Capitolo 10 - Sam

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Devo aspettare fino a mercoledì mattina per poter vedere Claire. È andata fuori città con suo marito e i ragazzi ed è tornata ieri sera.

In attesa del suo arrivo, mi avvicino alla finestra con una tazza di caffè tra le mani e contemplo ciò che mi circonda; questo quartiere mi piace sempre di più: è tranquillo, curato, un buon posto in cui vivere.

I bambini dei vicini si rincorrono per la strada, un tizio lava la sua auto, una ragazza fa jogging. Una normalità confortante, che mi mette di buonumore.

Continuando ad osservare la strada, in attesa di scorgervi la macchina di Claire, mi accorgo che la tizia del jogging ha già fatto almeno tre giri dell'isolato e puntualmente si è fermata per lo stretching nello stesso punto, a ridosso dello stesso albero, sull'altro lato della strada. La prima volta l'ho ignorata, la seconda l'ho trovato curioso, ma la terza inizio ad insospettirmi. Anche perché sembra piuttosto interessata alla mia casa. Chi diavolo è?

Cerco di non assecondare le mie paranoie e mi allontano dalla finestra, irritato che una tale banalità possa turbarmi in questo modo.

Dopo qualche minuto sento un'auto fermarsi: Claire dev'essere arrivata.

Mi avvicino di nuovo alla finestra per accertarmi che sia proprio lei e vedo ancora quella biondina, intenta ad allacciarsi le scarpe sul marciapiede di fronte a casa mia. Non mi sfugge il suo interesse per la mia ospite che, una volta parcheggiato, si incammina lungo il mio vialetto.

Apro la porta senza che lei debba suonare il campanello e mi sposto per lasciarla passare.

«Ciao tesoro», mi saluta abbracciandomi e tenendo in mano un sacchetto che profuma di brioche appena sfornate. Amo questa donna!

«Potrei mai sopravvivere senza di te?», ricambio il suo abbraccio.

«E' quel che mi domando anch'io. Non ci vediamo da pochi giorni e hai già un aspetto terribile. Mi dici cosa ti è successo al naso?», chiede curiosa.

Sorrido, ricordando la domenica appena trascorsa.

«Un piccolo incidente, niente di grave», minimizzo.

«Non credo che il tuo naso la pensi come te», risponde lei divertita mentre si guarda intorno. «Ti sei trovato un bel posticino...», commenta poi, indicando con un gesto l'open space che ci circonda e dirigendosi in cucina, dove deposita la sua borsa.

«Sì, piace molto anche a me. Mancano ancora tante cose, sto facendo una lista. Un po' alla volta spero di renderla una casa accogliente e meno impersonale», dico contemplando le pareti spoglie.

«Mi dispiace che il tuo trasloco sia coinciso con la nostra breve vacanza! Ti avrei aiutato volentieri», confessa dispiaciuta. «Ma quando dovrai fare shopping ci sarò, non dubitare. Adoro comprare cose per la casa! E tu di sicuro avrai bisogno di qualche buon consiglio: devo ancora conoscerlo un uomo che sappia fare un'adeguata distinzione tra indispensabile e superfluo», riflette, forse riferendosi a Jason, suo marito.

«Grazie per avermi avvertito dei tuoi propositi: noleggerò un furgone per l'occasione», ironizzo.

«Povero piccolo multimilionario», ribatte lei con finto rammarico. «Non temere, terremo qualcosa da parte per la tua vecchiaia. Anche se potrebbe bastare per la vecchiaia di tutta la popolazione di Greywood», borbotta, sperando che il suo commento mi sfugga.

Mi rabbuio all'istante: sa bene che non condivido la sua superficialità nell'affrontare l'argomento.

«Claire, ti prego... Non oggi», la ammonisco. Spero che il tono della mia voce sia un deterrente abbastanza efficace, ma ovviamente mi sbaglio.

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