Capitolo 17

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                                                                                       DAVID 

Nessuno sapeva che fossi tornato in città. Non volevo che lei sapesse che fossi tornato, perchè ero più che sicuro che non si sarebbe fatta trovare... Tornai con una settimana di anticipo, proprio in tempo per sistemare le ultime cose all'università, con l'iscrizione e le tasse da pagare.

Era da tutto il pomeriggio che sfrecciavo in moto per Santa Barbara. Andare in moto mi aveva sempre fatto schiarire le idee e casualmente mi ritrovai davanti la biblioteca dove lei lavorava. 

Si si David, proprio casualmente.

Erano le 21:00 e lei avrebbe dovuto finire il turno alle 19:00, solo che la biblioteca, aveva ancora tutte le luci accese. Decisi di entrare dentro la biblioteca e a parte lo scricchiolio della porta, non vi era alcun rumore.

Mi avventurai dentro i corridoi della biblioteca quando notai la cura che vi era nei libri posti sopra gli scaffali e ne restai incantato. Finiti i lunghi corridoi pieni di libri di ogni genere, vi era una cassa messa all'angolo, un bagno e sulla destra una sala lettura, dove vidi una ragazza di spalle con delle cuffie bianche sulla testa e in quel momento realizzai il perché nessuno mi avesse sentito. 

Quando la ragazza si chinò per prendere un astuccio e un quaderno da dentro uno zaino, il mio cuore perse un battito.

Era lei.

Aveva cambiato colore di capelli; non era più quel rosso ciliegia che aveva torturato la mia mente per tutti quei mesi, ma era un castano scuro e dedussi che fosse quello il suo colore naturale.

La rividi lì, intenta a scrivere o forse disegnare, non potei dirlo con certezza. Aveva il tic alla gamba e in quel momento notai che aveva una bottiglia d'acqua vicino a un bicchiere, rigorosamente vuoto e la tentazione di piombarle lì davanti e riempirglielo, fu davvero tanta. Mi chiesi cosa ci facesse lì da sola e perché si trattenesse oltre l'orario di lavoro. Magari stava aspettando qualcuno e il solo pensiero che fosse da sola, qui dentro, a quell'ora della sera, senza nessuno, o che stesse aspettando qualcuno, mi fece attorcigliare lo stomaco. E se le fosse successo qualcosa?...

La guardai. Era bella come sempre, forse anche più dell'ultima volta che la vidi e quel colore le stava veramente bene. Dava al suo viso qualcosa di bambinesco, forse più di come non lo fosse già. All'improvviso si alzò in piedi e si diresse verso il bagno e io dovetti fare l'impossibile per non farle accorgere della mia presenza e mi misi dietro gli scaffali. Mentre camminava la guardai, tutta. Dalla testa ai piedi.

Aveva dei jeans neri e un top azzurro con dei fiorellini. Aveva perso più di qualche chilo ed ebbi il nodo alla gola pensando che fosse stata colpa mia. Aveva davvero senso pensare che fosse colpa mia? O mi stavo semplicemente dando più importanza del solito?

Guardai verso la direzione dove era seduta fino a qualche momento prima e decisi che dovevo farle capire che ero tornato e c'era solo un modo per farlo...


                                                                        MARIA

La vita cambia, le persone cambiano e siamo tutti dentro questo loop infinito che ci fa evolvere, chi in meglio, chi in peggio. Ero cambiata negli ultimi mesi. Ero diventata più forte ed ero riuscita a superare quello che mi aveva fatto David. Ero andata così tanto avanti che, quando Pedro mi annunciò che potevo prendere la Chevrolet rossa di David, per muovermi meglio in città, io non esitai un attimo. Da quel momento dissi a Matias che non c'era più bisogno di farmi compagnia la sera quando tornavo a casa, dopo l'orario di chiusura della biblioteca, perciò la maggior parte delle sere, restavo oltre l'orario di chiusura per dedicarmi ad alcuni progetti di design. Mi stavo dedicando allo studio dato che tra meno di una settimana sarebbero ricominciate le lezioni e volevo essere preparata per affrontare al meglio l'ultimo anno per la laurea. Le cose con Joshua andavano piuttosto bene. Uscivamo ogni tanto, ci sentivamo durante il giorno, ma nulla di più. Dopo l'esperienza con quell'energumenotestadicazzo, avevo quasi evitato ogni tipo di contatto umano con il sesso maschile; a parte, qualche abbraccio con Matias, che negli ultimi due mesi era diventato davvero importante per me. Avevo ripreso in mano la mia vita e non avrei mai permesso a nessuno di farmi affogare di nuovo come aveva fatto David. Avevo anche perso qualche chilo e stavo più o meno bene. Insomma, ero in piedi.

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