Capitolo 28

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<<Pronto?>> risposi, mentre Bella andò in bagno a sciacquarsi la faccia. 

<<Sono sotto casa di Bella. O scendi e andiamo a casa insieme, o ti porto giù con forza.>> mi disse lui, con il suo solito tono scazzato. 

<<Posso andare a casa da sola>> risposi io alterata. 

<<Non era tra le opzioni, sto salendo a prenderti con la forza.>> disse tagliando corto. 

<<Okay, okay, sto scendendo.>> dissi io fermandolo. Mi chiuse il telefono in faccia. Maleducato.

Salutai Bella e le assicurai che il giorno dopo sarei passata io a prenderla, dato che i suoi non le lasciavano la macchina per andare all'università. Dicevano che era spericolata, il che forse era un po' vero.

Appena scesi, vidi David dentro la sua Audi R8 blu elettrico e alcuni ricordi si fecero spazio nella mia mente, come ad esempio la sera che mi era venuto a riprendere alla ruota panoramica per salvarmi da Rafael. Il mio groppo in gola adesso pesava circa tre tonnellate, ma decisi di camminare lo stesso a testa alta ed entrare in auto.

Lui mise in moto nel silenzio più totale e ripartimmo. Il silenzio in quell'abitacolo pesava almeno il triplo delle tonnellate che avevo sentito prima.

<<Come sta?>> chiesi, spezzando il silenzio. 

<<Con una sbronza>> mi rispose lui in modo quasi robotico, come se fosse troppo lontano con i pensieri. 

<<Perché sei venuto a riprendermi se non te ne importa niente di me?>> chiesi di getto, pentendomi subito dopo quando mi fulminò con lo sguardo.

 <<Me l'ha chiesto tua madre.>> disse, frenando e aspettando il semaforo verde per passare. <<Domani andremo a prendere Matias. Dì a Bella di farsi trovare pronta per le 08:00.>> continuò lui cambiando discorso. 

<<Andrò a prenderla io.>> gli dissi.

Lui annuì e subito dopo ripartì, dato che scattò il verde. <<Puoi prendere la mia moto, per fare più veloce.>> mi disse e subito dopo fece uno sguardo come se fosse sorpreso anche lui, di quello che aveva detto, almeno quanto me. Le mie sopracciglia arrivarono all'attaccatura dei capelli per la sorpresa. David non aveva fatto toccare a nessuno la sua moto, tranne a Bella il giorno prima, dato che non era capace di guidare lui.

<<Lascia perdere, ho detto una cazzata>> disse infatti subito dopo, con tono brusco

<<Io non so guidare una moto>> ammisi, quasi bordeaux in faccia e ringrazia il fatto che era sera e non poteva vedere chiaramente l'imbarazzo dipinto sul mio viso. Lui aggrottò la fronte e mi rivolse uno sguardo.

 <<Sul serio?>> chiese. 

<<Si>> ammisi, torturando le mie pellicine e sentendo ancora il bruciore all'interno coscia, dovuto ai vestiti della sera prima.

Arrivammo in casa e sfrecciammo dentro in un batter d'occhio data la pioggia che si era abbattuta su Santa Barbara.

Mentre salimmo le scale, il bruciore all'interno coscia era aumentato e così mi diressi in camera, senza neanche salutare David. Ma dopo qualche minuto sentii tre colpi alla porta e mi affrettai ad aprirla.

David entrò dentro come un fulmine e mi costrinse a chiudere la porta.

<<Sai che c'è?>> mi chiese con tono esasperato. 

<<Che ho fatto due volte avanti e indietro per venirti a prendere e neanche mi hai detto ''grazie''. Sei una gran maleducata.>> disse mettendo le mani sui fianchi. La maglietta nera che aveva indossato quel giorno gli aderiva perfettamente ed ebbi la bocca asciutta guardandolo. 

Contro ogni fottuto pronostico.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora