Capitolo 17 - Tessa

51 3 0
                                    

Entro in casa a prendere ciò che mi serve per la notte e a lasciare un messaggio per Jules, nel caso torni prima di me.

Sono ancora sottosopra e controllo e ricontrollo lo zaino almeno tre volte per sincerarmi di aver preso tutto.

Sam non ha voluto sentire ragioni: vuole che ce ne andiamo subito di lì e che la doccia la faccia da lui.

Anche se non lo dice, teme che Owen possa tornare; io, dal mio canto, sono troppo confusa per riuscire a trovare le forze per obiettare: rivedere il mio ex mi ha scossa, certo, ma il bacio con Sam... beh, quello mi ha stesa!

Era nato come una stupida farsa ed io l'ho trasformato in qualcosa di talmente reale da non riuscire a togliermelo dalla testa, nemmeno sforzandomi.

È bastato il semplice tocco delle sue labbra a farmi perdere la ragione: non ho potuto trattenermi, non ho voluto accontentarmi; avevo bisogno di sentirlo davvero.

L'istinto e il desiderio hanno superato ogni logica, e adesso non so come fare a tornare indietro, a fingere che non sia mai successo.

Dovremo parlarne, fino a giungere alla necessaria unanime conclusione che si è trattato di un momento di debolezza che ci ha colti impreparati. Sistemeremo le cose e tutto tornerà come prima: non lascerò che l'impronta di quel bacio calpesti la nostra amicizia.

Raggiungo Sam, che mi aspetta all'ingresso. Prima di uscire agguanto anche il caricabatterie dello smartphone: è quasi scarico e se Jules rientrasse prima e trovasse il biglietto mi chiamerebbe all'istante. Qualora fossi irraggiungibile mobiliterebbe l'esercito, la CIA e l'FBI per rintracciarmi. E, peggio ancora, Alex.

«Come va lì dentro?», chiede la voce di Sam fuori dalla porta del bagno.

«Sono in Paradiso...», rispondo con una voce roca e strascicata. Quanto sono stronza!

«Tessa...», mi rimprovera subito lui, con il tono serio di chi è al limite dell'esasperazione.

So che dovrei evitare questo atteggiamento, ma provare ad essere la solita me stessa spero aiuti entrambi a ritornare alla nostra normalità, cancellando gli attimi che potrebbero averla compromessa.

«Perché non ti sforzi di apprezzare il mio tentativo di dare una nota spensierata alla serata?», ribatto allegra a mia discolpa. «Lascia che mi diverta un po'! È stato un pomeriggio impegnativo».

«Non puoi divertirti in un altro modo? O parte del gioco include torturare me?», protesta risentito.

«Ok, ok, sto uscendo».

Decidiamo di rimanere a casa, preferendo restare comodi in pigiama a mangiare cibo precotto scaldato al microonde.

Siamo pessimi!

Non parliamo più di Owen, anche se credo che Sam si interroghi sul perché fosse davanti casa mia. Non ne ho idea, ma prego di non dover mai scoprire cosa cercasse ancora. Non voglio rivederlo mai più.

So che Sam è inquieto e preoccupato, lo vedo dall'espressione corrucciata, ma sceglie di non affrontare la questione, forse perché non vuole turbare la serenità da poco ritrovata.

Passiamo la serata guardando un film: una commedia romantica che ha scelto lui, mosso dalla premura che lo contraddistingue.

Quando decidiamo di andare a dormire è ormai l'una passata, ma io non ho per niente sonno, troppo sovreccitata per riuscire ad abbandonarmi tra le braccia di Morfeo.

Prende dal suo letto un cuscino e dall'armadio una coperta; li porta in soggiorno e li sistema sul divano.

«Chi dorme qui?», chiedo.

Come hai detto che ti chiami?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora