Capitolo 35

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<<Vado a studiare. È l'ultima volta che accetto una cosa del genere.>> dissi puntando il dito contro mia madre.

Salii, anzi volai per le scale, arrivando davanti la porta di David ed entrai senza bussare.

<<''Trovati un accompagnatore''? È l'unica cosa che riesci a dire? Sul serio?>> chiesi incazzata nera.

<<Cosa vuoi? Volevi che ti dicessi che sono incazzato perché vorrei essere io ad accompagnarti? Beh, notizia dell'ultima ora, non posso accompagnarti io. E sai perché? Perché sono solo il figlio del compagno di tua madre. >> mi disse sorridendo in modo maligno. Un sorriso che non aveva niente a che fare con i sorrisi che ci eravamo scambiati soltanto fino un'ora prima. Quel sorriso era un sorriso cattivo, il sorriso di chi voleva ferirmi.

<<Questo che cosa vorrebbe dire?>> chiesi col cuore in gola e con le lacrime che minacciavano di uscire.

<<Maria, noi non possiamo. Ci siamo illusi di poter fare tutto. Ci siamo illusi che potevamo vincere noi, contro le convenzioni sociali, contro i nostri genitori e contro tutto il resto, ma guardaci. Per la società, per i nostri genitori, saremo sempre fratellastro e sorellastra. Niente di più, niente di meno. Non potrò mai baciarti davanti una sala piena di persone, non potrò mai accompagnarti a uno di questi stupidissimi balli perché per noi non esiste alcuna possibilità. Ti prego, va fuori da questa stanza.>>

<<Non meriti niente di quello che saremmo potuti essere.>> furono quelle le ultime parole, con cui per l'ennesima volta uscivo, col cuore a pezzi, dalla stanza di David.

Lo aveva rifatto e io ero stata stupida per l'ennesima volta.

Non piansi, neanche una lacrima e quelle che provavano ad uscire, le ricacciai indietro perché non c'era più spazio per le lacrime.

Avevo un ballo delle debuttanti a cui pensare e mancavano solo due giorni. 


I due giorni passarono molto freneticamente e io non vidi David, dato che dormiva da Matias insieme a Felix, un suo ex collega di Berlino.

Matias in un modo o nell'altro era riuscito a risolvere la situazione con Bella.

Bella, che dopo aver risolto con Matias sembrava più tranquilla, sapeva tutto di quella situazione e ogni volta che tiravo in ballo David provava sempre a difenderlo e sinceramente non ne capivo il motivo.

Mia madre mi aveva trascinato per la città alla ricerca dell'abito giusto.

E Io... io boh. Non capivo il mio stato mentale. Ero confusa, arrabbiata, anzi no, ero proprio incazzata nera. Ma ero sempre più consapevole che le cose nella vita, durano un istante. Un istante prima io e David stavamo bene, quello dopo mi aveva fatto crollare la terra sotto i piedi. Di nuovo.

<<Tesoro, la limousine è giù, sei pronta?>> chiese mia madre, facendo l'ingresso nella mia stanza nel suo vestito color crema. <<Si, sono pronta.>> le dissi, con tono atono.

<<Sei bellissima>> mi disse. Io arrossii e mi limitai a ringraziarla.

<<Pedro sta provando a contattare David, ma non risponde.>> mi comunicò lei.

 <<Non verrà. Direi che possiamo anche andare.>> comunicai, appena arrivai in salone davanti Pedro.

<<Ti ha detto che non verrà?>> mi chiese. 

<<Lo so e basta>> feci spallucce, dirigendomi verso l'uscita.

Salimmo tutti sulla limousine e feci un respiro profondo perché avevo i nervi a fior di pelle e perché mi aspettava una lunga serata.

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