Capitolo 13 - Tessa

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È sabato sera e ho appena finito di lavorare.

Lauren mi ha incastrata per compensare la mezza giornata di ferie di mercoledì. Di solito il sabato l'agenzia è aperta soltanto al mattino, che lei dedica agli stacanovisti più facoltosi, quelli che durante la settimana sono troppo impegnati a fare soldi per avere il tempo di spenderli comprandosi una casa. Se poi non ha appuntamenti, ne approfitta per sistemare la montagna di scartoffie che accumuliamo negli altri giorni, ma immagino che per oggi avesse programmi più interessanti.

Jules è uscita di nuovo con Mark, così decido di passare la serata stravaccata sul divano a guardare la TV, cenando con un'enorme vaschetta di gelato. Salutare, lo so.

Parcheggiata l'auto in garage, entro in casa e salgo in bagno per una doccia. Preferirei abbandonarmi ai piaceri della vasca, avvolta dalla schiuma e dalle fragranze dei sali, ma non lo faccio mai quando non c'è Jules: ho la pressione un po' bassa e c'è il rischio che mi possa venire un malore.

Lascio scorrere l'acqua calda sul mio corpo e mi perdo nelle tante riflessioni che in questi giorni hanno affollato la mia mente: cosa stiamo facendo io e Sam? Sono davvero sicura che possa funzionare?

La chiacchierata di ieri pare aver spazzato via ogni tensione e il dar voce ai pensieri taciuti potrebbe aver reso il nostro rapporto più semplice.

A volte la sincerità paga, dopotutto; anche se ha svelato una verità un po' scomoda: la reciproca attrazione non è più solo una sensazione, ma un'esplicita ammissione. E mi spaventa un sacco l'ipotesi che, ad un certo punto, per uno dei due, potrebbe arrivare ad essere più forte del proposito di tenerla a bada.

Lascio che il vapore si diffonda nel bagno e mi godo quella sorta di sauna che, nonostante le proteste di Jules, mi piace ricreare durante le mie lunghe, caldissime docce.

Quando sono raggrinzita come un raviolo al vapore, apro il vetro scorrevole ed allungo un braccio per afferrare l'accappatoio, che ho lasciato appoggiato sopra al lavandino. Lo cerco con la mano, ma non lo trovo. Dove diavolo è finito? Mi sporgo un altro po', gocciolando sul pavimento come un ghiacciolo in agosto. Niente; dell'accappatoio non c'è traccia. Esco dalla doccia rassegnata: mi dovrò accontentare di un semplice asciugamano, se mai tutta questa nebbia mi permetterà di individuarne uno.

Ma il vapore e i miei capelli bagnati hanno reso le piastrelle scivolose e il passo cauto e leggero che mi impongo si trasforma in uno scivolone degno di un pinguino zoppo, che mi fa franare a terra, atterrando di peso sul ginocchio destro.

Non so se piangere o imprecare e, nel dubbio, sparo una raffica di lagnose parolacce, interrotta dallo squillo del telefono, appoggiato sul davanzale della finestra.

A fatica lo raggiungo e rispondo con un gemito:

«Pronto...».
«Tessa? Sono Sam... Tutto bene?».

«Sam... Ciao... Non benissimo ad essere sincera», cerco di controllare la voce, incrinata dal dolore.

«Che succede, ti senti male?», m'incalza, sempre più preoccupato.

«No, è che sono appena scivolata sul pavimento del bagno».

«Che cosa?!», esclama allarmato. «Non puoi chiedere aiuto alla tua coinquilina?».

«Jules non c'è, è fuori con il suo ragazzo», spiego.

«Ok, arrivo subito», entra in modalità "pronto intervento". «Non muoverti, mi raccomando. Se hai battuto la testa potresti avere uno svenimento e farti male seriamente».

«Non preoccuparti, non è necessario, sto bene. E poi sono stesa sul pavimento, nuda e bagnata!», gli faccio notare.

«Va bene così Tessa, non continuare, ti prego...», ribatte lui con quell'aria divertita che posso vedergli dipinta in volto.

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