Capitolo 32

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. <<Di che stai parlando? Spiegami>> gli chiesi, quando si sollevò da sopra di me, per mettersi seduto sul letto. Lui mi guardò e prese un respiro profondo.

<<Quando ero a Berlino...io...ti ho scritto...una lettera>> mi disse lui, con le guance rosse. Stava arrossendo per me?

<<Una lettera? Perché non me l'hai mai spedita?>> gli chiesi

<<No ecco... io te l'ho spedita. Il giorno del tuo compleanno>> mi rivelò lui. Restai scioccata.

<<Insieme ad un mazzo di rose arancioni, perché so che sono le tue preferite>> aggiunse dopo. Restai a bocca aperta e ricordai di quel giorno. Il mazzo di rose che mi era arrivato, il mittente sconosciuto, il bigliettino...IL BIGLIETTINO.

Mi alzai e scesi dal letto, sotto lo sguardo interrogativo di David. Uscii da sotto il letto, una scatola quadrata dove tenevo tutti i bei ricordi degli ultimi anni e ricordavo di aver messo quel biglietto lì, perché anche se non avevo capito la dedica, mi aveva fatto piacere ricevere quel bigliettino.

Frugai tra i mille pezzi di carta e dopo un po' lo trovai. Mi rimisi sul letto e rilessi il bigliettino.

Buon Compleanno C.

-A.

Lui sorrise, forse perché non si aspettava che io avessi conservato il bigliettino.

<<Parlavi di questo?>> gli chiesi, con il bigliettino tra le mani.

<<No, a parte quello c'era anche una lettera. L'ho spedita per posta al fioraio, in modo da fartela avere insieme al mazzo di rose.>> mi disse lui

<<Io non ho trovato nessuna lettera...>> gli dissi dispiaciuta.

<<Fa niente...>> disse lui con un sorriso di circostanza. Guardai il bigliettino e lessi le iniziali.

<<Perché ''C'' e ''A''?>> gli chiesi stranita. 

<<Non ricordi? Camille e Alex...>> mi disse lui per farmi ricordare. Ma certo... i nomi che ci eravamo dati all'inizio di tutto. Quando ancora lui non sapeva che io mi chiamassi Maria e quando io non sapevo ancora che lui si chiamasse David e nessuno dei due sapeva di essere il figlio del compagno del genitore dell'altro.

<<Perché non hai usato le nostre iniziali? Pensavo avessero sbagliato indirizzo...>>

<<Perché avevo paura che se avessi messo le nostre iniziali, avresti mandato le rose indietro...>> disse con un tono di imbarazzo.

Sorrisi perché vederlo in imbarazzo per me mi faceva ridere. Così pensai di chiedergli cosa ci fosse scritto su quella lettera.

<<No.>> mi disse prima che potessi parlare.

<<Cosa?>> chiedi confusa.

<<Hai intenzione di chiedermi cosa ci fosse scritto nella lettera, lo so>> mi disse lui. Restai in silenzio perché mi aveva scoperta e sorrisi, mentre mi facevo strada per sedermi a cavalcioni su di lui, che non se lo fece ripetere due volte.

<<Quindi signor Morningstar...>> dissi io divertita da tutto quel casino. La lettera persa, i fiori, il bigliettino con le inziali che non capivo.

<<Sarai la mia rovina, lo so già.>> disse sorridendo.

<<Non vuoi dirmi cosa c'era scritto in quella lettera?>> gli chiesi, torturando il suo collo con baci languidi. <<è imbarazzante, no>> mi disse lui mi disse accarezzandomi la guancia

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