Capitolo 3

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                                                                                       DAVID

Quella mattina mio padre mi fece fatto fare tardi con l'idea che dovevo conoscere Maria, così me ne andai di fretta e per quanto io possa essere stato scorbutico, gli assicurai che quella avremmo cenato tutti insieme con tutta la ''famiglia''. Capivo mio padre, si era innamorato dopo tanto tempo e lo vedevo felice con Anastasia, solo che non capivo tutta questa pressione nel farmi conoscere la figlia. Erano le 11 e io avevo chiesto un caffè ad Abbie, che mi affiancava nel mio stage di architettura. Abbie aveva circa la mia età, delle gambe da togliere il fiato ed era la figlia del ''capo'' dove svolgevo lo stage. Suo padre me l'aveva affiancata per farmi conoscere i trucchi del mestiere, ma gli unici trucchi che erano venuti a galla, erano quelli che conoscevamo a letto. Era per questo che certe volte mi trattenevo con lei dopo il lavoro, perché mi desiderava. Lei forse avrebbe voluto qualcosa di più ma non ero il tipo da legarmi sentimentalmente a qualcuna. Io volevo capire i trucchi del mestiere e finire questo dannatissimo stage, lei voleva conoscermi fuori dal letto ma sono sicuro che non vorrebbe mai veramente conoscermi, anche perché, io non vorrei mai conoscere il mio vero essere e son sicuro che se lo mostrassi a qualcuno, scapperebbero tutti a gambe levate. In poche parole, lei mi usava per il sesso e io usavo lei, insieme a tutte le altre, per sfogare i miei istinti. Assecondava tutto quello che dicevo e a volte era noiosa, un pò come tutte. Entrò con il mio caffè nelle mani e la ringraziai. 

<<Tutto bene?>> mi chiese. 

<<Si Abbie, perché? >> le chiesi quasi infastidito dalla sua domanda. 

<<Ti vedo strano... hai fatto le ore piccole stanotte?>> mi chiese, volendo sapere più di quanto era tenuta a sapere. Dopo quella domanda, la mia testa tornò a Camille. Ecco, era bastata quella gara, dove mi ero reso conto che era stata l'unica ragazza a sfidarmi. E quel bacio rifiutato? Aveva rifiutato uno come me? Perché? Mi sarei spinto anche oltre, però non me lo aveva permesso. Mi ricomposi e decisi di ignorare la domanda di Abbie e nel frattempo mi arrivò un messaggio, da Matías.

Matias: Festa a casa mia, vieni?

                                                                         Io: Stacco tra un'ora. Il tempo di prendere il costume e arrivo.

Mandai il messaggio e mi concentrai sulle ultime cose da fare.


                                                                                       MARIA 

La piscina di Matias era enorme, come tutta la casa. Bella e Matias, stavano limonando già da un'ora dentro casa e io stavo prendendo il sole, con il vestitino addosso. C' erano gli amici di Matias che giocavano a palla, altri che stavano bevendo shottini mentre io mi stavo semplicemente rilassando al sole, quando sentii delle dita scorrermi lungo la gamba e rabbrividii al tocco. Mi alzai di botto e non potevo credere ai miei occhi. Che ci faceva Alex qui? Che figura di merda. E Se fosse venuto fuori il mio vero nome? Sì, sentivo già odore di figura di merda. 

 <<Ciao Cherry.>> disse lui, sfoderando un sorriso e mettendosi seduto accanto a me sulla chaise longue. <<Perché mi chiami cherry?>> chiesi io infastidita. 

<<E' un nomignolo>> mi disse lui facendo spallucce, come se la cosa non fosse importante. 

<<Beh fa cagare.>> affermai, molto sicura di me 

<<Ne sei davvero sicura?>> mi chiese lui avvicinandosi troppo vicino al mio viso. Era lì da dieci secondi e io mi stavo già infastidendo. Trattenni il respiro e per fortuna si alzò sfiorando il mio viso col suo naso. Tocco, che mi provocò un brivido, come se nessun ragazzo mi avesse mai toccata. Si alzò e si tolse la camicia davanti a me, restando con il costume che era di un azzurro cielo che gli stava molto bene. Gli guardai sbottonare la camicia che aveva addosso e bottone dopo bottone, lasciò cadere la camicia sulla mia sdraio, lasciandomi quasi senza parole. Aveva le spalle larghe e il fisico asciutto, con qualche tatuaggio sparso qui e lì. il mio venne suscitato dal tatuaggio in verticale sulle schiena che recitava ''The world is yours''. Distolsi lo sguardo velocemente quando si girò e mi colse interessata alla sua schiena. 

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