Capitolo 1 - Tessa

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«Devi occupartene tu, Tessa», m'informa Lauren. «Mi dispiace per il poco preavviso, ma Gwen ha di nuovo combinato un disastro con l'agenda e ha fissato questo appuntamento alla stessa ora del mio incontro con il dottor Moore, il notaio che segue la compravendita Finch. Purtroppo sono entrambi impegni improrogabili», specifica.

Sa quanto io detesti questo genere di fuori programma, ma è pur sempre il mio capo, quindi non mi resta che accettare le sue disposizioni e farmele andar bene.

«Il cliente ha urgenza di trovare una sistemazione e deve poter valutare più possibilità in poco tempo. È una specie di medico... un fisioterapista credo», borbotta distratta. «Cerca sia un'abitazione che un locale da adibire a studio privato, quindi si parla di due appartamenti in un colpo solo. Ti sto dando prova della mia fiducia, Tessa», sottolinea. «È una grande opportunità per mettere alla prova le tue capacità».

Oh, ma per favore! Il punto è un altro e sta tutto in quell'unica parolina infilata in mezzo alle altre: "specie" di medico. Se si fosse trattato di un cardiochirurgo di fama mondiale, col cazzo lo avresti affidato a me!

E il fatto che un'imbarazzante ricrescita faccia capolino tra il biondo scuro dei suoi capelli mi fa presumere che gli unici "atti" a cui questo "notaio" si dedicherà oggi saranno tingere, nutrire ed esaltare la sua chioma! Ma suppongo di dovermi trattenere dal farglielo notare.

«Certo Lauren, nessun problema. Cosa pensavi di proporgli?».

«Nel palazzo di Roger ci sono due appartamenti liberi, sullo stesso piano, che potrebbero fare al caso suo. Gli farai vedere quelli».

Il tono imperativo usato per scaricarmi questo cliente assume finalmente un significato: sa benissimo che odio il palazzo di Roger. Non tanto per lo stabile in sé, ma perché è una maledetta torre! Una di quelle che richiede un dannato ascensore. E se c'è una cosa che mi terrorizza a morte sono proprio gli ascensori.

Ok, in realtà ho una lista di cose che mi terrorizzano.

Gli spazi troppo aperti mi danno il capogiro; in quelli stretti mi sento soffocare. Agorafobica e claustrofobica: uno spasso assoluto. Ma sono situazioni che ho imparato a gestire; evitandole.

Nella categoria insetti la faccenda si fa più complicata, perché il terrore riguarda ogni entità volante o saltante che possa decidere di schiantarmisi addosso. Api, vespe, calabroni e tutta l'allegra combriccola: cimici, grilli, mantidi e cavallette. E poi lei, la regina degli orrori: la locusta. Mi si attorciglia lo stomaco solo a visualizzarne l'immagine nella mente.

Potrò sembrare poco sensibile alle "meraviglie" di Madre Natura, ma preferisco definirmi una sostenitrice convinta del rispetto dei reciproci spazi: la Natura deve starsene fuori da casa mia, innanzitutto. In secondo luogo, anche nella condivisione degli spazi comuni, come ad esempio un prato, si dovrebbe poter fare affidamento sulle innate inclinazioni delle rispettive specie: gli umani toccano altri umani e gli insetti si posano su alberi e fiori. Dopotutto non mi vesto mica con una tappezzeria dal motivo floreale che possa trarre in inganno quei mostri raccapriccianti!

Per finire, o almeno credo, la lista delle mie ossessioni si conclude con gli ascensori.

Certo ne comprendo l'utilità, ma possibile che non si riesca a pensare a nuove diverse soluzioni? Forse tutti quei cervelloni inventori sono impegnati in cose più interessanti, o magari nessuno di loro soffre di claustrofobia e quindi gli manca lo stimolo giusto.

Chiaramente io li evito come la peste, ma purtroppo finché lavorerò in un'agenzia immobiliare continuerò a doverci fare i conti e non è sempre facile escogitare una buona scusa con i clienti per preferire le scale. Come se ciò non bastasse, il mio capo è una sadica rompipalle che si diverte ad affibbiarmi visite in palazzi di ottocento piani, soprattutto se il cliente è interessato all'attico.

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