Capitolo 12 - Sam

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La mattina seguente mi sveglio allegro e di buonumore.

La serata di ieri ha avuto risvolti inattesi, ma adesso ho un'amica.

Un'amica ferita e ammaccata, proprio come me, che sembra avere la mia stessa voglia di mandare al diavolo i fantasmi del passato.

Mi rinfranca l'idea di avere qualcuno con cui condividere il cammino lungo la strada di un nuovo inizio: potremo essere l'uno la spalla dell'altra. Ci sosterremo a vicenda, come fanno i buoni amici. Forse capiterà di dover fare i conti con quella sorta di trascinante, ingombrante attrazione, ma la sapremo tenere a bada. Del resto, sono le sfide più ardue a rendere dolce una vittoria e noi sapremo essere più forti di qualsiasi fuorviante tentazione.

Certo, come no! Credi davvero alla marea di stronzate che ti stai raccontando? Sarà uno spasso, amico...

Ho il vago sospetto che tu ti sia appena garantito un abbonamento premium a delle gran docce fredde. Lunghe, solitarie, quotidiane docce fredde. Ma se vogliamo giocare agli amiconi, va bene. Sarà esilarante!

Un po' di sana e ragionevole titubanza è comprensibile, ma non mi lascerò scoraggiare; sono felice che Tessa sia nella mia vita e la faremo funzionare.

Mi domando piuttosto in che modo l'amicizia con una donna potrà essere diversa da quella che sono abituato ad avere con individui del mio stesso sesso.

Devo mettere in conto pomeriggi di shopping e serate a base di maratone di serie TV? Sarà difficile conciliare interessi e passatempi che sulla carta, per natura, tendono ad essere inconciliabili?

Non ne ho. La minima. Idea.

Lascio scorrere i pensieri mentre mi godo l'ennesimo caffè davanti alla finestra, rallegrandomi anche oggi del fatto che Miss Corsa Campestre abbia scelto un altro itinerario per il suo jogging e opto per un diverso approccio al mio dilemma: che farei adesso se il mio amico Jeremy vivesse a pochi passi da casa mia? La risposta è talmente scontata che, senza pensarci, prendo il telefono e compongo il numero di Tessa:

«Buongiorno, amica mia!», esclamo allegro quando risponde, al secondo squillo.

«Buongiorno a te», ridacchia. «Ti sei appena alzato?».

«No, sono sveglio già da un po'. È difficile dormire se una Rossa da urlo mi strappa al sonno per augurarmi il buongiorno», rivelo enigmatico.

Segue un attimo di silenzio, durante il quale riesco a percepire il clangore delle rotelle nel suo cervello, che girano come trottole impazzite.

«Il caffè!», esclama. «Sapevo che quella ragazzaccia avrebbe migliorato ogni tuo risveglio», dichiara compiaciuta.

«Sai, a dire la verità ti chiamo proprio per questo: lei non vede l'ora di conoscerti. Dice che vorrebbe fare una cosa a tre», rivelo, allusivo.

«Mmh... sono tentata. Credo che la tua Rossa potrebbe sconvolgermi i sensi... Spero però tu l'abbia collaudata a dovere!», si sincera.

Adoro cogliere il divertimento nella sua voce. E adoro sapere che lei avverta il mio.

«Tutte le mattine, dopo pranzo e a volte anche a metà pomeriggio, se vuoi saperlo», puntualizzo.

«Wow, non ti facevo tanto famelico. Sei sicuro di voler condividere il tuo piacere con me?», indaga maliziosa.

«Non desidero altro, tesoro», assumo il suo stesso tono provocatorio. «Va bene il tavolo della cucina o preferisci il divano?».

Una risata allegra mi arriva all'orecchio e si deposita altrove, dentro di me.

«Ok, basta! Non ce la faccio più!», cede lei, continuando a ridere. «Siamo due idioti totali! E poi sono al lavoro!», mi fa notare.

Vista l'ora lo avevo immaginato, ma sentendo in sottofondo il rumore della strada avevo anche capito che non fosse in ufficio.

«Beh, certo che sei al lavoro. Altrimenti perché avrei intavolato questa conversazione?», fingo stupore per la sua ingenuità.

«Quindi l'hai studiata apposta, per mettermi in imbarazzo?», deduce incredula.

«In realtà non l'ho studiata, ma è venuta così bene senza premeditazione che sarebbe stato un peccato interromperla sul nascere».

«Simpatico, non c'è che dire. Non l'avrei mai detto al nostro primo incontro», confessa.

«Il fatto che non mi sia offeso quando hai insinuato che ero più noioso della tua paperella di gomma avrebbe dovuto darti un indizio su quanto io sia incredibilmente spiritoso», le faccio notare.

Ride.

«Allora, passi da me?»

«Facciamo dopo pranzo? Verso le due, magari. Ma ho pochissimo tempo: il sabato pomeriggio di solito non lavoro, ma oggi Lauren mi ha incastrata», sbuffa.

«Ci impegneremo a scacciare ogni tuo malumore, promesso. Ma ora dimmi: tavolo o divano?», non mi trattengo.

«Sam, non ricominciare! Sto per incontrare un cliente», mi rimprovera semiseria. «E poi non sono sicura che siamo già così amici da poterci concedere certe battute allusive...», riflette un po' perplessa.

«Sciocchezze! E comunque sono troppo di buonumore per farmelo guastare dal tuo noioso pudore. Dovremo lavorare un po' sul tuo lato moralista: sei troppo giudiziosa per i miei gusti».

«Oh, se ti sentisse Alex! Secondo lei, io e Jules siamo le regine indiscusse di Follilandia», ribatte.

«Quindi deduco che Alex sia la saggia del gruppo».

«Al limite della noia», conferma, con un tono di affettuosa rassegnazione.

«Mi presenterai le tue amiche? Faccio anch'io parte del club adesso», rivendico un posticino nella sua quotidianità, come se fossi il nerd incompreso che viene sempre lasciato solo al tavolo della mensa scolastica.

«Come no, ci sarà da divertirsi», sghignazza. «Potrei estenderti un invito ad una delle nostre esclusive pizze del venerdì», propone.

«Adoro la pizza di Maggie», accetto soddisfatto.

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