecchi: trucco Day of the dead, coroncina di fiori bianchi sulla testa (i fiori sono sicuramente finti) e degli occhi blu che più profondi di così non potrebbero essere. Due pozze limpide, che fanno sentire a disagio la maggior parte degli studenti in questa scuola.
Non me, io mai. Anche perché se no mi ritroverei a strisciarle dietro come tanti fanno, senza avere un' opportunità.
"Allora, chi vuole cominciare?" Mister Dasten mi sta antipatico, ma mai come Rebecca.
"Il mio ca..."
"Ah, niente parolacce" mi interrompe lo psicologo ed io vorrei soltanto alzarmi e dirgli che non ha assolutamente idea di chi è il ragazzo con cui sta parlando. Se sapesse chi è mio padre, se ne pentirebbe.
"Ha una fogna al posto della bocca" borbotta Rebecca, arrotolandosi una ciocca di capelli attorno al dito.
Mi tolgo il passamontagna e la guardo male. "Muta".
Si volta e ha lo sguardo di chi vorrebbe prendere la pistola e farti fuori. "Te l' ho già detto, non voglio sporcare la mia pistola della tua merda quando ti pianterò la mia pistola su per..."
Le lancio un pezzo di carta appallottolato e le si blocca di colpo, rimanendo impassibile al mio gesto, poi balza su di me, rovesciando la poltrona. Siamo entrambi a terra, lei a cavalcioni su di me ed io sotto di lei, che mi sta letteralmente picchiando.
Le afferro le mani, mentre i suoi capelli si muovono ad ogni suo movimento e la corona le cade dalla testa. "Hai finito?" domando dandole uno schiaffetto leggero in faccia. "Pensi che siccome sei una donna, non possa darti uno schiaffo?"
"Sei una merda!" mi urla contro.
Mister Dasten arriva dietro di lei e la prende da sotto le ascelle, avvicinandola alla porta. "Signorina, adesso va fuori e si calma" le dice aprendo la porta e sbattendola fuori dal suo ufficio, come fosse un sacco dell' immondizia.
Ed io esulto mentalmente, perché non avrò di nuovo tra i piedi Rebecca Fillagan. La sopporto già durante l' ora di matematica, non voglio sorbirmela un altro minuto di più.
Traggo un sospiro di sollievo e mi affloscio sulla poltrona, consapevole che ora sarò da solo con un cavolo di psicologo che dice di aver studiato in un' università prestigiosa americana e che ha una serie di attestati sulla porta, come a dire: 'Ehi, sono un figo io'.
"Dorian James". Sospira come se dire il mio nome gli costasse un certo sacrificio, una certa fatica. "Tu e la signorina Fillagan siete..."
"Nemici" completo la frase per lui, perché a quanto pare è un grande sostenitore della pace e la parola 'nemico' inciampa sulla sua lingua. "Mi risparmi i convenevoli e tutta quella serie di parole che la preside ci ha già riservato numerose volte. Adoro litigare con Rebecca Fillagan".
Alza un sopracciglio, indeciso sul cosa rispondere, poi sorride e questo mi dà ai nervi. "Ho capito, tu e la signorina Fillagan avete dei conti in sospeso?
Dei? Direi parecchi. Stando ad elencarli tutti, ci metterei una vita.
Io e Rebecca ci conosciamo da quando siamo nati, perché i nostri genitori si conoscono molto bene. A quel tempo erano una vera e propria squadra, amici per la pelle. Ma quando il padre di Rebecca ha cominciato a entrare nei giri di Richard Hell, mia madre ha sconsigliato vivamente a mio padre di continuare a frequentarlo. Che poi, ironia della sorte, è finito nei giri di Hell anche lui, anche mio padre. Poi hanno iniziato a litigare ed io non ricordo neanche il perché. Un giorno, in terza media, ho detto a Rebecca che sua madre era una troia e che era morta perché suo padre le aveva sparato, vendicandosi di una notte piccante con Richard Hell. E Dio solo sa quante me ne diede Rebecca.
A quel tempo sapevamo già tutto: sparare, picchiare, attaccare, rubare... Uccidere.
Che per noi è l'ABC.
Così iniziata la nostra guerra: insulti, dispetti e conti in sospeso.
E non dimentichiamoci le minaccia di morte.
Rebecca non si ferma davanti a niente: è brutale e forte, non piange mai. Se in un locale le toccano il sedere, storce il braccio di chi glielo ha toccato. Fidatevi di chi una volta ha osato farlo (ero ubriaco e poi il sedere di Becca è carino!) ed è dovuto stare con il gesso per due mesi di fila.
Ma ovviamente mi sono preso le mie vendette.

Polvere di Noi -(With Us Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora