Capitolo 14 - Sam

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Non so davvero come se ne possa uscire con certi discorsi!

Va bene che con la storia della Rossa un po' me la sono cercata, ma non può credere sul serio che io me ne possa stare lì impassibile a subire simili provocazioni mentre lei è mezza nuda davanti a me; mentre le mie mani sono ancora intrappolate nel ricordo del contatto con la sua pelle!

Se vuole giocare sporco, però, vedrò di accontentarla; so essere scorretto anch'io. Non che mi sembri una grande idea scherzare troppo sull'argomento, ma posso tenerle testa, fino a tappare quella boccaccia impertinente. Tapparla con la mia sarebbe sperare troppo? Immagino di sì...

Ma almeno per questa sera mi voglio concedere il lusso di immaginare le sue labbra che si scontrano con le mie e che racchiudono nel loro tocco ogni sfumatura di lei: agguerrita, delicata, appassionata.

Mi abbandono all'immagine per qualche istante appena, finché la prima doccia fredda della serie a cui mi sono condannato non cancellerà ogni inopportuno pensiero.

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Lunedì sera la chiamo, per sentire come sta:

«Allora, il tuo ginocchio? Ti regge in piedi o fa i capricci?».

«Fa un po' male, ma è sopportabile», minimizza. «Grazie per essere venuto in mio soccorso ieri. Sarei ancora stesa sul pavimento del bagno se non fosse stato per te! Jules ha dormito fuori».

«E sei salita in camera da sola?», le chiedo, per niente rassicurato dall'immagine di lei che saltella su un solo piede lungo le scale.

«No, ho voluto seguire i consigli del mio medico, quindi ho finito col dormire sul divano. Adesso è la mia schiena a gridare vendetta», si lamenta.

«Sono a tua disposizione, Tessa. Me la cavo piuttosto bene anche con le schiene», garantisco.

«Certo, immagino! Ma non c'è bisogno, non sono poi così indolenzita», si affretta ad aggiungere.

Siamo a corto di coraggio stamattina, eh?

Scelgo comunque di non infierire: istigandola troppo mi ritroverei di sicuro in un mare di guai prima ancora di rendermene conto!

«Domani pensavo di andare a prendere alcune cose per la casa. Ti va di accompagnarmi? Dopo il lavoro, se non sei troppo stanca. Poi potremmo mangiare un boccone assieme e magari guardare un film», azzardo.

«Perché no? Mi piace questo programma!», stabilisce. «Sono mezza zoppa, ma ti sei giocato una carta vincente: prospettare dello shopping a una donna ti assicura un margine di successo abbastanza scontato!», osserva allegra. «A che ora ci vediamo?».

«A che ora esci dall'ufficio?».

«Domani non ho appuntamenti per il pomeriggio, quindi credo di poter essere a casa verso le cinque e mezza», ipotizza.

«Bene, passo a prenderti a quell'ora. Oggi vado a noleggiare un'auto, così avrò finito di consumare le suole delle mie povere scarpe».

«Non serve Sam, possiamo usare la mia...», propone.

«Ti ringrazio Tessa, ma mi serve un mezzo temporaneo per spostarmi; non posso più rimandare».

«Sei sicuro?», insiste, dubbiosa.

«Cosa ti preoccupa di preciso?».

«È solo che non hai ancora un lavoro... Non so se ti convenga sprecare denaro per noleggiare un'auto. C'è la mia se serve», ribadisce, auspicando una mia resa.

«Non ti preoccupare», la rassicuro, «Rientra tutto nel budget, stai tranquilla».

Non avevo considerato il fatto che le mie spese potessero impensierirla, ma è normale che si interroghi su come io possa provvedere a me stesso senza uno straccio di lavoro. Dovrei chiamare il numero che mi ha dato e vedere se hanno bisogno di un fisioterapista. Amo il mio lavoro e mi manca, ma contavo di poter rimanere invisibile ancora per un po'.

È questo il problema quando coinvolgi altre persone nella tua vita: si preoccupano, fanno domande, hanno bisogno di sapere; mentre io vorrei non dover dare spiegazioni a nessuno.

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Martedì, all'ora stabilita, mi presento a casa di Tessa sulla "mia" nuova auto: una Chrysler monovolume, massiccia e sicura. D'accordo mantenere un basso profilo, purché l'eccesso di modestia non metta poi a rischio la vita! Inoltre ho considerato che quadri, tappeti e lampade richiedano un bagagliaio capiente.

«Non c'era niente di più economico?», attacca subito lei.

«Non costa tanto! E poi non l'ho mica comprata», mi difendo.

«Sei uno di quegli uomini che devono bilanciare con una bella macchina l'inadeguatezza di qualche altro tipo di equipaggiamento?», mi stuzzica con la solita aria divertita.

«Perché continui a mettere in dubbio che là sotto ci sia qualcosa che non va?», domando offeso, abboccando all'amo come il più stolto degli ingenui.

«Perché sei talmente suscettibile in materia che non resisto, ovvio!», mi fa notare accomodandosi sul sedile del passeggero e mi saluta con un sonoro bacio sulla guancia.

«Avrei mille modi di ribattere a queste poco lusinghiere insinuazioni, ma so ormai per esperienza che è meglio se lascio cadere l'argomento. Se ti accendi tu, mi bruci in un nanosecondo», mi arrendo, frustrato.

«Ecco perché funzioniamo così bene io e te. Il segreto è la compensazione. Io mi ci butterei a bomba su certe provocazioni, ma tu sei molto più saggio e giudizioso», mi strizza l'occhio compiaciuta.

Al centro commerciale scopro che Tessa non è una di quelle ragazze che si intrattiene davanti ad ogni vetrina, scaffale o cestone delle offerte: segue la lista, metodica; mi consiglia, chiede quali siano le mie preferenze e procede spedita verso la meta, ossia depennare una voce dopo l'altra. Impieghiamo meno tempo di quanto avessi previsto e possiamo sederci a mangiare qualcosa, dato che sono comunque le otto di sera.

«Qual è il tuo genere di film preferito?», le domando finché aspettiamo i nostri panini.

«Dipende dalla giornata. Adoro i thriller, ma a volte mi mettono troppa ansia, quindi devo essere in serata per quelli. Detesto i film drammatici, ma odio ancor di più le commedie idiote. Ovviamente mi piacciono anche i film romantici, purché non siano melensi e scontati. Quale che sia il genere, l'importante è comunque che ci sia il lieto fine: odio andare a letto con il magone, anche se deriva dalla pura finzione cinematografica. Tu invece?».

«Mi trovi d'accordo quasi su tutto, tranne che per i film romantici. Preferisco quelli d'azione: ritmo incalzante e sottofondo rumoroso. Stasera in che serata sei?».

«Considerato che sono in piedi dalle sette su un ginocchio sgangherato e che il weekend è ancora lontano, direi che sono in serata da film lento, noioso e con i sottotitoli, così ho la certezza di addormentarmi in fretta».

«Andiamo, ti porto a casa», sorrido, circondandole una spalla con il braccio e avviandoci verso l'uscita del centro commerciale.

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