«Mi spieghi che ci facevi a casa mia ieri, alle undici di sera?», chiedo a mia sorella dopo che è entrata e si è diretta senza troppi convenevoli alla macchina del caffè.
«Ero uscita con delle amiche e, rientrando, ero passata a vedere come stavi. È da un po' che non ti fai sentire», mi fa notare.
Ha ragione. Nelle ultime settimane ogni pensiero è stato per Tessa e tutto il resto è passato in secondo piano.
«Siediti Claire, devo raccontarti una storia che ha dell'incredibile», garantisco, senza ombra di entusiasmo nella voce.
Dopo aver subìto una serie di "oddio", di "stai scherzando" e di "non ci credo", che hanno interrotto ed intervallato il mio racconto, mi lascio cadere sul divano, la testa tra le mani, in attesa del suo verdetto.
«Ti rendi conto del casino in cui mi sono cacciato?».
«A me sembra meraviglioso! Sa tanto di favoletta», ribatte lei ridacchiando.
«E dove la vedi questa bella favoletta?», inorridisco. «Nell'occhio nero che mi farà quando le sbatterò in faccia la verità? Si sentirà ingannata, tradita!», replico angosciato. «Non so quale sia la tua idea di "favoletta", ma spero per i tuoi figli che Jason abbia gusti un po' più classici».
«Quanto la fai lunga», si ostina a sminuire l'intera faccenda. «Perché dai per scontata una sua reazione negativa?».
«Perché ha faticato a dare fiducia ad un altro uomo dopo il suo ex, ma ha scelto di farlo con me, Claire, che sto per diventare la sua ennesima delusione. Tu non la conosci», dichiaro abbattuto.
«È vero, non conosco la donna che è oggi», concede. «Ma ricordo la bambina con le trecce lunghe e spettinate che ti faceva arrossire ogni volta che ti sorrideva. Eravate amici già all'epoca, il che prova che c'è sempre stata una buona chimica tra di voi», afferma convinta.
«Ma sei seria?», alzo la voce, sconcertato dall'ingenuità delle sue parole. «Avevamo dieci anni, Claire!».
«Dieci, venti, trenta, che importa? Se c'è affinità, c'è e basta. Certe dinamiche non cambiano e i fatti l'hanno dimostrato: vi siete "conosciuti" neanche due mesi e da allora siete inseparabili!», insiste, a sostegno della sua convinzione. «Davvero, non capisco il motivo di tanta agitazione. Mi hai appena detto che avevi già deciso di raccontarle tutto. Ti fidavi di lei. Cos'è cambiato? È sempre Tessa; solo che ora sai che è quella Tessa».
È vero, ha ragione. Ieri ero pronto a calare la maschera. Con lei, che era poco più di un'estranea, quasi una sconosciuta, con cui però volevo ricominciare a vivere una vita fatta di progetti, di un futuro.
Questo non è cambiato. Ma non è nemmeno ciò che mi preoccupa: il vero problema è la colpa dell'inganno, della sincerità taciuta... L'artificio che prima legittimavo per necessità ha preso le sembianze di un subdolo raggiro, soprattutto ora che so che lei è la mia Tessa. Come reagirà scoprendo che ad aver mentito sulla propria identità è proprio un uomo che lei già conosceva? Un uomo che lei credeva onesto e leale e che, invece, oltre al danno, le ha inflitto la beffa?
Mi farà a pezzi, ecco come reagirà.
E poi mi manderà a fanculo.
È impulsiva e impetuosa, così come la ricordavo: un piccolo cerino, all'apparenza innocuo, che se innescato può scatenare un bello scompiglio.
Ieri sera le immagini della mia infanzia mi hanno travolto con nitida chiarezza: anziché apparire sbiadite dal tempo, sembravano fotogrammi di un film appena visto.
Ero stracotto di quella ragazzina!
Già al tempo era sempre allegra e gentile, premurosa nel sedermi accanto quando mi vedeva in disparte, ma pronta a tirarmi un sonoro calcio sugli stinchi se facevo una battuta poco gradita sulle sue lentiggini. Prendeva fuoco per un nonnulla. Cocciuta e combattiva, proprio come adesso.
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Come hai detto che ti chiami?
ChickLitCom'è possibile tener fede ai buoni propositi quando un'irresistibile tentazione bussa alla tua porta? Tessa aveva giurato di stare alla larga dagli uomini, ma, complici la sua innata spontaneità e una buona dose di ormoni ribelli, non può proprio e...